Nefrologa, 'scudo a declino cognitivo e obesità'. Il ruolo della neuroinfiammazione
Mangiare bene da bambini può proteggere l'adulto dal deterioramento cognitivo e dall'obesità. Studi scientifici suggeriscono, infatti, come l'insorgenza di un'infiammazione sistemica che colpisce il sistema nervoso possa essere strettamente legata allo sviluppo della condizione di obesità e come un'alimentazione sana sin da bambini riduca il rischio di neuroinfiammazione. Lo sottolinea Annalisa Noce, direttore della Scuola di specializzazione di Nefrologia all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
"L'infanzia è uno dei periodi più critici per lo sviluppo psicofisico dell'individuo. Durante questa fase, che inizia con la nascita e termina con la pubertà, il fabbisogno fisiologico di micro e macro-nutrienti aumenta esponenzialmente e le abitudini alimentari acquisiscono una vitale importanza.
È stato dimostrato, spiega l'esperta, come una sana alimentazione durante l'età primaria dei bambini riduca il rischio di problemi di salute correlati all'alimentazione stessa, come l'obesità, le carie dentali, le malattie cardiovascolari, il diabete mellito e la sindrome metabolica, non solo nei bambini e negli adolescenti ma anche negli adulti. Infatti, i bambini e gli adolescenti che adottano sane abitudini alimentari durante l'infanzia e l'adolescenza presentano maggiori probabilità di mantenere in buone condizioni il loro stato di salute, e quindi di essere a più ridotto rischio di sviluppare malattie croniche-degenerative nella vita adulta.
Inoltre, è stato dimostrato come l'obesità, sia in età pediatrica che in età adulta, sia strettamente correlata con l'insorgenza di uno stato infiammatorio sistemico e, in particolar modo, con la neuro-infiammazione. Esistono, precisa la nefrologa, "sostanze ad azione antinfiammatoria e tra queste merita una citazione particolare la palmitoiletanolamide (Pea, molto efficace in forma ultramicronizzata), ossia una molecola endogena, scevra da effetti collaterali, contenuta sia in alimenti di origine animale, come il tuorlo d'uovo e il latte vaccino, che in quelli di origine vegetale, come la soia, le arachidi e i legumi". La priorità però, secondo la specialista, resta quella di insegnare ai bambini ad adottare abitudini alimentari e stili di vita sani. "Naturalmente, il primo passo deve essere effettuato dalle famiglie. I bambini sono portati ad imitare le abitudini dei genitori, i quali devono trasmettere loro la cultura del cibo e del benessere, partendo dalla tavola. In secondo luogo - conclude - attraverso l'implementazione di percorsi di educazione alimentare nelle scuole".
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