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Anticipare già a 60 anni la somministrazione dei vaccini antinfluenzali potenziati. Il picco dopo Natale

Geriatria Redazione DottNet | 17/12/2024 14:24

I geriatri: "Si è più a rischio già dai 60 anni, con probabilità di complicanze influenzali nel 62% degli individui di questa età, soglia critica di inizio del declino del sistema immunitario come evidenziato dalla pandemia"

 Anticipare già a 60 anni la somministrazione dei vaccini antinfluenzali potenziati, più protettivi, come già raccomandato per la protezione degli over 65 e dei soggetti più deboli. A proporlo sono i geriatri, che avvertono: "Si è più a rischio già dai 60 anni, con probabilità di complicanze influenzali nel 62% degli individui di questa età, soglia critica di inizio del declino del sistema immunitario come evidenziato dalla pandemia". E dagli esperti, in occasione del congresso nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) a Firenze, arriva anche una forte raccomandazione a vaccinarsi, perchè si è ancora in tempo, con il picco dell'influenza previsto dopo Natale.

Le raccomandazioni antinfluenzali del ministero della Salute per la stagione 2024/2025 prevedono, infatti, un'offerta vaccinale attiva e gratuita per individui di età pari o superiore a 60 anni, ma senza un'indicazione specifica per l'impiego dei vaccini potenziati per questa soglia, già ad alto rischio.

Da qui il richiamo dei geriatri a una maggiore spinta alla vaccinazione per anziani e fragili, ma anche la proposta di anticipare l'età per l'utilizzo dei vaccini potenziati. Una richiesta di cambiamento in linea con quanto già avvenuto in Austria, Germania e Gran Bretagna, alla luce dei dati dello European Centre for Disease, Prevention and Control (Ecdc) che mostrano come in Europa nella stagione 2022/2023 i casi di influenza trattati in terapia intensiva hanno interessato nel 42% individui dai 60 anni in su. Questa fascia, spiegano i geriatri, "è particolarmente esposta ai danni dell'influenza, con una maggiore vulnerabilità, in conseguenza del declino immunitario e ad un aumentato stato di infiammazione cronica, correlati all'età e resi evidenti dalla pandemia che ha messo in luce come le malattie infettive colpiscano pesantemente anche prima dei 60 anni".

I più recenti studi scientifici, spiega Andrea Ungar (nella foto), presidente della Sigg e ordinario di Geriatria all'Università di Firenze, "segnalano che il peso dell'influenza grava in modo significativo anche nella fascia 60-64 anni, poiché già a partire dai 50 l'invecchiamento si accompagna a una ridotta funzionalità del sistema immunitario, con una risposta indebolita a molti vaccini, compreso quello antinfluenzale, e ad uno stato di aumentata infiammazione, associato all'insorgenza di malattie croniche che espongono questa fascia di età a un maggior rischio di complicanze influenzali nel 62% dei casi. In altre parole a preoccupare non sono più soltanto i pazienti più anziani, ma anche quelli immediatamente più giovani, fino ad oggi in secondo piano".

"Secondo le evidenze scientifiche gli anziani che ricevono i vaccini potenziati, cioè contenenti un adiuvante o a dosaggio maggiore, hanno una migliore risposta immunitaria - sottolinea Francesco Landi, direttore del Dipartimento Scienze dell'Invecchiamento Policlinico Universitario Gemelli Irccs di Roma -. È chiaro che vada vaccinata in primis la popolazione over 65 e i pazienti fragili giovani, che contano tassi di incidenza maggiori di influenza stagionale, ma questa malattia è di fatto sostenuta in tutto il resto della popolazione e in particolare a partire dai sessantenni che rappresentano una percentuale significativa del numero totale dei casi. Pertanto questa fascia di età dovrebbe essere considerata una categoria di rischio riconosciuta e l'immunizzazione con vaccini potenziati costituirebbe una ingente forma di risparmio in termini di accessi al pronto soccorso, ricoveri e assenteismo dal lavoro".

Al momento, la stagione influenzale nel nostro Paese segnala un numero di casi non ancora elevato e un picco che si prevede possa arrivare dopo Natale. Si è quindi ancora in tempo per vaccinarsi, affermano i geriatri, "rallentare i contagi e ridurre complicanze e conseguenze socio-sanitarie". Gli esperti ricordano anche l'importanza della vaccinazione anti Covid, contro lo pneumococco, l'herpes-zoster e il virus respiratorio sinciziale per cui quest'anno è già iniziata la campagna vaccinale per i bambini, ma "su cui, purtroppo - conclude Graziano Onder, ordinario di Geriatria all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma - siamo ancora in ritardo per gli anziani".

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