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Con fremanezumab più giorni liberi dall'emicrania

Farmaci Redazione DottNet | 12/09/2021 19:20

Il 67% dei pazienti che presentavano una diagnosi di emicrania cronica, alla fine dei 12 mesi di studio rispondevano invece ai criteri diagnostici per l’emicrania episodica

Con l'anticorpo monoclonale fremanezumab come terapia per preventiva, aumentano i giorni mensili liberi da emicrania. La conferma arriva da sempre più studi, condotti non solo in un regime di sperimentazione ma anche real life, ovvero utilizzando le esperienze di vita dei pazienti. Ben 18, tra relazioni e contributi scientifici, inclusi nuovi dati, saranno presentati dalla multinazionale farmaceutica Teva in occasione del Congresso congiunto dell'International Headache Society e dell'European Headache Federation, in corso dall'8 al 12 settembre.

Negli studi di fase III HALO, fremanezumab ha dimostrato di poter ridurre in maniera significativa i giorni mensili segnati dagli attacchi di cefalea: nei soggetti con emicrania episodica la riduzione del numero medio mensile di giorni di emicrania è pari a 3,4 giorni con somministrazione trimestrale e 3,7 giorni con somministrazione mensile, rispetto a 2,2 giorni con placebo; in quelli con Emicrania cronica la riduzione del numero medio mensile di giorni di mal di testa di gravità almeno moderata pari a 4,3 giorni con somministrazione trimestrale e 4,6 giorni con somministrazione mensile, rispetto ai 2,5 giorni con placebo.

Inoltre, i partecipanti trattati con fremanezumab nell'ambito di un'analisi aggregata di tre studi di fase 3 (in doppio cieco, controllati con placebo), hanno avuto una vera e propria modificazione della patologia: il 67% dei pazienti che presentavano una diagnosi di emicrania cronica, alla fine dei 12 mesi di studio rispondevano invece ai criteri diagnostici per l’emicrania episodica.
"L'emicrania - commenta Matthias Mueller, vicepresidente Global Medical Affairs di Teva - colpisce oltre un miliardo di persone in tutto il mondo e impatta fortemente su pazienti, care-giver e sulla società nel suo complesso. Continuiamo a migliorare la nostra comprensione di come, nella pratica clinica, fremanezumab possa aiutare più persone ad avere più giorni liberi dall'emicrania e allungare il tempo che intercorre tra gli attacchi, per aiutare a ridurre l'impatto di questa malattia".

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