Al congresso Acd: "Cruciale la presa in carico del paziente cronico ma pochi specialisti"
"Sono molti i pazienti che soffrono di dolore cronico in Italia. Fino a poco tempo fa non avevamo dei dati epidemiologici precisi. Si faceva riferimento a studi europei, ancora datati 2016, che stimavano una prevalenza abbastanza importante, intorno al 10-15%". Secondo "i recenti dati epidemiologici che abbiamo acquisito negli ultimi mesi, con il rapporto Censis", sono "9,8 milioni gli abitanti adulti italiani che soffrono di dolore moderato severo, con una prevalenza che si aggira intorno al 19,7%. Ma i dati, in altre casistiche, riportano una prevalenza anche maggiore. Quindi si parla di 12-13 milioni di abitanti italiani che soffrono di dolore cronico". Lo ha detto Alessia Violini, responsabile scientifica del 23.esimo Congresso Area culturale dolore (Acd) e responsabile della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) Area culturale Medicina del dolore e cure palliative, in occasione dell'apertura dell’evento scientifico.
"Sicuramente la presa in carico del paziente con dolore cronico rappresenta un nodo cruciale ed importante - continua Violini - perché si devono intercettare questi pazienti", ma anche perché gli stessi "cittadini non sono a conoscenza dell'esistenza di centri di terapia del dolore che possono farsi carico della loro patologia. Il dolore deve avere un percorso clinico appropriato per il paziente, che lo porti per mano e che lo conduca fino a ottenere un beneficio sul dolore soddisfacente e che permetta di riabilitarlo alla vita sociale e alla vita lavorativa".
Le attuali normative "definiscono già le risorse umane da dedicare ai centri di terapia del dolore - sottolinea la specialista - Queste risorse non sono sempre facilmente reperibili in quanto gli anestesisti e i rianimatori sono ancora tutt'oggi in numero ridotto e, ancora più ridotto, è il numero di anestesisti e rianimatori che hanno una formazione specifica in medicina del dolore. E' per questo che Siaarti ha un ruolo molto importante per quanto riguarda la formazione" e l'aggiornamento continuo. Guardando al futuro, al ruolo dell'intelligenza artificiale, Violini osserva: "Possiamo pensare a un ruolo importante nel campo del dolore, soprattutto per quanto riguarda la predittività che l'intelligenza artificiale può aiutarci a raggiungere, in particolare, nel dolore persistente e cronico". Anche per questo, conclude l'esperta, è "necessario aprire le possibilità di collaborazione tra medici, specialisti in medicina del dolore e ingegneri o esperti di intelligenza artificiale che ci possano aiutare a creare quegli algoritmi che possono sicuramente guidare anche le nostre scelte terapeutiche in modo da raggiungere una terapia più 'taylorizzata'", quindi su misura del paziente.
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