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Artrite reumatoide e spondilo-artriti: diagnosi più precoci e accurate grazie alla risonanza magnetica

Reumatologia Redazione DottNet | 06/11/2024 12:27

A Roma specialisti ‘a scuola di imaging’: in corso la prima Academy dedicata ai reumatologi italiani per formarli sull’utilizzo e la lettura delle immagini di risonanza magnetica

Per chi soffre di una patologia reumatica, anticipare al massimo la diagnosi può cambiare le sorti della malattia, evitando l’evoluzione in forme più gravi e invalidanti che impattano fortemente sulla qualità di vita dei pazienti. Per l’elevata sensibilità, specificità e accuratezza, la risonanza magnetica (RM) rappresenta una preziosa alleata nelle mani dello specialista reumatologo per formulare diagnosi più precoci e precise, ma anche a scopo predittivo, cioè per individuare in anticipo quei fattori di rischio non ancora clinicamente manifesti che potranno evolvere in malattia. Ciò vale in particolar modo per le patologie articolari infiammatorie come l’artrite reumatoide e le spondiloartriti, rispetto alle quali la RM è in grado di indicare con elevata sensibilità tutte le manifestazioni legate all’infiammazione quali il versamento, la sinovite e l’edema osseo.  

Questo il tema al centro della Diagnostic Academy dedicata ai reumatologi italiani "Le sindromi dolorose distrettuali in reumatologia.

Ruolo della risonanza magnetica", in corso da ieri a Roma, che ha riunito nella capitale specialisti provenienti da tutta Italia per una due-giorni di formazione e sessioni interattive, sotto la guida del Responsabile scientifico prof. Fausto Salaffi, Professore di Reumatologia all’Università Politecnica delle Marche, tra i massimi esperti in imaging per le patologie osteoarticolari. Obiettivo dell’Academy è quello di fare cultura sul ruolo delle tecniche di imaging per la diagnosi e la presa in carico del paziente reumatologico, oggi ancora carente, e di supportare la formazione dello specialista nell’interpretazione della risonanza magnetica affinché possa sfruttare appieno le opportunità offerte dalla metodica. 

"Il ruolo importante della risonanza magnetica risiede non solo nel fare diagnosi differenziale con altre malattie osteoarticolari e permettere una diagnosi precoce, fondamentale per un intervento terapeutico il più tempestivo e personalizzato possibile, ma anche nel dare elementi che consentano di predire l’evoluzione dei segni clinici iniziali verso una o l’altra malattia. Le Linee Guida europee ASAS-EULAR indicano chiaramente il ruolo della RM lungo tutto il percorso diagnostico-terapeutico delle principali malattie reumatologiche", dichiara Fausto Salaffi, Professore di Reumatologia, Università Politecnica delle Marche e Responsabile scientifico dell’Academy. "Per comprendere appieno il valore predittivo della RM, basti pensare che il 25% dei pazienti con artrite reumatoide evidenzia, già in fase pre-clinica, un coinvolgimento dell’articolazione alto-epistrofica a livello del rachide cervicale che può evolvere in una patologia midollare potenzialmente grave per la salute e la stessa sopravvivenza del paziente, sulla quale è invece possibile intervenire precocemente, se individuata in stadio iniziale tramite imaging".  

Il progetto formativo, unico nel suo genere, si avvale del supporto di Celltrion Healthcare, azienda sudcoreana sostenitrice di un modello virtuoso di diffusione del know-how tecnico-clinico in questo ambito, basato sulla condivisione di expertise e best practice grazie al coinvolgimento dei massimi esperti italiani nel campo della diagnosi e della cura delle malattie reumatiche.  In Italia, oltre 5 milioni e mezzo di persone soffrono di malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (circa il 10% della popolazione) che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, rappresentano la prima causa di dolore e disabilità in Europa.  

Secondo le Linee Guida, la risonanza magnetica è la tecnica di prima scelta nella diagnosi precoce dell’artrite reumatoide e delle spondilo-artriti durante la cosiddetta ‘fase di transizione del dolore’ in cui è possibile identificare con accuratezza alcuni segni indicativi della presenza di una malattia subclinica - quali sinoviti, edema osseo intra-spongioso o la presenza di un danno a carattere erosivo - che spiegano il dolore avvertito dal paziente, consentendo allo specialista di impostare una strategia terapeutica tempestiva e appropriata.  "Secondo studi condotti in Germania e negli Stati Uniti - aggiunge Salaffi - l’utilizzo della risonanza magnetica in pazienti con sospetto di spondilite anchilosante, ha ridotto a 3-4 mesi l’intervallo tra l’inizio dei sintomi e la diagnosi, a fronte di un ritardo diagnostico medio tra i 7,5 e i quattordici anni". 

Da non sottovalutare anche il ruolo fondamentale della RM nella diagnosi differenziale di malattie del rachide cervicale e lombare. Infatti, attraverso la metodica è possibile escludere un ventaglio di patologie che possono essere confuse col dolore infiammatorio ma che invece sottendono altre gravi malattie, non reumatologiche, quali neoplasie, metastasi, traumi e fratture.  "Il valore di questa iniziativa risiede nell’aver offerto agli specialisti reumatologi informazioni estremamente pratiche legate alla gestione dell’esame radiologico del paziente e alla refertazione dell’immagine diagnostica. Una più diffusa e corretta implementazione della risonanza magnetica aprirebbe una nuova finestra delle opportunità entro cui i pazienti devono essere attentamente valutati, diagnosticati e trattati, ma anche monitorati sotto il profilo, non trascurabile, della responsività ai trattamenti. Permane, tuttavia, una scarsa cultura sull’imaging in ambito reumatologico nel nostro Paese. In tal senso, la due-giorni di Academy ha rappresentato un’importante occasione per avviare una riflessione sull’opportunità di diffondere un modello formativo specifico e diffuso sull’imaging per le patologie osteoarticolari, obiettivo che è già all’attenzione delle Società scientifiche di reumatologia", conclude il prof. Salaffi. Per la gestione formativa dell’Academy, il prof. Salaffi è coadiuvato dalla prof.ssa Marina Carotti, Responsabile della Sezione Muscoloscheletrica del Dipartimento di Radiologia dell’Università Politecnica delle Marche.

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