Anaao, pronto soccorso e psichiatria i reparti dove si registra il maggior numero di aggressioni da parte dei pazienti e dei loro parenti. Balzanelli (118): è un crescendo ovunque e la legge non migliora la situazione
Anaao, pronto soccorso e psichiatria i reparti dove si registra il maggior numero di aggressioni da parte dei pazienti e dei loro parenti. Balzanelli (118): è un crescendo ovunque e la legge non migliora la situazione
Sono quotidiane ormai le aggressioni verbali e fisiche ai danni dei colleghi medici e dirigenti sanitari. Le notizie che emergono all’onore delle cronache sono solo quelle più gravi e drammatiche, e rappresentano appena la punta dell’iceberg di una situazione preoccupante, diffusa e costante di aggressioni, che crea un clima di paura sul posto di lavoro per molti colleghi, e colleghe soprattutto. Un tema che ha toccato nelle settimane scorse anche il ministro Schillaci (Clicca qui per la video intervista) Siamo ormai in un vero e proprio stato di emergenza e l'escalation non sembra fermarsi. Per tenere alta l'attenzione, è importante anche il supporto di dati che forniscano al Governo, alle istituzioni e all'opinione pubblica le reali dimensioni di questo fenomeno: per questo Anaao Assomed ha sottoposto ai propri iscritti e ha diffuso sui canali social a tutti i dirigenti sanitari, un sondaggio nel mese di Marzo 2024, su un campione rappresentativo di professionisti.
I responders sono proporzionalmente rappresentativi di tutte le fasce di età e tra loro è prevalete il genere femminile, indicatore di come il problema sia maggiormente sentito dalle donne. I medici di tutte le discipline, nessuna esclusa, hanno risposto al sondaggio. Ma va sottolineato come ben il 13% dei responders lavori in Psichiatria e l’11% in Pronto Soccorso / Medicina d’emergenza-urgenza. Queste le due discipline a maggior rischio di aggressione, per dinamiche differenti che tuttavia hanno come causa comune la carenza di personale e il definanziamento del SSN.
Nei dipartimenti di emergenza, sono soprattutto i parenti ad aggredire il personale, dove le ben note attese spesso slatentizzano violenza e frustrazioni represse. Quindi il sovraffollamento, la carenza di posti letto e di personale contribuiscono a istigare comportamenti aggressivi, dove il medico non viene più visto come colui che si prende cura ma colui che colpevolmente trascura.
Nei reparti di psichiatria è il paziente ad aggredire, in condizioni di acuzie psicopatologica, quando non è ancora compensato dalla terapia farmacologica, o di una condizione di intossicazione da sostanze. Negli ultimi anni le diagnosi psichiatriche sono significativamente aumentate mentre in parallelo i medici psichiatri sono diminuiti e sono stati chiusi servizi territoriali, con gravi carenze in tutte le regioni e frequenti dimissioni spontanee dei colleghi. Non c’è da stupirsi che le aggressioni siano in aumento: l’81% dei responders riferisce di essere stato vittima di aggressioni fisiche o verbali. Di questi, ben il 23% riferisce aggressioni fisiche, il 77% verbali e ben il 75% ha assistito personalmente ad aggressioni ai colleghi.
Il dato è preoccupante e impone immediate iniziative per la tutela dei lavoratori. Le aggressioni sono compiute dal paziente solo nella metà dei casi (51,3%) mentre i parenti sono responsabili del 42,3% degli eventi, soprattutto in Pronto Soccorso come esposto sopra. Ma il dato ancor più allarmante è che ben il 69% dei sanitari non denuncia l’aggressore. La mancata denuncia è indicativa purtroppo di una diffusa sfiducia, per esempio che l’azione legale possa alla fine condurre a concreti risultati. Ma soprattutto, gli aggrediti si arrendono per il carico emotivo e di tempo di una denuncia, che li esporrebbe a spese legali, udienze in tribunale magari ulteriori minacce da parte dell’aggressore.
Quasi tutte le aggressioni denunciate, hanno richiesto l’intervento delle forze dell’Ordine, che sono state attivate nel 26% dei casi. Quindi, solo nei casi più gravi, che poi evolvono in un esposto all’autorità giudiziaria. Il 73% dei sanitari, gestisce da solo o con l’aiuto di colleghi, le violenze verbali o fisiche.
Solo il 10% ha risposto alla domanda in cui si chiedeva di precisare i giorni di prognosi o ne ha riportato un numero. Di questo 10%, un terzo ha riportato 10 giorni di prognosi, ma non mancano risposte preoccupati, come il collega che ne riferisce 90 e altri che dettagliano:
"Sono stata aggredita al collo, un paziente mi ha difeso riportando fratture costali e finendo ricoverato"
"Sono viva per miracolo"
"Ho subito 10 giorni di prognosi, poi ridotti a soli 3 giorni perché eravamo sotto di organico"
"Nessuna prognosi - non voluto accedere al pronto soccorso in quanto l’aggressore era un minore"
Queste sono testimonianze drammatiche, che da sole rendono l’idea della gravità della situazione.
Inoltre, 29% dei responders riferisce di essere a conoscenza di casi di aggressione da cui ne è scaturita l’invalidità permanente o il decesso.
Nonostante la situazione sia grave, il 48% dei responders non ha idea se le aggressioni vengano identificate come evento sentinella dall’ASL/AO. Ancora una volta traspare come il problema sia sottovalutato dalle Direzioni: l’assenza di azioni a tutela dei dipendenti crea un circolo vizioso di sfiducia che porta a non denunciare, neanche all’interno dell’azienda, perché ritenuto assolutamente inutile.
Quali sono le cause che i sanitari individuano alla base delle aggressioni? Per oltre la metà dei responders, la causa non è attribuibile direttamente all’aggressore. Infatti, il 31,4% individua il definanziamento del Ssn come causa principale, fattore questo che espone il medico perché spesso ritenuto come diretto responsabile del razionamento delle prestazioni erogate. Per il 16.7% le carenze organizzative e per il 6.7% la carenza di comunicazione sono i fattori scatenanti le aggressioni.
Il 35,5% invece attribuisce le aggressioni a fattori socio-culturali, di deprivazione sociale o di svilimento del ruolo del medico. Infine, ben il 58% dei responders non è a conoscenza che l’argomento è oggetto di discussione ai tavoli sindacali, informazione nota solo al 24%. Dunque cosa si può fare? "È inutile trovare scuse: bisogna finanziare il SSN. I tre miliardi in più sul FSN dell’ultima legge di bilancio non bastano assolutamente. Non bastano, per esempio, a potenziare i servizi di psichiatria, ad aumentare i posti letto per acuti e cronici, a riorganizzare il territorio, ad assumere. Perché certamente è necessario aumentare gli organici: per avere più tempo per la comunicazione con i parenti, più tempo per la cura dei pazienti, meno attese nei Pronto Soccorso", commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio.
"Infine, è necessario che i medici siano protetti, soprattutto nei Pronto Soccorso più a rischio, da personale addetto alla sicurezza. Ma è paradossale che i medici debbano difendersi da coloro di cui si prendono cura". "Questa aggressività purtroppo è anche fomentata da un dibattito pubblico violento, soprattutto sui social, con amplificazione di casi di presunta malasanità e da studi legali speculativi, che attuano un vero e proprio sciacallaggio nei confronti del personale sanitario, invogliando a fare cause che nel 97% dei casi si concludono con un nulla di fatto. Una cosa è certa : non possiamo esercitare una professione così delicata e impegnativa in un clima di paura costante anche solo di entrare in ospedale". "È necessario – conclude Di Silverio - che medici e pazienti si uniscano per chiedere il finanziamento della sanità pubblica, e che si difendano non gli uni dagli altri ma insieme da chi la vuole smantellare".
Un crescendo di "brutali aggressioni, in queste ultime settimane, contro gli equipaggi del Sistema di Emergenza Territoriale 118, conferma il presidente nazionale SIS 118 Mario Balzanelli, che rileva come purtroppo manchi una statistica precisa ed annuncia che sul sito della Società sarà creata una apposita sezione dove le violenze subite potranno essere denunciate da tutta Italia "al fine di avere una rendicontazione efficace". A pesare, denuncia all'ANSA, è anche il fatto che "non sempre si procede alle querele d'ufficio per gli aggressori, nonostante ciò sia previsto per legge", e la stessa legge anti-aggressioni del 2020 "non ha migliorato la situazione". Balzanelli, annunciando anche una grande campagna di sensibilizzazione, sottolinea come proprio gli operatori del 118 rappresentino la categoria di sanitari "maggiormente vittime di violenza, ma nonostante questo non siamo coinvolti nei tavoli di confronto su tale emergenza". Tra gli ultimi casi di cronaca violenta, quello di domenica 3 marzo a Foggia: "aggrediti - spiega - due operatori 118, un autista-soccorritore e un infermiere, costretti a chiudersi nell'ambulanza, a chiamare i Carabinieri e a fuggire, con un'auto che tenta di speronare in corsa il mezzo di soccorso". Nello stesso giorno, nel casertano, in una postazione SET 118 di Maddaloni una infermiera "viene presa per la gola, scagliata contro la saracinesca e pesantemente insultata. Infermiera ed autista-soccorritore sono costretti a chiudersi nell'ambulanza e a chiamare i Carabinieri". Ed ancora: venerdì 8 marzo, a Tissi, in Sardegna, un paziente dà un morso al polpaccio dell'autista-soccorritore, dà uno schiaffo ad una soccorritrice ed un forte calcio al petto all'altra soccorritrice.
Sabato 9 marzo a Pescara: un infermiere e un autista-soccorritore SET 118 vengono presi a calci, pugni e schiaffi dal paziente, dal figlio e da un amico di quest'ultimo. "Denunciamo questo assurdo con forza e puntualmente, da anni - dichiara Balzanelli - siamo costretti a prendere atto che le nostre indignazioni e lamentazioni, da sole, non producono alcun risultato. Per quanto nel 2020 il legislatore abbia varato la legge 113 del 14 agosto 'Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni', in cui è normato che le lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria costituiscono una circostanza aggravante speciale che inasprisce le pene, a quasi 4 anni dalla sua approvazione questa legge, in concreto, non ha sortito alcun effetto positivo sulla riduzione delle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari, e le aggressioni al personale del Sistema si Emergenza Territoriale 118 sono, addirittura, in netto aumento". E' necessaria, rileva Balzanelli, "una riforma legislativa nazionale che potenzi significativamente il Sistema 118, ma riteniamo adesso urgentissimo attivare a breve, come Società Italiana Sistema 118 - conclude - una campagna di sensibilizzazione dai chiari e forti contenuti informativi finalizzata a contrastare, attraverso l'obiettivo di favorire una più adeguata consapevolezza di tutta la cittadinanza nazionale, le aggressioni ai nostri operatori".
"Il testo della legge di Bilancio approvato dalla Camera non contiene alcun riferimento alla volontà di vincolare al rinnovo dei contratti collettivi l’accreditamento delle strutture sanitarie private al SSN"
"Però on basta, perché i medici vanno incentivati con ulteriori finanziamenti: se le remunerazioni rimangono le stesse non basta cambiare la sede in cui si stipulano i contratti"
Di Silverio, Quici, De Palma: Nonostante le promesse, le belle parole, gli apprezzamenti: nulla. Onotri: Non si sono trovate le risorse adeguate a sostenere la medicina convenzionata
Numeri in crescita anche per le prestazioni erogate (9,6 mln). Stabili i posti letto (9,3 ogni 100 mila abitanti) ma ci sono sempre meno strutture residenziali e semiresidenziali
La finalità del divieto è di garantire la massima efficienza e funzionalità operativa all'Ssn, evitando gli effetti negativi di un contemporaneo esercizio, da parte del medico dipendente, di attività professionale presso strutture accreditate
Le richieste puntano sull'adeguamento economico e sulla riorganizzazione del lavoro
Con la graduatoria parte la caccia ai 22mila posti
Nursing Up: "Mai così tante. In nessun ospedale agenti dopo le 24"
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