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Asl condannata per cure non volute, 84enne non riusciva più a parlare, mangiare e bere

Medlex Redazione DottNet | 20/12/2024 09:40

La condanna "per il mancato rispetto delle decisioni di un paziente, rappresentato dalla figlia, sua amministratrice di sostegno"

Il tribunale di Trieste ha condannato l'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) «per il mancato rispetto delle decisioni di un paziente, rappresentato dalla figlia, sua amministratrice di sostegno», il quale aveva esercitato il diritto a rifiutare le cure anche se salvavita.  Lo rende noto l'associazione Luca Coscioni. Il caso - riporta la nota - riguarda Claudio de' Manzano, 84 anni, colpito da ictus nel dicembre 2018. «Ricoverato presso la Stroke Unit dell'Ospedale di Cattinara di Trieste, è rimasto gravemente leso nella parte destra del corpo, non riusciva a parlare, a mangiare né a bere autonomamente ed era nutrito e idratato artificialmente.

De' Manzano aveva espresso con chiarezza la volontà di non proseguire trattamenti sanitari. Nonostante tale volontà fosse stata ribadita dalla figlia, Asugi ha continuato a somministrare cure non volute e ha opposto resistenza alla richiesta di sospensione delle stesse e di dimissioni del paziente negando così il suo trasferimento presso altra struttura».
  La sentenza ha riconosciuto «la violazione da parte di Asugi del diritto costituzionale all'autodeterminazione in ambito terapeutico» e ha condannato l'azienda al risarcimento dei danni patiti per 25mila euro. «Il presidente Fedriga chieda scusa a nome della Regione e si adoperi affinché nulla del genere si ripeta in futuro - affermano Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente tesoriere e segretaria nazionale dell'associazione Coscioni -, questa decisione rappresenta un trionfo per i diritti di qualsiasi cittadina o cittadino nella scelta di come affrontare le fasi finali della propria vita». La decisione del tribunale di Trieste, fa loro eco Giovanna Augusta de' Manzano, figlia di Claudio, «rende giustizia anche a tutti coloro che quotidianamente non vengono rispettati nelle loro ultime volontà sanitarie».

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