Lo rivela uno studio, condotto dagli esperti del Maastricht University Medical Center, nei Paesi Bassi, poi discusso ed analizzatato di recente durante il congresso annuale dell'European Society of Anaesthesiology and Intensive Care (ESAIC)
Doversi sottoporre a differenti interventi chirurgici, con relativa anestesia generale, non avrebbe un impatto decisivo sulle funzioni cognitive. E, anche nei casi in cui si dovessero riscontrare degli effetti, la loro entità sarebbe di molto inferiore rispetto ad altri fattori di rischio, tra cui la pressione sanguigna o il colesterolo alto, il diabete di tipo 2 o il fumo. Lo ha sottolineato una ricerca condotta dagli esperti del Maastricht University Medical Center, nei Paesi Bassi, discussa e analizzata di recente durante il congresso annuale dell'European Society of Anaesthesiology and Intensive Care (ESAIC).
Nessun legame significativo tra anestesia generale e prestazioni cognitive
Nell’ambito dello studio sono stati monitorati 1.823 adulti, di età compresa tra i 25 e gli 84 anni, per un lasso temporale pari a 12 anni. Il campione di partecipanti è stato sottoposto ad un esame sia all'inizio dello studio, sia dopo 6 anni e sia alla fine dello stesso, dopo appunto 12 anni. L'esame in questione comprendeva una visita medica oltre ad una serie di test sulle funzioni cognitive. I pazienti, che nel corso degli anni erano stati sottoposti ad interventi chirurgici per cui si era resa necessaria l'anestesia generale, nella maggior parte dei casi inseriti nelle classi d'età più anziane, hanno manifestato probabilità maggiori di ottenere risultati negativi ai test rispetto alle persone che non avevano mai subito un intervento chirurgico. Tuttavia, la differenza emersa non è stata tale da giustificare un legame tra anestesia generale e prestazioni cognitive. Inoltre, hanno spiegato i ricercatori olandesi, non è stato possibile capire se se le differenze rilevate fossero attribuibili all'anestesia o alle condizioni mediche che avevano richiesto proprio l'intervento chirurgico.
Altri fattori di rischio per il declino cognitivo
Dal lavoro di ricerca, invece, è emerso come la pressione alta, il colesterolo alto, il diabete di tipo 2 oppure una storia di fumo sembrino avere un impatto più determinate sia sul declino cognitivo a lungo termine sia sulla velocità di sviluppo di questo declino. Tali fattori di rischio “non solo sembrano essere più importanti, ma sono anche più facilmente modificabili rispetto a un necessario intervento chirurgico in anestesia generale”, ha spiegato Christoph Pennings, esperto del Maastricht University Medical Center e primo autore dello studio.
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