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Aggressioni ai medici, i sindacati a Schillaci: così si fermano le violenze

Professione Redazione DottNet | 19/09/2024 18:31

Anaao Assomed: “Far rispettare le leggi e investire su personale". Smi: “Occorrono nuove assunzioni e campagne di sensibilizzazione". Fimmg: "Affrontare la deriva culturale, causa di violenza". Snami: "intollerabile". Fvm: "Più prevenzione"

Sono stati convocate ieri al Ministero della Salute i sindacati per un tavolo di proposte contro le aggressioni ai medici. Il Ministro Orazio Schillaci ha aperto la riunione rappresentando come i più recenti fatti di cronaca abbiano reso urgente un intervento normativo a tutela dei lavoratori del SSN e la volontà del Governo di procedere in tal senso, in particolare implementando le misure repressive (arresto differito in flagranza). Da parte delle rappresentanze c'è stata una risposta unanime: accanto all’implementazione anche in termini di efficacia delle misure repressive, sia comunque e principalmente necessario considerare innanzitutto il clima sociale alla base dei crescenti fenomeni di intolleranza in ambito sanitario e in specie le cause dello stesso, che risiedono nelle note carenze di risorse, strutturali, organizzative e di personale.

-"Far rispettare le leggi esistenti e investire sul personale e sulla riorganizzazione del Ssn". Queste le prioritarie richieste avanzate dal Segretario Nazionale dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio nell’incontro di al Ministero della salute che ha coinvolto tutte le rappresentanze sindacali dei medici dipendenti e convenzionati, degli infermieri e delle confederazioni di categoria.

 "In particolare – ha spiegato Di Silverio – abbiamo chiesto che vengano applicate, prevedendo rigorosi controlli, le misure contenute nella legge 81 del 2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in capo ai datori di lavoro perché è inaccettabile che 50 persone possano scorrazzare liberamente in reparti peraltro delicati anche per ragioni sanitarie". "Inoltre – ha proseguito Di Silverio – deve essere trasformata in legge la raccomandazione 8 del 2007 per prevenire gli atti di violenza contro gli operatori sanitari attraverso l’implementazione di misure che consentano l’eliminazione o riduzione delle condizioni di rischio. Le misure deterrenti, infatti, seppur utili nell’immediato per tamponare il fenomeno riducendo anche la pressione psicologica e il senso di abbandono da parte dei camici bianchi, non risolvono alla radice il problema. Occorre a nostro avviso, agire legislativamente per mettere di nuovo al centro delle cure il paziente e il professionista, investendo sulla medicina del territorio e sul personale. E la prossima legge finanziaria sarà un banco di prova importante".  "Occorre, infine, un’azione culturale e sociale perché le aggressioni sono il sintomo, nelle diverse forme, di una mancata fiducia del cittadino verso le istituzioni, verso la sanità pubblica, verso i professionisti. Restituire dignità sociale al medico e al dirigente sanitario – ha concluso Di Silverio - vuol dire ridare dignità al Ssn".

“La sicurezza di chi esercita la professione medica e sanitaria è diventata una questione nazionale, drammaticamente attuale e rappresentativa di una grave regressione sociale e culturale del nostro Paese. In questi ultimi giorni, infatti, abbiamo assistito a una sequela infinita di aggressioni a medici e a sanitari da ultimo a quello che è accaduto nella provincia di Napoli a Melito e Mugnano dove sono stati aggrediti i medici in servizio alla Guardia Medica”. A dichiararlo, in una nota, lo Smi (Sindacato medici italiano) presente oggi con una delegazione (Cristina Patrizi, Segretario Regionale SMI, Lazio, Fabiola Fini Vice Segretario Nazionale SMI e Vice Presidente Vicario FVM) all’incontro convocato al ministero della Salute per individuare azioni di contrasto agli atti di violenza al personale sanitario.

“La coscienza collettiva – prosegue la nota - dovrebbe rendere consapevoli tutti i cittadini che esiste la morte e la malattia e che la medicina non è infallibile, anche se chi deve prendersi le colpe se le prenda. Gli over 65 sono passati dal 2,5% al 8 3% e i posti letto sono diminuiti da 999 per 100.000 abitanti a 272. Per non citare i servizi psichiatrici chiusi e nessun sostegno alle famiglie con disabilità. Di cosa si parla se non di queste cause alla base delle difficolta della sanità? La carenza di medici e del personale sanitario ha aggravato le condizioni di lavoro dei professionisti della salute e contemporaneamente ha generato enormi disagi ai pazienti. La repressione deve servire a bloccare le violenze ma ancora più importante riteniamo che sia necessaria una formazione/informazione rivolta ai cittadini e agli utenti che riproponga la cultura del limite”.
Per lo Smi, per invertire la rotta in sanità è “indispensabile un forte rilancio della medicina del territorio e la piena valorizzazione della medicina generale, nonché di quella ospedaliera, garantendo la capillarità dei servizi su tutto il territorio nazionale. La questione sicurezza sui luoghi di lavoro, inoltre, deve diventare uno dei parametri che concorrono al raggiungimento degli obbiettivi dei Direttori Generali di ASL e degli ospedali”.

«Un incontro aperto e fattivo con le altre organizzazioni sindacali e con il ministro, al quale abbiamo riportato il punto di vista di chi, ormai ogni giorno, nel compiere il proprio dovere, rischia di essere brutalmente aggredito. Gli ultimi fatti di cronaca dimostrano quanto la questione sia grave e per nulla limitata a ospedali o reparti di emergenza. Si tratta di un fenomeno che ormai coinvolge tutti i setting, compresi quelli fiduciari. Nell’individuare le strategie più adatte a contrastare le aggressioni sarà necessario immaginare una deterrenza efficace per le strutture di Continuità Assistenziale ma, anche e soprattutto, per gli studi dei medici di famiglia che per ovvie ragioni non sono presidiabili allo stesso modo». Silvestro Scotti, Segretario Generale della Fimmg, commenta così l’incontro di oggi voluto dal ministro della salute Orazio Schillaci per ragionare su un’azione di contrasto agli atti di violenza al personale sanitario. «Il ministro ci ha informati di aver incontrato i ministri Nordio e Piantedosi per la determinazione di atti legislativi da prevedere già nel Decreto Omnibus. L’idea prevalente del ministro Schillaci è, però, che serva un atto legislativo ad hoc completo e che contempli tutte le condizioni contrattuali e derivi responsabilità sulla tutela della sicurezza come base per le condizioni lavorative. Atto che parta dalla logistica, ma che contempli anche la possibilità di aumentare l’attrattività del lavoro medico nel pubblico, così da compensare le carenze di medici che in particolare nella Medicina Generale stanno deprimendo l’offerta percepita dai singoli cittadini, idea che noi condividiamo». Il ministro ha rappresentato l’esigenza di accelerare sull’arresto in flagranza di reato e in flagranza differita, di dotare i presidi di videosorveglianza e la guardiania dei luoghi sensibili.

La Fimmg ha evidenziando inoltre come gli strumenti di contrasto che si stanno attuando e programmando siano corretti e probabilmente efficaci per mettere in sicurezza ospedali e presidi sanitari, ma inattuabili sul territorio. «Serve un cambiamento culturale – ribadisce Scotti – ci si deve muovere con una proposta culturale di richiamo della popolazione al rispetto per servizio sanitario e per gli uomini e le donne che ne permettono la realizzazione. Bisogna certamente far comprendere ai cittadini quali sono le pene per chi aggredisce un medico nell’esercizio delle sue funzioni, ma questo non basta». Tra le altre, la Federazione Italia dei Medici di Medicina, condivide con la Cisl l’idea di inserire negli obiettivi dei Direttori Generali la valutazione dei Documenti di Valutazione del Rischio (DVR), ricomprendendo il pericolo di aggressioni come previsto dall’Osservatorio Nazionale per la Violenza. «Il DVR – ricorda Scotti – deve contenere indicazioni sulle aggressioni, in modo da poter avere una raccolta di eventi sentinella - sarebbe molto utile per la Continuità Assistenziale – per classificare un servizio in relazione alla sua reale esposizione alle aggressioni». Più complessa, come detto, è la tutela dei medici nei loro studi sul territorio. «Il racconto del pubblico impiego fatto in questi anni – stigmatizza Scotti – è un racconto che propone il pubblico impiego come un sistema di fannulloni. Oggi questa comunicazione è tanto radicata da aver esacerbato l’animo dell’utenza verso qualunque sportello o servizio pubblico. Tra le tante azioni da mettere in campo – conclude il Segretario Generale Fimmg – c’è sicuramente l’esigenza di cambiare questa narrazione e di proporne una ben più aderente alla realtà». La Fimmg ha comunque espresso il profondo disagio della categoria, ormai ai limiti della resistenza, categoria che richiede manifestazioni esemplari rinnovando l’appello al Presidente della Repubblica affinché si rivolga ai cittadini richiamandoli al rispetto del ruolo di chi è a lavoro ogni giorno per salvare vite e prendersi cura dell’altro.

Per Snami, l’episodio di Cagliari, dove un medico di famiglia è stato aggredito da un paziente e gravemente ferito riportando cinquanta giorni di prognosi ,riporta l’attenzione alle aggressioni quotidiane che il personale sanitario subisce nel nostro paese.Analogo episodio per un medico di continuità assistenziale a Melito in provincia di Napoli. "Situazione intollerabile-commenta Angelo Testa,presidente nazionale Snami-.Solo una settimana ad oggi per l’episodio di Foggia dicevo con chiarezza che della solidarietà non ce ne facciamo nulla se non vengono prese misure forti e immediate per contrastare questo clima di pericolo e aggressioni.La vita del Medico non può essere messa in pericolo mentre compie la sua missione di assistere i malati." "L’episodio di Cagliari-commenta Domenico Salvago,vice presidente nazionale Snami-avvenuto nella mia città è solo la punta dell’iceberg di una situazione diffusa e generalizzata di pressioni quotidiane che subiamo e che nella stragrande maggioranza dei casi non emerge e non viene denunciata , ma subdola ,continuativa e vigliacca. Altro parodosso ,oltre il danno la beffa,è che il collega oltre i gravi danni fisici e psicologici subiti non troverà sostituto e dovrà rientrare al lavoro anche se non guarito". "Ciò che è successo nella mia provincia-dice Gennaro Caiffa,vicesegretario nazionale Snami ,dove un Collega è stato aggredito ed ha riportato un trauma cranico e varie altre lesioni è sinonimo del clima che si è creato del nostro paese."

Per FVM Fabiola Fini, Mauro Gnaccarini e Pierluigi Ugolini hanno però voluto sottolineare come sia nondimeno da considerare l’importanza della prevenzione anzi, come le misure di tutela dei lavoratori debbano iniziare dall’implementazione proprio di obblighi di tale genere ai quali l’amministrazione sanitaria non possa sottrarsi. E’ perciò necessario che un intervento normativo di prossima emanazione, seppure di condivisibile urgenza, non sia eccessivamente frettoloso, trascurando così ancora una volta aspetti non più rimandabili e che richiedono l’immediata previsione di specifici obblighi: l’obbligo di un’efficace gestione del rischio che i sanitari corrono, troppo spesso negletta da parte delle aziende sanitarie e ospedaliere nonostante ciò appartenga agli obblighi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro (siano esse strutture del SSN o esterni alle stesse); l’obbligo di svolgere sempre in équipe le attività territoriali e in particolare quelle ispettive e di controllo e comunque ogni attività che fuori delle strutture non abbiano adeguata protezione; l’obbligo, per le amministrazioni di appartenenza del sanitario, di concreta partecipazione e completo patrocinio legale rispetto ad ogni necessaria azione di denuncia e ripetizione dei danni, materiali e non (come quelli esistenziali sempre più diffusi), nei confronti di chi abbia in qualunque modo, fisico e non, aggredito il sanitario.

FVM ha voluto così ribadire che, se da un lato occorre certamente porre un freno efficace alla diffusione dei fenomeni intimidatori e di aggressione, di cui i recenti fatti di cronaca costituiscono solo la punta dell’iceberg, dall’altro deve essere considerato, non ulteriormente discutendo ma con un concreto e immediato intervento normativo, come i sanitari in fuga e quelli che sempre meno desiderano accedere al SSN saranno in ulteriore aumento se non avranno rapidamente almeno quelle garanzie.  Di conseguenza, in un SSN già in grave sofferenza, specie nel settore dell’emergenza urgenza e nell’arginare le patologie animali che stanno rischiando di distruggere intere filiere agroalimentari nazionali di enorme valore, un mancato intervento legislativo del tipo sollecitato non farebbe che aggravare e accelerare tale processo dando il colpo di grazia ad un sistema già in agonia.

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