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La nocciola un possibile antitumorale, studio sulle cellule del fegato

Nutrizione Redazione DottNet | 17/10/2024 16:55

Condotto dall'Enea. Biomolecole ne inibiscono la proliferazione

 Uno studio su cellule del fegato condotto da ricercatori dell'Enea rivela il potenziale antitumorale delle nocciole. Grazie alla presenza di biomolecole attive in grado di uccidere cellule tumorali in vitro, l'estratto favorisce infatti il ripristino delle nomali condizioni di crescita del tessuto del fegato. La scoperta, pubblicata sulla rivista Natural Product Research, secondo i ricercatori, può aprire la strada a sviluppi terapeutici e di prevenzione nella lotta contro il cancro al fegato.  Le evidenze scientifiche identificano nel cambiamento del contenuto intracellulare di due piccole molecole di rna una delle chiavi per comprendere le proprietà antitumorali di alcuni farmaci oncologici.

"Nel tessuto malato il livello intracellulare dei due microRna diminuisce rispetto alla controparte sana, causando la proliferazione della neoplasia", spiega Barbara Benassi della divisione Biotecnologie dell'Enea, che ha condotto la ricerca in collaborazione a Maria Pierdomenico. "Riportare a livelli normali i due microRna - aggiunge - è una delle possibili strategie utilizzate dai nuovi farmaci per ridurre la progressione del tumore.
Parallelamente, mantenere sotto controllo la loro integrità intracellulare, evitando che diminuiscano nell'arco della vita, è una possibile strategia di prevenzione verso la trasformazione in neoplasie".  I risultati mostrano che l'estratto di nocciola tradizionale del viterbese (la Tonda Gentile Romana), è in grado di stimolare in modo significativo il livello intracellulare delle due molecole di microRna nelle cellule tumorali di fegato, inibendone la proliferazione e causandone la successiva morte in vitro. "Il prossimo passo sarà identificare le biomolecole responsabili di tale effetto citotossico contro le cellule tumorali", riferisce. Sono già stati individuati possibili candidati, ovvero alcune sostanze derivanti dall'acido caffeico e dalle catechine, di cui l'estratto di nocciola è ricco. "È necessario condurre ulteriori approfondimenti, per validarne la potenziale efficacia di coadiuvanti terapeutici", conclude Benassi.

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