Rispetto al DM del 2023, vengono aggiornate 1.113 tariffe associate alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica sulle 3.171 che compongono il nomenclatore. Confindustria DM: Bene nuovi Lea, ma aggiornamento sia continuo
Approvata in Conferenza Stato-Regioni l’intesa sul nuovo decreto del Ministero della Salute, di concerto con il Mef, che modifica il DM 23 giugno 2023 "Decreto Tariffe". Il provvedimento entrerà in vigore dal 30 dicembre 2024 e aggiorna, dopo 28 anni, il nomenclatore delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e, dopo 25 anni, quello dell’assistenza protesica fermi rispettivamente al 1996 e al 1999.
Rispetto al DM del 2023, vengono aggiornate 1.113 tariffe associate alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica sulle 3.
Il Ministero della Salute, in pochi mesi, ha elaborato il nuovo nomenclatore, adeguando le tariffe sulla base di una metodologia che ha considerato, da un lato, i valori tariffari attualmente vigenti nelle 21 Regioni e Province Autonome, e – dall’altro – il costo pieno delle prestazioni grazie alla collaborazione di strutture pubbliche e private sul territorio nazionale. Grazie alle numerose interlocuzioni tecniche avviate con le organizzazioni più rappresentative nei diversi settori interessati, si è giunti ad una proposta approvata dalla Commissione nazionale tariffe a cui partecipano rappresentanti delle Regioni, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e di Agenas.
L’entrata in vigore del decreto tariffe è essenziale perché assicura su tutto il territorio nazionale la piena erogazione dei nuovi LEA (Dpcm 2017), superando le disomogeneità assistenziali tra i cittadini che potranno finalmente usufruire in ogni area della Nazione di prestazioni al passo con le innovazioni medico scientifiche per la specialistica ambulatoriale e per la protesica. Tra le novità per la specialistica ambulatoriale: l’erogazione omogenea su tutto il territorio delle prestazioni di procreazione medicalmente assistita incluse nei LEA; prestazioni per la diagnosi o il monitoraggio della celiachia e malattie rare; prestazioni indispensabili ad approfondimenti diagnostici strumentali di alta precisione nell'ambito della diagnostica per immagini in grado di consentire diagnosi più rapide ed affidabili; enteroscopia con microcamera ingeribile, screening neonatali. Viene introdotta la consulenza genetica per coloro che si sottopongono ad una indagine utile a confermare o a escludere un sospetto diagnostico e si aggiornano le prestazioni di radioterapia assicurando a tutti gli assistiti l’erogazione di prestazioni altamente innovative come la radioterapia stereotassica, adroterapia e radioterapia con braccio robotico.
Tra le prestazioni previste per l’assistenza protesica: ausili informatici e di comunicazione (inclusi i comunicatori oculari e le tastiere adattate per persone con gravissime disabilità); apparecchi acustici a tecnologia digitale; attrezzature domotiche e sensori di comando e controllo per ambienti; arti artificiali a tecnologia avanzata e sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo.
L’adozione del nuovo nomenclatore tariffario, oltre a garantire, l’accesso ai nuovi LEA permette di procedere con l’aggiornamento dei LEA contenuto in due decreti (un DM e un dPCM) già predisposti dal Ministero della Salute. Questi provvedimenti assicurano un ulteriore ampliamento del diritto alla tutela della salute dei cittadini inserendo nuove importanti prestazioni all’interno dei Livelli essenziali di assistenza tra cui l’estensione degli screening neonatali a ulteriori patologie tra cui la SMA, e incrementeranno di 700 milioni di euro rispetto al 2012 le risorse a disposizione per l’assistenza ambulatoriale e protesica.
Il Ministero della Salute, inoltre, ha proposto l’inserimento in Legge di Bilancio di un provvedimento che permetterà di aggiornare le tariffe già nel corso del 2025. La stessa norma contiene, inoltre, la revisione della metodologia per l’aggiornamento continuo delle tariffe (con cadenza biennale) riferite alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica, di assistenza ospedaliera per acuti e per il post-acuto da basare sull’analisi dei costi rilevati in un panel di strutture sanitarie pubbliche e private su tutto il territorio nazionale consentendo così un più tempestivo allineamento tra i costi e le tariffe riconosciute agli operatori pubblici e privati.
“Attendevamo da tempo l’adozione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) e ci auguriamo si avvii un nuovo processo di aggiornamento delle tecnologie per la salute, che sia continuo e in linea con l’evoluzione dell’innovazione dei dispositivi medici. Senza aggiornamento continuo la tecnologia invecchia prima ancora di essere riconosciuta fra i LEA che, ricordiamo, risalgono a 8 anni fa e già oggi escludono tutte le innovazioni adottate dopo il 2017. Sono per esempio esclusi i test NGS (Next-Generation Sequencing) che consentono di identificare alterazioni genomiche responsabili dell’insorgenza di alcuni tumori e di stabilire cure personalizzate; test di screening prenatale come quello per la SMA o l’esame diagnostico prenatale non invasivo (NIPT)”. Questo il commento del Presidente di Confindustria dispositivi medici, Nicola Barni, sull’aggiornamento dei LEA e la loro entrata in vigore il prossimo 30 dicembre.
“Sebbene l’adozione dei nuovi LEA – ha dichiarato il Presidente Barni - rappresenti un traguardo importante c’è ancora molto lavoro da fare sull’aggiornamento del nomenclatore e sulle tariffe. In particolare, la scelta di alcuni dispositivi come gli ausili per disabilità gravi e complesse e gli apparecchi acustici dovrebbero essere inseriti in un elenco assimilabile all’elenco 1 dei ‘su misura’ perché altamente adattabili, per garantire la personalizzazione sulla base delle specifiche esigenze del paziente. Ci auguriamo che il Ministero della Salute adotti a breve un decreto che recepisca queste modifiche. Sul fronte delle tariffe la dotazione di 550 milioni in manovra rappresenta sicuramente uno slancio importante per ripartire, ma se le tariffe minime nazionali non sono adeguate il sistema rischia di implodere andando a pesare troppo sui bilanci regionali e creando iniquità di accesso alle cure sul territorio. Sarebbe pertanto necessario – ha concluso Barni - rivedere alcuni criteri di definizione delle tariffe nazionali basati sui dati di una o due regioni, che potrebbero non riflettere in modo completo i reali costi delle prestazioni”.
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