Quasi tutti ne hanno sentito parlare (95%), la metà (50%) ha avuto esperienza diretta o indiretta, ma solo il 64% degli italiani intervistati dice di essere ben informato sulla radioterapia
Quella degli effetti collaterali della radioterapia è un’eredità difficile da scalfire e che gli italiani portano con sé da molto tempo.
Lo confermano i risultati dell’indagine AstraRicerche per AIRO (1) presentati durante il 34°Congresso Nazionale dell'Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Clinica (AIRO) nell’ambito del 1° Congresso Congiunto delle Società Scientifiche nell’Area Radiologica a Milano
Colpisce che poco più della metà degli intervistati (50,5%) abbia avuto un'esperienza diretta o indiretta con la radioterapia, chi per malattia di familiari (25%) o di amici e conoscenti (22%), ma, nonostante questo, la percezione del trattamento è poco chiara e gravata da numerosi falsi miti, da cui AIRO vuole partire per intervenire con un processo di educazione e formazione sulle persone.
"L’identikit emerso rafforza la necessità di un’informazione corretta e capillare sui benefici e sulle modalità della radioterapia che hanno subito un’incredibile evoluzione. Il Congresso Nazionale attualmente in corso rappresenta un momento di confronto su temi cruciali per il futuro della radioterapia in Italia, con l’obiettivo non solo di migliorarne gli obiettivi di cura, ma anche di rafforzare il legame con l’oncologo radioterapista. Potremo dichiararci soddisfatti - precisa Marco Krengli, Presidente AIRO, Professore Ordinario di Radioterapia all’Università degli Studi di Padova e Direttore della UOC di Radioterapia dell’Istituto Oncologico Veneto, IOV - quando verrà superata la percezione distorta del nostro ruolo emersa nell’indagine. Sebbene il 77% creda che il radioterapista lavori a stretto contatto con medici oncologi, solo il 41% sa che non è sempre un medico oncologo e lo identifica con un tecnico altamente specializzato. Questa confusione può portare a sottovalutare l'importanza del radioterapista e il suo fondamentale contributo nel percorso di cura del cancro. È pertanto essenziale promuovere una migliore comprensione e riconoscimento delle competenze e dei ruoli specifici per valorizzarne appieno il valore e migliorare la fiducia e l'efficacia del sistema sanitario".
FALSI MITI: DIVENTI RADIOATTIVO (52%), NO CIBO (48%), NO AUTO (65%), NO SEX (67%)
La paura più diffusa riguarda la persistenza di radioattività nel corpo dopo il trattamento: solo 1/3 degli intervistati (38,2%) sa che la radioterapia non lascia traccia di radioattività, mentre oltre la metà (51,8%) crede erroneamente che il trattamento possa rendere il paziente radioattivo per un certo periodo.
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Protagonista senza precedenti il trattamento con radioterapia concomitante, cioè integrata da subito con la chemioterapia e seguita da immunoterapia o terapia target
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