La distinzione tra microglia scura e chiara sembra collegare direttamente lo stress cellulare neurologico alla progressione della malattia
La distinzione tra microglia scura e chiara sembra collegare direttamente lo stress cellulare neurologico alla progressione della malattia di Alzheimer. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Neuron, condotto dagli scienziati dell'Advanced Science Research Center. Il team, guidato da Pinar Ayata, ha identificato un meccanismo cellulare chiave che guida la progressione e lo sviluppo della condizione.
La microglia, spiegano gli esperti, viene considerata la prima risposta del cervello, e comprende le principali cellule immunitarie del cervello. Alcune di queste unita', riportano gli autori, proteggono la salute del cervello, mentre altre peggiorano la neurodegenerazione.
Gli scienziati hanno scoperto che l'attivazione di questo percorso di stress, noto come risposta integrata allo stress (Isr), spinge la microglia a produrre e rilasciare lipidi tossici. I lipidi danneggiano i neuroni e le cellule progenitrici degli oligodendrociti, due tipi di cellule essenziali per la funzione cerebrale e maggiormente colpiti in caso di malattia di Alzheimer. Il blocco della risposta o del percorso di sintesi dei lipidi ha invertito i sintomi della condizione nei modelli preclinici utilizzati.
Grazie alla microscopia elettronica, i ricercatori hanno identificato un accumulo di "microglia scura", un sottoinsieme di microglia associato allo stress cellulare e alla neurodegenerazione, nei tessuti cerebrali post-mortem di pazienti affetti da Alzheimer. Tali cellule, aggiungono gli esperti, erano presenti a livelli doppi rispetto a quelli osservati negli individui in eta' sana. Stando a quanto emerge dall'indagine, inoltre, il percorso Isr nella microglia stimola la sintesi e il rilascio di lipidi nocivi che contribuiscono alla perdita di sinapsi, un segno distintivo dell'Alzheimer. Gli studiosi hanno utilizzato un modello murino per valutare gli effetti dell'inibizione dell'Isr, notando un effetto protettivo contro la perdita di sinapsi e l'accumulo di proteine neurodegenerativa.
Questi risultati, commentano gli scienziati, rivelano un collegamento importante tra lo stress cellulare e gli effetti neurotossici della microglia nella malattia di Alzheimer. "Prendere di mira questo percorso - conclude Anna Flury, altra firma dell'articolo - potrebbe aprire nuove strade per il trattamento della condizione, in grado di rallentare, prevenire o addirittura invertire la progressione della malattia oncologica, offrendo speranza a milioni di pazienti e alle loro famiglie".
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