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Long Covid, caso di trombosi dei vasi addominali

Infettivologia Redazione DottNet | 24/08/2024 17:37

Il Covid 19 può permanere nell’organismo anche a distanza di oltre un anno dalla fase acuta della malattia, come dimostrato da un team di ricercatori presso l’Università della California a San Francisco

Donna di anni 50 vaccinata con 3 dosi di vaccino per Covid 19 

    • AstraZeneca (02/04/2021)
    • AstraZeneca (20/05/2021)
    • Moderna (09/12/2021)

si ammala per infezione da Sars-Cov2 nel Gennaio 2023.

In terapia estroprogestinica con Evra cerotti transdermici, nel Gennaio 2024 per Rinofaringite acuta assume Azitromicina 500 mg, come prescritto dal suo medico curante. Nonostante la terapia antibiotica, persiste febbricola prevalentemente serotina con valori che a volte superano anche i 38°C, resistente a terapia antinfiammatoria. In seguito a visita domiciliare, alla palpazione dell’addome si rileva una tumefazione addominale cordoniforme in regione mesogastrica per cui su invito del curante stesso esegue Ecografia addominale che rileva: "Asse spleno-portale di calibro di 13 mm con trombosi completa del tronco comune e della vena mesenterica superiore. Presenza di versamento peri splenico". 

Si ricovera nel reparto di Medicina Interna del Policlinico di Bari con diagnosi di "Trombosi portale completa, trombosi della vena mesenterica superiore e della vena splenica, febbre". Agli esami di laboratorio: Piastrinosi, incremento della PCR, dei D-dimeri e del Fibrinogeno.

La terapia con EBPM (Clexane 6000 U.I x 2/die) non modifica sostanzialmente il quadro alla Colangio-RM Questo è dovuto alla "massiccia presenza dei recettori ACE2 sui colangiociti (che sono le cellule che tappezzano i dotti biliari), mentre non vengono riscontrati sugli epatociti". Caratteristica del Covid 19 è anche la trombosi mesenterica "non occlusiva" (A. Iannetti).

La paziente ha successivamente ripetuto il test per la trombofilia In conclusione, il Covid 19 può permanere nell’organismo anche a distanza di oltre un anno dalla fase acuta della malattia, come dimostrato da un team di ricercatori presso l’Università della California a San Francisco.

Dott. Giuseppe Cinquepalmi

Convenzionato SSN per la Medicina Generale

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