Oms: "La variante di interesse BA.2.86, il cui primo campione è stato raccolto nel luglio 2023 presenta 36 sostituzioni di aminoacidi rispetto a XBB.1.5", anche in "siti antigenici chiave nella proteina Spike"
I contagi covid aumentano. In Italia potrebbero crescere per altre 3-4 settimane e anche nel nostro paese è necessario fare attenzione alla variante Pirola e in particolare ad una 'nuova versione'. La variante identificata con la sigla BA.2.86 insieme alla sua 'famiglia' è in "costante aumento" a livello globale. Lo segnala l'Organizzazione mondiale della sanità, dopo l'ultima riunione del Gruppo consultivo tecnico sulla composizione del vaccino Covid (Tag-Co-Vac), il 4 e il 5 dicembre.
Il numero di casi di variante JN.1 a livello globale (al 5 dicembre, su GISAID sono presenti 3.618 sequenze classificate come JN.1) non permette ancora di avere un quadro chiaro dei sintomi di Covid scatenati da questa forma mutata e in cosa differiscano da quelli dovuti ad altre varianti di Sars-Cov-2.
"Al 2 dicembre 2023 - informa l'Oms in una nota - i lignaggi discendenti di XBB, inclusi XBB.1.5, XBB.1.16" o Arturo, "EG.5" o Eris, "HK.3 e HV.1, rappresentavano il 73% delle sequenze genetiche disponibili" sulla piattaforma "Gisaid e da allora questa proporzione è diminuita". Trend opposto per 'Pirola & Co.': "La quota di BA.2.86 e dei suoi lignaggi discendenti, compreso JN.1, è in costante aumento. Al 2 dicembre BA.2.86 e i suoi lignaggi discendenti, incluso JN.1, rappresentavano il 17% delle sequenze disponibili in Gisaid, oltre la metà delle quali erano JN.1".
"La variante di interesse BA.2.86, il cui primo campione è stato raccolto nel luglio 2023 - ricorda l'Oms - presenta 36 sostituzioni di aminoacidi rispetto a XBB.1.5", anche in "siti antigenici chiave nella proteina Spike". Ma perché bisogna prestare attenzione in particolare alla 'versione' JN.1? "Rispetto a BA.2.86, ha una sostituzione aggiuntiva nella proteina Spike".
"Credo serva grande attenzione", evidenzia Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, all'Adnkronos Salute. In Italia, in particolare, "siamo in una fase di crescita che i dati epidemiologici non mettono così in evidenza perché c'è sicuramente una sottostima", ma che "è osservabile da tutti" e proseguirà "per almeno 3-4 settimane, considerando l'indice di trasmissibilità".
Situazione analoga in molti altri Paesi, come in Francia, Spagna, Portogallo e Olanda, ma anche fuori dall’Europa, come negli Stati Uniti, dove la circolazione di JN.1 è particolarmente sostenuta e dove, la diffusione di altri virus respiratori, come quelli dell’influenza stagionale, sta facendo registrare un aumento delle sindromi simil-influenzali, soprattutto nei bambini. Sempre negli Stati Uniti, dove JN.1 è stata inizialmente identificata, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) prevedono che i casi di Covid dovuti alla variante JN.1 continueranno ad aumentare, innescando nuove ondate di Covid, dal momento che questa variante è quella in più rapida ascesa negli USA, essendo passata dall’8,1% al 21,4% nelle ultime due settimane. Nel Regno Unito, il vantaggio di crescita settimanale si aggira intorno all’84%.
Al momento non è noto in che misura JN.1 stia contribuendo all’aumento dei contagi, ma le previsioni dei principali enti di controllo internazionali indicano che nei Paesi dove la nuova variante si sta rapidamente diffondendo, il numero dei casi di Covid continuerà a crescere nel corso del mese di dicembre, portando a nuove ondate di infezioni tra Natale e Capodanno.
A supportare tale previsione anche i dati della sorveglianza genomica in Francia, Spagna e Regno Unito, da cui è stato possibile stimare il tasso di riproduzione effettiva (Re) di JN.1 – il numero atteso di nuove infezioni causate da un soggetto infetto in una popolazione in cui alcuni soggetti potrebbero non essere più suscettibili. Questo tipo di indagine ha rivelato che l’Re della variante JN.1 è più alta rispetto alla Re di altre varianti in circolazione, come BA.2.86.1 e HK.3, indicando che JN.1 ha la capacità di diventare una variante dominante a livello globale.
Ciò significa che nelle prossime settimane potremmo assistere a una variazione dello scenario virologico che, assicurano gli esperti inglesi, non dovrebbe portare a cambiamenti nei sintomi o nella gravità del Covid né a una minore efficacia dei vaccini. “Non penso che ci sia nulla ora di cui dovremmo preoccuparci eccessivamente – ha affermato il professor Nicolas Locker, virologo presso il Pirbright Institute di Woking – . Ad oggi non abbiamo visto cambiamenti nei sintomi o nella gravità delle infezioni, né ci sono indicazioni che facciano temere per la protezione conferita dai vaccini aggiornati contro la variante Omicron XBB.1.5, peri i quali è stata dimostrata l efficacia anche contro il progenitore di JN.1, ovvero BA.2.86”.
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