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Aumentano le infezioni sessuali fra i giovani in Italia

Infettivologia Redazione DottNet | 24/06/2024 21:09

Suligoi (Iss), più a rischio le ragazze under 25

 "Idati del 2022 mostrano un incremento delle Ist (infezioni sessualmente trasmesse) soprattutto tra i giovani". Lo dice Barbara Suligoi, direttrice del Centro operativo Aids dell'Istituto superiore della Sanità, durante la XVI edizione di Icar (Italian Conference on Aids and Antiviral Research), svoltasi a Roma dal 19 al 21 giugno.     "Per la gonorrea sono stati segnalati al sistema sentinella circa 1.200 casi, che rispetto agli 820 del 2021 implicano un aumento del 50%. Per la sifilide, siamo passati da 580 casi del 2021 a 700, con un aumento quindi del 20%", sottolinea.    "Questa crescita nei numeri non è solo un effetto della maggiore socializzazione che si è verificata dopo le fasi più acute della pandemia da Covid-19. Questo aumento si riscontra anche rispetto al 2019, quando i casi di gonorrea erano stati 610 (quindi rispetto ad allora sono aumentati del 100%), mentre quelli di sifilide erano 470, incrementati quindi di oltre il 50%", fa notare.   Un dato preoccupante riguarda anche i casi di clamidia: "Anche sulla clamidia il riscontro è analogo: dagli 800 casi del 2019 si è giunti nel 2022 a 993, con un aumento del 25%", afferma.     "L'aspetto più rilevante è il coinvolgimento giovanile, in particolare le ragazze under 25: la prevalenza della clamidia tra le giovani di questa fascia d'età è del 7%, mentre sopra i 40 anni è appena 1%.

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In 3 casi su 4 l'infezione è asintomatica, quindi molte ragazze non se ne accorgono per lungo tempo", aggiunge.    Uno dei problemi più rilevanti nei giovani è la mancanza di consapevolezza sulle malattie sessualmente trasmissibili. "I giovani spesso non sanno dove reperire le informazioni e dove eseguire i necessari controlli, non si recano regolarmente presso uno specialista come avviene in età adulta con il ginecologo e l'andrologo. Inoltre, spesso si informano sul web, con fonti approssimative se non fuorvianti", fa notare Suligoi.    "Questi elementi avviano un circuito di non consapevolezza, che aumenta esponenzialmente nei momenti di socialità, in cui si abbassa la soglia della prudenza, con la perdita delle inibizioni e delle protezioni. Inoltre, alcuni ragazzi fanno uso di droghe o di chemsex, ma, considerando queste attività occasionali, non le ritengono, erroneamente, situazioni di rischio. Servirebbe quindi una maggiore informazione, un'educazione all'affettività a livello scolastico, percorsi chiari sul territorio per chi abbia bisogno di una consulenza tempestiva in caso di sospetto di aver contratto una Ist", conclude. 
  

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