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Rischi per uso del farmaco digitale nei cardiopatici

Farmaci Redazione DottNet | 21/03/2018 10:24

I risultati della ricerca del S. Matteo di Pavia e della Duke University

E' un farmaco utilizzato da moltissimi anni per curare i pazienti con scompenso cardiaco e fibrillazione atriale. Da tempo, però, la digitale (una medicina usata già dal 1700, che si ricava da una pianta) viene messa in discussione per i rischi di tossicità, in caso di sovradosaggi molto alti. E questi potenziali rischi per i pazienti hanno trovato conferma in uno studio condotto in collaborazione tra il Centro di ricerca clinica cardiovascolare del San Matteo di Pavia e la Duke University, una delle più importanti Università al mondo nel campo delle ricerche cardiologiche.

E' ormai risaputo, a livello scientifico, che il rischio di tossicità per sovradosaggio della digitale è elevato. Ciò nonostante il farmaco è ancora inserito nell'elenco di quelli considerati "essenziali" dall'Organizzazione Mondiale della Sanità ed è ancora consigliato fortemente dalle linee guida della sanità americana.

Per questo oltre 10milioni di pazienti assumono la digitale ogni giorno. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le segnalazioni di un concreto effetto sfavorevole della digitale sui malati. Di qui l'analisi dei cardiologi del San Matteo, in collaborazione con la Duke University, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sul "Journal Of The American College Of Cardiology", fra le riviste scientifiche più autorevoli al mondo, a firma di Roberto Rordorf, Gaetano De Ferrari e Sergio Leonardi , medici dell'Unità di terapia intensiva cardiologica del San Matteo. 

Lo studio condotto dai tre cardiologi del San Matteo ha interessato circa 18mila pazienti (in tutto il mondo) affetti da fibrillazione atriale: di questi, un terzo erano in cura con terapia digitale. Lo studio ha evidenziato un aumento della mortalità nei malati trattati con questo farmaco, soprattutto nelle prime fasi della terapia. "Il grande vantaggio di questa ricerca, rispetto ad altre effettuate, consiste nel fatto di avere misurato il dosaggio di digitale nel sangue - hanno spiegato i tre medici pavesi -. Si è potuto osservare come aumentando la concentrazione del farmaco, aumenta il rischio; in particolare per le concentrazioni superiori al livello di 1,2 nanogrammi su millilitro, l'aumento di rischio è significativo".

  "La digitale sembra aumentare il rischio di morte aritmica - ha aggiunto Roberto Rordorf, responsabile della struttura di Aritmologia -: un effetto particolarmente evidente nei primi mesi dall'inizio dell'assunzione della digitale". "Auspichiamo che il nostro studio, per i risultati che ha prodotto, possa produrre un cambiamento nelle linee guida internazionali sull'uso della digitale nei pazienti con fibrillazione atriale - ha chiarito Gaetano De Ferrari, direttore del Centro di ricerca e dell'unità di terapia intensiva cardiologica -. Crediamo che oggi prima di pensare alla digitale si debbano utilizzare tutti i farmaci alternativi che sono più sicuri, come ad esempio i beta-bloccanti. Se proprio non possiamo fare a meno di usarla, allora dobbiamo prescrivere la dose minima efficace e tenere sotto controllo le concentrazioni nel sangue".

fonte: ansa

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