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Enpaf, la disoccupazione nel settore è inesistente. Mancano professionisti

Farmacia Redazione DottNet | 27/10/2024 16:56

Al 31 dicembre scorso, i disoccupati risultavano pari all'1,6% del totale degli iscritti, cioè pari a 1.631 su un totale complessivo di 100.298" professionisti associati alla Cassa

Il 24 ottobre, nel corso dell’audizione presso la Commissione Parlamentare di Controllo sulle Attività degli Enti Gestori di Forme Obbligatorie di Previdenza e Assistenza Sociale, nell’ambito della “Indagine conoscitiva sugli investimenti finanziari e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali e dei fondi pensione anche in relazione allo sviluppo del mercato finanziario e al contributo fornito alla crescita dell’economia reale” sono stati esposti i dati relativi al patrimonio e agli investimenti dell’Enpaf. Durante l’audizione, inoltre, il Presidente Enpaf, nell’illustrare la composizione della categoria, ha affrontato anche la questione dell’obbligatorietà della contribuzione per gli iscritti agli Ordini che beneficiano contestualmente di altra previdenza obbligatoria. Croce ha ricordato che l’automaticità dell’iscrizione all’Enpaf e il relativo obbligo contributivo deriva da una norma di legge, l’art. 21 del Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 233/1946, che accomuna tutte le professioni sanitarie, norma ritenuta peraltro legittima dalla Corte Costituzionale e dalla Commissione europea. Qualsiasi modifica a questo obbligo richiede, pertanto, un intervento legislativo, che esula dalle competenze dell’Ente, essendo di esclusiva competenza del Parlamento e rispetto al quale l’Ente non ha mai assunto posizioni pregiudiziali.

Il compito dell’Ente è quello di contemperare, in via regolamentare, le diverse posizioni degli iscritti nel rispetto delle leggi”, ha dichiarato il Presidente. Il Consiglio di amministrazione dell’Enpaf è intervenuto più volte per venire incontro alle esigenze dei farmacisti dipendenti, che versano contributi obbligatori ulteriori presso l’INPS. L’Enpaf, infatti, ha previsto la possibilità per questa categoria di ridurre il contributo versato, scegliendo tra le aliquote di riduzione percentuale del contributo in misura intera e introducendo il contributo di solidarietà, con una quota minima, pari al 3% del contributo intero, che per il 2024 ammonta a 158 euro. Va evidenziato che, nonostante la ridotta contribuzione, tutti gli iscritti, in ugual misura, inclusi coloro che versano il contributo di solidarietà, hanno accesso a un’ampia gamma di prestazioni assistenziali, tra le quali, a titolo di esempio, il contributo di sostegno alla genitorialità, i rimborsi spese per asili nido, le borse di studio, il contributo agli specializzandi, i contributi in caso di calamità naturali, a cui si aggiungono le prestazioni di welfare integrato. Queste comprendono l’assistenza sanitaria integrativa per grandi interventi, la tutela contro gli infortuni, la copertura Long Term Care (LTC), e la Temporanea Caso Morte (TCM), tutte erogate tramite il fondo EMAPI a esclusivo carico dell’Ente.

Intanto il settore soffre di una carenza di professionisti che sta mettendo a dura prova le farmacie territoriali. È quanto emerge dai dati presentati dall’Enpaf in audizione alla Commissione parlamentare per il controllo delle gestioni pensionistiche e dalle associazioni di categoria territoriali. Secondo i dati diffusi dall’Ente previdenziale dei farmacisti “oggi la disoccupazione nel settore è, di fatto, inesistente, tanto che sia gli esercizi farmaceutici sul territorio, che il settore pubblico e quello industriale, hanno enormi difficoltà nel reperire personale laureato in Farmacia”. Secondo i dati dell'Ente emerge che, “al 31 dicembre scorso, i disoccupati risultavano pari all'1,6% del totale degli iscritti, cioè pari a 1.631 su un totale complessivo di 100.298" professionisti associati alla Cassa”. Ma dal territorio continuano ad arrivare segnali di difficoltà soprattutto per le farmacie di comunità. La più recente arriva dal Veneto. In provincia di Belluno, nelle 75 farmacie attive mancano almeno 20-30 professionisti e come spiega Alessandro Somacal, il presidente dell'Ordine dei farmacisti di Belluno “le strutture sono pesantemente sottorganico”. C’è un problema di demografico, aggiunge, “per cui quando un farmacista va in pensione non viene sostituito e il ricambio generazionale è diventato sempre più difficile”. A questo si aggiunge “uno stipendio medio non è così appetibile di fronte a una richiesta di molte ore di lavoro”. Il modello della "farmacia dei servizi," che amplia le competenze dei farmacisti includendo vaccinazioni e screening, rappresenta una delle speranze per rendere il lavoro in farmacia più stimolante e riconosciuto.

Somacal ricorda che con la liberalizzazione degli orari di apertura “Sono state ampliate le ore di apertura delle farmacie che dalle 40 ore settimanali sono passata a una quantità imprecisata, visto che comunque le attività restano aperte anche con orario continuato e pure la domenica. Questo sicuramente rappresenta un vantaggio per l'utente ma non si può dire altrettanto per i farmacisti. Una moratoria sull’orario di apertura potrebbe essere importante e l'ideale sarebbe mettere un tetto all'orario, ma questo va fatto a livello nazionale”. Di fronte a queste condizioni, molti farmacisti stanno esplorando modalità di lavoro alternative. “Alcuni scelgono di aprire la partita IVA per lavorare in modo più flessibile, coprendo turni notturni, malattie o periodi di picco stagionale nelle località turistiche. Molti preferiscono la libera professione, così da essere chiamati solo per specifiche necessità,” spiega Somacal. “In provincia si è preferito attivare una libera contrattazione per cui ogni professionista viene pagato in modo diverso dai titolari di farmacia, così da superare questa carenza cronica che ormai interessa il 20% delle nostre strutture”.

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