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Medicina, stop a numero chiuso e test ingresso per corsi di laurea. Anaao Giovani: rinviato di sei mesi l'esame, va scongiurata la pletora medica

Professione Redazione DottNet | 16/10/2024 18:45

La riforma prevede l'abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l'iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i test d’ingresso

Stop a numero chiuso e test ingresso per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina veterinaria. E' arrivato il via libera dalla 7^ Commissione del Senato al disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso. Ad annunciarlo è il ministero dell'Università e della Ricerca.

Cosa prevede la riforma

La riforma prevede l'abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l'iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i test d’ingresso. L’obiettivo è la riorganizzazione del sistema delle professioni medico-sanitarie in un’ottica di sostenibilità sia per gli Atenei che per l’Ssn. Il disegno di legge di delega al Governo mira a garantire una selezione più equa, basata sulle competenze acquisite degli studenti. L’accesso sarà infatti regolato attraverso i crediti formativi e la posizione in una graduatoria nazionale raggiunta.

"Questa giornata rappresenta un passo storico per garantire a tutti i ragazzi l'opportunità di diventare professionisti in ambito medico. Il fabbisogno di futuri nuovi medici è di 30mila professionisti i più nei prossimi sette anni. Per soddisfarlo abbiamo già aumentato i posti disponibili per i corsi di laurea in medicina e chirurgia e veterinaria. Ma con oggi rivediamo completamente i criteri di selezione. Per il primo anno aboliamo il numero chiuso e i test d’ingresso, ma prevediamo un semestre-filtro con esami caratterizzanti, i cui risultati saranno comunque riconosciuti per percorsi formativi alternativi. In questo modo non solo investiamo nelle giuste aspirazioni dei nostri ragazzi, ma garantiamo anche una preparazione di qualità attraverso un’offerta formativa d’eccellenza", spiega in una nota il ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.

La riforma include, comunica il Mur, iniziative di orientamento già durante gli ultimi anni di scuola secondaria, con percorsi specifici per favorire l'ingresso nei corsi di laurea. Gli studenti potranno beneficiare di una formazione mirata e, in caso di mancata ammissione al secondo semestre, del riconoscimento dei crediti acquisiti per proseguire in altri percorsi di studio. Questa strategia mira a ottimizzare le risorse disponibili e garantire una preparazione di qualità in un settore cruciale per il Paese.

Le tre realtà associative maggiormente rappresentative dei giovani medici (ANAAO Giovani, ALS e GMI) commentano con forte preoccupazione il via libera odierno della commissione Cultura del Senato al disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia.

Il cosiddetto "numero chiuso" non viene in nessuna forma "abolito o superato", viene semplicemente rinviato di 6 mesi il test di accesso. Una ottimizzazione delle modalità di accesso a tutti i corsi di laurea sanitari, non solo della facoltà di Medicina, non è mai stato per nessuno un tabù e un sistema come quello attuale, basato su test a crocette salito puntualmente agli onori della cronaca per domande sbagliate da parte dei funzionari ministeriali, può e deve essere ottimizzato per abolire l’angoscia e paura che decine di migliaia di giovani hanno nel non riuscire a coronare il loro sogno di diventare medici che possano erogare salute ai cittadini italiani con passione, professionalità e dedizione. Senza alcun meccanismo volto a programmare rigorosamente il numero annuale di laureati in medicina, si contribuisce concretamente a creare la cosiddetta pletora medica poiché "aprire" la facoltà di medicina a 70.000 giovani e "richiuderla" dopo 6 mesi con ingresso effettivo di 20.000 di essi significa spendere miliardi di soldi degli italiani per formare un numero di medici quadruplo rispetto a coloro che andranno in pensione.

Posto che si voglia seguire il modello francese, oggetto di ripensamenti nella stessa Francia, ovvero che si accettino 70.000 studenti al primo anno per rinviare la selezione al secondo, occorre dare risposta a due interrogativi elementari. Come faranno le università, che hanno problemi di organico non molto differenti da quelli del SSN visto che già oggi lamentano una carenza di docenti e infrastrutture, a soddisfare le esigenze formative di un corso di studi fondamentalmente pratico? Si insegnerà attraverso il metaverso? O sorgeranno ologrammi di docenti che si agiteranno in cinema e palazzetti dello sport reclutati alla occorrenza? E inoltre, che fine faranno gli studenti (80% in Francia) che non superano lo sbarramento al secondo anno? Perderanno un anno? O saranno dirottati, loro malgrado, su un binario di seconda scelta?       

Troppi gli interrogativi per non pensare che dietro talune proposte non ci sia la volontà di assestare il colpo di grazia a una professione da tempo in crisi e a un sistema sanitario in stato preagonico perché definanziato e marginalizzato rispetto alle scelte della Politica. Il problema non è solo di chi oggi sta, male, dentro il sistema, ma di chi ci dovrà entrare prossimamente per garantire il disposto dell’articolo 32 della Costituzione. Ci auguriamo che i giovani non si facciano illudere da una proposta che mira solo a distogliere l'attenzione dai reali problemi del mondo del lavoro nella sanità pubblica di oggi, uno specchietto per le allodole che prepara per loro un futuro da sottooccupati se non disoccupati.

Insomma, l’abolizione del numero programmato a Medicina e Chirurgia è un provvedimento sbagliato, incapace di rispondere alla grave criticità attuale perché temporalmente sfasato, foriero di ulteriore spesa per la necessità di aumentare parallelamente gli investimenti nella formazione post laurea, per assicurare che per ogni laureato sia disponibile un contratto di formazione specialistica o una borsa di formazione in medicina generale.   

"L'abolizione del test di accesso a Medicina non toglierà il numero programmato: questa è sicuramente una buona notizia perché abbiamo bisogno di programmare il fabbisogno dei futuri medici", precisa  il Presidente della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, dichiara a Fnomceo Tg Sanità dopo il via libera della 7ª Commissione del Senato (Cultura, Istruzione) sul disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria. La riforma prevede l'abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l'iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i test d'ingresso. Il proseguimento degli studi al secondo semestre sarà condizionato dal conseguimento di tutti gli esami previsti per il primo semestre e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale. Resta quindi il numero programmato, anche se calibrato, secondo la Fnomceo, su cifre più elevate rispetto ai fabbisogni. "I numeri che in questo momento circolano – prosegue infatti Anelli - non sono coerenti con il numero dei medici che andrà in pensione. Forse dovremmo fare tutti una maggiore riflessione per evitare domani la pletora medica e dovremmo tutti quanti provare a riflettere sul valore che dieci anni di formazione hanno per un giovane medico. Tra dieci anni andranno in pensione meno di 7.000 medici e oggi noi consentiamo un accesso a medicina a oltre 20.000 ragazzi: una parte di questi probabilmente non avrà occupazione".

      

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