Previdenza
Previdenza
Canali Minisiti ECM

Nuove pensioni con decorrenza 2025: ridotti i coefficienti di trasformazione per il calcolo contributivo

Previdenza Redazione DottNet | 20/01/2025 19:14

Subito dopo aver aumentato i coefficienti di rivalutazione dei montanti contributivi il Ministero del Lavoro ha rivisto al ribasso i coefficienti di trasformazione per il calcolo della quota contributiva della pensione nel biennio 2025-2026

Doccia scozzese per i medici e gli odontoiatri dipendenti che si accingono ad andare in pensione nel corso del 2025. Subito dopo aver aumentato i coefficienti di rivalutazione dei montanti contributivi (cioè il totale dei contributi versati che costituisce la base per il calcolo della pensione contributiva) sulla base della media quinquennale dell’incremento del PIL nominale, il Ministero del Lavoro ha rivisto al ribasso i coefficienti di trasformazione per il calcolo della quota contributiva della pensione nel biennio 2025-2026.

Sulla base del sistema di calcolo contributivo, l’importo della pensione annua si ottiene appunto moltiplicando il montante contributivo, cioè la somma dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa ed opportunamente rivalutati, per un coefficiente di trasformazione previsto dai 57 ai 71 anni, che si incrementa con il crescere dell’età, inglobando quindi un premio per coloro che vanno in pensione più tardi. Al di sotto dei 57 anni (soprattutto nei casi di pensioni a superstiti e di invalidità), si applica comunque il coefficiente del cinquantasettesimo anno.

La modifica in parola è stata assunta con il Decreto Direttoriale del 20 novembre 2024 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Rispetto ai valori attuali, i nuovi coefficienti (e quindi la pensione conseguente), si riducono, secondo l’elaborazione a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, tra l’1,55% ed il 2,18% a parità di età anagrafica.

Tutti i precedenti aggiornamenti sono stati negativi, grazie al progressivo incremento della speranza di vita, con l’unica eccezione rappresentata dai valori 2022, validi per il biennio 2023/2024, dove hanno inciso gli effetti dell’emergenza pandemica. Rispetto ai valori in vigore per il 2024, la riduzione degli importi lordi delle pensioni dovuta alla variazione di questi coefficienti, si colloca in media fra i 20 ed i 50 euro mensili, a seconda dell’età di pensionamento e dell’effettiva consistenza dei montanti. Un cenno che può essere parzialmente consolatorio per gli interessati: nonostante la riduzione, i valori attuali restano ancora leggermente superiori rispetto a quelli in vigore nel biennio 2019-2020.

L’impatto della revisione dei coefficienti riguarda quasi tutti i prossimi pensionati, e cioè in dettaglio: 

    • i contributivi puri, cioè quanti non hanno versamenti precedenti al 1° gennaio 1996, e quindi hanno l’intera pensione calcolata con il sistema contributivo;
    • quanti, pur avendo versamenti precedenti, esercitano l’opzione di calcolo per il sistema contributivo;
    • quanti avevano meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, e quindi vedono applicato il sistema misto, con il metodo contributivo applicato dal 1° gennaio 1996 in poi;
    • infine i retributivi puri, che avevano più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, con riferimento ai contributi relativi all’attività prestata dal 1° gennaio 2012 in poi.

Gli unici soggetti non interessati sono quindi coloro che sono in possesso solo di contribuzione ante 1996.

Commenti

I Correlati

Chi vuole avere un’idea di quando andrà in pensione, deve necessariamente ragionare sulle stime di decenni, che possono essere parzialmente smentite dalla realtà

Medici e operatori del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) possono continuare a lavorare oltre i 40 anni di servizio effettivo

Se non ci dovessero essere contributi sulla Gestione Separata, si può sempre attivare un contratto che potrebbe generarli, sulla base di una delle tante collaborazioni private che spesso i medici intrattengono

Cambiato il simulatore. Durigon, ci opporremo a più mesi

Ti potrebbero interessare

Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo

Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile

Integrazione al minimo delle pensioni Enpam

Previdenza | Redazione DottNet | 29/08/2024 18:22

L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.

Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese