Crocoli: "È stato un intervento straordinario perchè è estremamente raro che in un paziente pediatrico un tumore arrivi a raggiungere simili dimensioni e con un'estensione così importante nel cuore"
Un tumore del rene - un nefroblastoma - che si estendeva fino al cuore e dal peso di 1,5 chilogrammi è stato asportato in una bambina di 8 anni grazie ad un'operazione durata oltre 9 ore e che ha richiesto anche il temporaneo arresto cardiaco della piccola. Un intervento chirurgico complesso e straordinario eseguito all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. L'intervento per l'asportazione del voluminoso tumore che aveva invaso anche il cuore è stato reso possibile dalla collaborazione tra oncologi, chirurghi, cardiochirurghi e anestesisti, e rappresenta un risultato importante per la medicina pediatrica. "Questo successo non è solo una vittoria medica, ma anche una grande speranza per tante famiglie che affrontano situazioni simili", ha dichiarato il Alessandro Crocoli, responsabile dell'Unità di Chirurgia Oncologica del Bambino Gesù.
Il nefroblastoma, noto anche come tumore di Wilms, è una neoplasia rara che colpisce prevalentemente i bambini tra 1 e 5 anni, con un picco tra i 2 e i 3 anni.
"Un caso che, finora, avevo visto solo sui libri di medicina, talmente raro che se ne registra in media uno ogni 20 anni". È emozionato Alessandro Crocoli, responsabile della Chirurgia Oncologica all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, nel descrivere l'intervento grazie al quale è stato asportato ad una bambina di 8 anni un tumore del rene - un nefroblastoma - che si estendeva fino al cuore e dal peso di 1,5 chilogrammi. Un'operazione durata 9 ore e resa possibile, afferma all'ANSA, solo da un complesso lavoro di equipe: "Un traguardo che apre a nuove speranze nel trattamento dei tumori pediatrici, anche quelli più difficili e rari".
"È stato un intervento straordinario - spiega il chirurgo - perchè è estremamente raro che in un paziente pediatrico un tumore arrivi a raggiungere simili dimensioni e con un'estensione così importante nel cuore. Il nefroblastoma può toccare il cuore, ma finora era un caso che avevo studiato solo sui manuali. Ora, per la prima volta lo abbiamo trattato in una paziente". Crocoli ha asportato il tumore ma "l'intervento chirurgico - precisa - rappresenta solo il momento 'clou'. Prima c'è un grandissimo lavoro di squadra che lo ha reso possibile".
Questo intervento apre alla speranza: "L'asticella nel trattamento dei tumori pediatrici - afferma - si sta alzando sempre di più e stanno aumentando notevolmente le chance di sopravvivenza e anche di guarigione. Per questo tipo di tumore, il nefroblastoma pediatrico, nel 1960 la percentuale di sopravvivenza era del 60%; oggi, 9 bambini su 10 possono guarire grazie al trattamento che prevede la chemioterapia, la chirurgia e la radioterapia. Anche per tumori pediatrici rarissimi, che fino a pochi decenni fa non era possibile trattare, oggi ci sono tante possibilità di recupero". Anche per la piccola di 8 anni, "pur essendo un caso complesso, puntiamo alla guarigione", sottolinea. Nel solo mese di dicembre, racconta, "abbiamo operato altri 3 bambini con nefroblastoma, ma nessuno ad un livello così complesso".
Una grande sfida professionale, ma anche umana: "Ho una figlia di 5 anni, ed operare questa bambina è stato per me molto emozionante, ho provato un sentimento particolare". Il momento più bello: "Ci ha ringraziato e poi, felice dopo l'intervento, ha esclamato: 'Non ho più la pancia enorme!'". La massa tumorale infatti, spiega Crocolo, "era tale che la piccola Sara (nome di fantasia) aveva la pancia gonfissima, e questo le procurava anche dei dolori". Un altro momento toccante è stata la festa a sorpresa organizzata in ospedale, dopo l'intervento effettuato a metà dicembre, per festeggiare il suo ottavo compleanno: "Era da tre mesi che non vedeva i 3 fratellini. Era emozionatissima, sorpresa, e si è messa a piangere". E' da ottobre che la piccola - i cui genitori sono di origine straniera - è ricoverata in ospedale: "Per quanto possibile gioca e segue l'attività didattica con gli insegnanti. A dicembre chiedeva sempre se Babbo Natale sarebbe arrivato ed è stata felice di ricevere i regali insieme agli altri piccoli ricoverati. Per lei unicorni di peluche, per cui ha una passione".
Ora sta migliorando ma, afferma Crocolo, "la attende ancora un periodo in ospedale per effettuare un altro ciclo di chemio e radioterapia". Per Sara, però, un unico pensiero è dominante: tornare a casa il più presto possibile. Lo dicono anche i tanti disegni che ha fatto in queste giornate in ospedale e le piccole casette che ha lei stessa costruito: di mille colori e con la scritta 'La nostra casita'.
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