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Studio dimostra l’impatto dell’iperglicemia sulle funzioni mentali dell'uomo

Diabetologia Redazione DottNet | 11/12/2024 15:45

Avogaro. "Il diabete di tipo 2 incrementa fino al 100% il rischio di Alzheimer e fino al 150% quello di demenza vascolare"

Oltre a influire su diversi aspetti fisici, il diabete accelera anche il declino cognitivo, soprattutto nelle fasce più anziane della popolazione. Questi sono i risultati della relazione esposta al 30° Congresso Nazionale della Società Italiana di Diabetologia (SID) dagli esperti. Capiamo quali sono i legami tra iperglicemia e funzioni cognitive  Secondo la SID, il 67% dei pazienti con diabete ha più di 65 anni e il 20% ha superato gli 80, età in cui è più comune il decadimento delle funzioni cognitive. Carla Greco, coordinatrice del gruppo giovani YoSid, spiega come il diabete mellito esponga a un maggiore rischio di declino cognitivo e malattie neurodegenerative, compromettendo la qualità della vita del paziente e dei suoi familiari.

Tra gli anziani ospedalizzati con diabete la demenza è la prima causa di morte rispetto ai coetanei non diabetici. L'invecchiamento stesso contribuisce a cambiamenti corporei – come perdita di massa muscolare e aumento di massa grassa – che aumentano il rischio di diabete. Angelo Avogaro (nella foto), presidente della SID, spiega che il diabete di tipo 2 incrementa fino al 100% il rischio di Alzheimer e fino al 150% quello di demenza vascolare. L’iperglicemia cronica provoca un accumulo di proteine come la Beta-amiloide e la Tau, associate ai sintomi dell'Alzheimer. Non mancano però nuove prospettive terapeutiche. Le ultime classi di farmaci portano ottimismo: «Nuove e recenti evidenze», continua Greco, «hanno messo in luce specifici effetti di una classe di farmaci antidiabetici, gli analoghi del recettore del Glp-1, in termini di potenziamento della neurogenesi, contrasto alla morte delle cellule cerebrali, protezione dallo stesso ossidativo e della neuroinfiammazione in diverse condizioni neurologiche». Recenti studi hanno dimostrato come alcuni farmaci, in particolare gli analoghi del recettore del GLP-1, possano avere effetti neuroprotettivi. Questi medicinali, infatti, stimolano la neurogenesi, proteggono dallo stress ossidativo e contrastano la neuroinfiammazione, aprendo nuovi scenari per il trattamento del declino cognitivo associato al diabete.

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