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Epatite Delta, nel mondo colpisce 10 milioni persone Gli esperti: 57% della spesa a carico della malattia ha costi diretti sanitari

Infettivologia Redazione DottNet | 09/10/2023 09:53

Bulevirtide è il primo trattamento specifico approvato per questa grave forma di epatite, dalla scoperta del virus HDV, avvenuta nel 1977

Bulevirtide è il primo trattamento specifico approvato per questa grave forma di epatite, dalla scoperta del virus HDV, avvenuta nel 197

In occasione del XLIV Congresso nazionale della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (SIFO), ospitato a Roma presso il Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel, si è tenuto l'evento dal titolo 'Innovazione nel trattamento dell'HDV, la meno conosciuta, ma la più aggressiva tra le epatiti virali'.

Organizzato da Gilead, l'incontro ha fatto il punto sull'epatite Delta, la forma più grave e a più rapida progressione di epatite virale, con un elevato rischio di evoluzione verso la cirrosi e complicanze come lo scompenso epatico e l'epatocarcinoma.

L'epatite Delta cronica può presentarsi solo in chi è già affetto da epatite B. Nel mondo si stima siano circa 10 milioni le persone attualmente co-infettate da entrambi i virus, mentre in Italia la prevalenza di questa doppia infezione riguarda circa il 5-9% dei soggetti. Recentemente l'Agenzia Italiana per il Farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità per bulevirtide 2 mg nel trattamento dell'infezione cronica da virus dell'epatite Delta (HDV) in pazienti adulti. Bulevirtide è dunque il primo trattamento specifico approvato per questa grave forma di epatite, dalla scoperta del virus HDV, avvenuta nel 1977.  

A moderare i lavori la Dirigente farmacista, Responsabile Farmacia Cotugno, A.O. dei Colli - Napoli, Micaela Spatarella, e il Direttore Ceis, Università Tor Vergata di Roma e Presidente Sihta, Francesco Saverio Mennini, che si è soffermato sull'impatto economico e sociale dell'epatite Delta sul sistema sanitario. "È un impatto importante- ha affermato - perché dobbiamo tener conto che circa il 57% della spesa a carico di questa malattia riguarda i costi diretti sanitari, all'interno dei quali la maggior parte, pari a circa 14 milioni di euro, è relativa ai ricoveri ospedalieri, su una fascia di popolazione compresa nella maggior parte dei casi fra i 45 e i 65 anni di età, quindi in piena età lavorativa". "Questo- ha poi sottolineato l'esperto- significa che oltre al costo a carico del Sistema sanitario nazionale abbiamo costi sociali importanti che sono riferiti alla perdita di produttività, visto che la maggior parte dei pazienti è ricompresa in piena età lavorativa".

Oltre all'arrivo di terapie efficaci che hanno cambiato la gestione e il paradigma di cura di questa forma di epatite, il professor Mennini ha fatto luce su quali potrebbero essere gli interventi da prevedere per ridurre ulteriormente il burden sul Servizio sanitario nazionale. "Sicuramente- ha proseguito- oltre la diagnosi precoce vi sono anche una presa in carico precoce e, soprattutto, un modello organizzativo e gestionale di presa in carico del paziente che sia omogeneo su tutto il territorio nazionale, in maniera tale da garantire un accesso rapido a queste terapie efficaci che, tra l'altro, studi recenti hanno dimostrato anche essere costo-efficaci". Nel corso dell'evento Anna Maria Geretti, Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha parlato di 'Epatite Delta: dall'infezione alla nuova strategia terapeutica bulevirtide', mentre Paolo Faccendini, Direttore UOC farmacia, INMI Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma, ha incentrato il proprio intervento sul tema 'La gestione di bulevirtide: l'esperienza dell'Ospedale Spallanzani di Roma. La parola è poi passata ad Andrea Marcellusi, Eehta – Ceis, Università Tor Vergata di Roma, che ha acceso i riflettori sul primo studio di 'cost consequence' italiano sull'epatite Delta realizzato per valutare il carico del burden causato da questa patologia. "Nel nostro studio- ha informato- abbiamo cercato di individuare, attraverso i dati di real world e i dati di letteratura, quanti pazienti siano affetti da epatite Delta e quanto costino per il Sistema sanitario. È emerso che circa 2000 pazienti sono prevalenti con epatite Delta e hanno un costo di circa 37 milioni di euro, un burden economico importante, di cui la metà per costi legati alla perdita di produttività dei pazienti".

Ma in quale modo l'arrivo di bulevirtide ha modificato il 'burden of disease'? "Attraverso questa analisi- ha concluso- abbiamo fatto una simulazione, guardando come un intervento innovativo sia in grado di ridurre il peso gestionale ed economico dei pazienti con epatite Delta. Nella nostra simulazione con bulevirtide siamo riusciti a dimostrare che circa il 10% dei costi diretti e indiretti sono in grado di essere ridotti grazie all'intervento sanitario innovativo e questo ha un intervento costo-efficace, ovvero rispetto all'investimento necessario per il nuovo farmaco siamo in grado di ottenere risultati di efficacia costo-efficaci".

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