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Spallanzani-Sacco, la profilassi Hiv pre-esposizione è più efficace

Infettivologia Redazione DottNet | 19/12/2024 13:51

Convegno dei 2 istituti sulle potenzialità retrovirali long-acting

 La profilassi pre-esposizione (Prep) iniettiva come via di miglioramento farmacologico e maggiore aderenza terapeutica nel trattamento contro l'Hiv. Questo il focus del convegno nazionale 'Long-acting retrovirals - looking at the future' di Ice Istituto Spallanzani di Roma e Fatebenefratelli di Milano, organizzato per discutere e analizzare, dal punto di vista terapeutico e di prevenzione, le potenzialità dei trattamenti con antiretrovirali a lunga durata d'azione. I due istituti a dicembre hanno lanciato un programma pilota di accesso sulla Prep iniettiva con cabotegravir, con l'obiettivo di includere 800 persone a rischio che sono escluse dalla Prep orale per difficoltà di accesso, intolleranza, bassa aderenza o interruzione dei farmaci.

 "La Prep è un modo per prevenire l'infezione per le persone che non hanno contratto il virus, ma che sono ad altissimo rischio", spiegano Andrea Antinori, direttore Dipartimento clinico Spallanzani, e il direttore malattie infettive del Sacco, Andrea Gori. La via orale è molto efficace nella prevenzione, continuano, ma l'aderenza è bassa e le interruzioni frequenti. "Non risulta poi facilmente accettabile da parte di persone a rischio particolarmente vulnerabili, come le donne, le persone transgender e le sex workers. La Prep iniettiva, migliorando in modo sensibile l'aderenza, rappresenta una risorsa importante".

L'introduzione dei farmaci a lunga durata d'azione nel contesto della terapia anti-Hiv "costituisce un nuovo paradigma nella somministrazione della terapia e rappresenta una delle principali innovazioni farmacologiche degli ultimi anni", aggiungono, sottolineando come " il passaggio da una pillola al giorno alle combinazioni intramuscolari a lento rilascio costituisce un miglioramento farmacologico e una risposta a sfide cruciali nei percorsi di ottimizzazione dei trattamenti, riduzione della stigmatizzazione e di miglioramento del grado di percezione dell'impatto della terapia cronica e della qualità di vita".

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