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L'Iss: Il farmaco per il virus sinciziale non a tutti. Ma i medici sono contrari

Infettivologia Redazione DottNet | 05/10/2024 16:49

L'Istituto in una nota al Ministero: 'Modesta riduzione dell'ospedalizzazione'. Ma i medici chiedono che "sia offerto a ogni nuovo nato'

La somministrazione 'a tappeto', ovvero a tutti i nuovi nati, dell'anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus contro le infezioni respiratori da virus sinciziale potrebbe non essere opportuna e comportare anche dei potenziali rischi. E' quanto si afferma in una nota dell'Istituto superiore di sanità indirizzata al ministero della Salute e anticipata da 'Il fatto quotidiano'.  "Sebbene il farmaco - si legge nella nota che l'ANSA ha potuto visionare - possa rappresentare un utile strumento preventivo in soggetti affetti da patologie concomitanti o con fattori di rischio, occorrerebbe valutare con attenzione se il basso livello di rischio dei bambini sani giustifichi adeguatamente il ricorso "a tappeto" ad un trattamento che, per quanto sulla base degli studi clinici appaia sufficientemente sicuro, non può essere ovviamente considerato del tutto privo di rischi". 

Entrando quindi nel merito dei dati derivanti dagli studi registrativi, "nella popolazione arruolata (composta in grande prevalenza da bambini sani) - si spiega nel documento Iss - il farmaco ha mostrato un modesto effetto in termini di riduzione del rischio di ospedalizzazione o ricorso all'assistenza medica.

È importante tuttavia osservare che anche nella popolazione di controllo (trattata con placebo) il numero di infezioni che hanno richiesto assistenza medica oppure ospedalizzazione è risultato piuttosto basso". La nota fa anche riferimento alla classificazione del farmaco in classe di non rimborsabilità: "pur facendo presente che tale decisione spetta all'Aifa, si chiarisce che è stata la stessa azienda farmaceutica a chiedere la classificazione in fascia C", ovvero a carico del cittadino. La nota, firmata dal presidente dell'Iss Rocco Bellantone, fa rifermento ad una interpellanza sul tema presentata dall'onorevole Gilda Sportiello (M5S).

 Pediatri e neonatologi.  La protezione dal virus "sia offerta a tutti i nuovi nati". E' invece la richiesta della Società italiana di pediatria (Sip) e di quella di neonatologia (Sin) che in una nota congiunta commentano i contenuti della nota dell'Istituto Superiore di Sanità relativa alla strategia di immunizzazione dal virus respiratorio sinciziale (Vrs). Sip e Sin, alla luce delle evidenze scientifiche, ribadiscono "l'urgenza di una prevenzione efficace per tutti i nuovi nati prima della stagione di picco epidemico che va da novembre a marzo, e raccomandano l'equità di offerta in tutto il territorio italiano". Le due società scientifiche ricordano che il Vrs è uno dei principali agenti patogeni che colpiscono le vie respiratorie nei più piccoli. E' l'agente principale della bronchiolite, prima causa di ospedalizzazione nei bambini sotto l'anno di vita. A livello mondiale causa ogni anno circa 33 milioni di infezioni delle basse vie respiratorie tra i bambini sotto i 5 anni, con 3,6 milioni di ospedalizzazioni e oltre 100.000 decessi. Il costo indotto è di circa 4.82 miliardi di Euro. Più del 60% dei bambini, ricordano, contrae il Vrs entro il primo anno di vita e quasi tutti entro i 2 anni. Considerando un'intera coorte di nascita, circa il 20% dei neonati sviluppa un'infezione grave che richiede assistenza medica e quasi il 4% della coorte di bambini nel primo anno di vita necessita di ospedalizzazione. Tra i ricoverati, il 20% finisce in terapia intensiva.

Calendario per la vita. La prevenzione delle infezioni e delle malattie da VRS nell’infante rappresenta chiaramente una priorità di Sanità pubblica, come del resto riconosciuto e sottolineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2021. Oltre il 60% dei bambini contrae il VRS entro il compimento di 1 anno di età e quasi tutti si infettano almeno una volta entro il compimento dei 2 anni di età. Considerando un’intera coorte di nascita, oltre il 20% sviluppa un’infezione severa da VRS con necessità di assistenza medica ambulatoriale, mentre quasi il 4% del totale della coorte di bambini nel primo anno di vita richiede ospedalizzazione. Dei bambini ospedalizzati, circa il 20% ha necessità di ricovero in reparti di terapia intensiva. Inoltre, circa il 70% dei bambini che hanno avuto bronchiolite da VRS va incontro a broncospasmo ricorrente negli anni successivi, e quasi il 50% sviluppa asma bronchiale. 

Tutti i bambini sono a rischio di sviluppare una forma di infezione severa delle basse vie aeree da VRS, come bronchiolite e polmonite, tale da richiedere assistenza medica, ambulatoriale o ospedaliera. Vi sono fattori di rischio aggiuntivi per una prognosi più grave, quali nascita pretermine, displasia bronco-polmonare, cardiopatie congenite emodinamicamente significative, e altre malattie che implicano deficit immunitari o neuromuscolari. Tuttavia, dati italiani raccolti in 5 diverse stagioni invernali dimostrano che l’88% delle ospedalizzazioni per VRS si sono avute in bambini sani e nati a termine. La cura delle gravi forme di malattia delle basse vie respiratorie nel neonato si limita più spesso a terapie sintomatiche e misure di supporto (idratazione e ossigeno).

È disponibile un nuovo anticorpo monoclonaleNirsevimab - che si caratterizza per una lunga emivita (protezione dimostrata per almeno 5 mesi, quindi per un periodo corrispondente alla stagione di rischio autunnale/invernale), e utilizzabile pertanto in singola somministrazione. Tale presidio ha dimostrato negli studi pre-registrativi di essere sicuro e di avere un’efficacia fino ad almeno 150 giorni dalla somministrazione del: 70,1% nella riduzione dell’incidenza delle infezioni respiratorie da VRS che richiedono assistenza medica nei nati pretermine (età gestazionale-EG> 29 e < 35 settimane), 74,5% nei nati a termine e pre-termine tardivo (EG>35 settimane); 78,4% nella riduzione dell’incidenza delle infezioni respiratorie da VRS che richiedono ospedalizzazioni nei nati pretermine (EG> 29 e < 35 settimane), 62,1% nei nati a termine e pre-termine tardivo (EG>35 settimane); 87,5,% di riduzione delle LRTI da RSV molto gravi nei nati pretermine (EG> 29 e < 35 settimane), 64,2% nei nati a termine e pre-termine tardivo (EG>35 settimane). Con la disponibilità di Nirsevimab è possibile pianificare una strategia di prevenzione universale delle malattie da Virus Respiratorio Sinciziale, che andrebbe inquadrata in termini regolatori ed organizzativi alla stregua di un programma vaccinale che interessi l’intera coorte di nuovi nati. I dati di utilizzo sul campo più rilevanti sono stati raccolti nell’esperienza della Regione Autonoma spagnola della Galizia (oltre 10.000 neonati coinvolti). Nel periodo ottobre 2023 – marzo 2024, sono stati immunizzati in ospedale il 95,4% dei bambini nati in stagione di elevata circolazione RSV, l’89,9% nei bambini nati fuori stagione (nati tra Aprile-Settembre 2023), i quali sono stati richiamati per l’immunizzazione in ospedale prima dell’inizio della stagione RSV, e il 97% nei bambini a più alto rischio (pretermine <29 settimane di età gestazionale, con malattie croniche di apparato cardiovascolare e respiratorio). L’efficacia nella prevenzione delle ospedalizzazioni per malattie delle basse vie respiratorie correlate a RSV è risultata dell’82,0%, mentre quella nei confronti delle malattie gravi delle basse vie correlata a RSV con supporto dell’ossigeno è stata pari all’86,9% (cit). Analogamente, uno studio retrospettivo condotto negli USA su circa 700 bambini, ha dimostrato un’efficacia di campo pari al 90% nei confronti dell’ospedalizzazione da malattia RSV correlata. Nel settembre 2023 è iniziata in Francia una campagna di profilassi con Nirsevimab: uno studio che ha coinvolto 2786 neonati ha dimostrato che una singola dose ha ridotto efficacemente le visite al pronto soccorso pediatrico (sia per tutte le cause che per la bronchiolite associata al virus respiratorio sinciziale) ed i successivi ricoveri ospedalieri.  

Il Board del Calendario per la Vita e la Società Italiana di Neonatologia (SIN), già a febbraio 2023 in una loro presa di posizione, avevano riconosciuto nella disponibilità dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab una novità di notevole importanza e di potenziale grande impatto per la Sanità pubblica, e una possibilità preventiva universale che rispondeva ad un bisogno medico finora insoddisfatto (https://sip.it/wp-content/uploads/2023/02/Position-Paper_Anticorpo-monoclonale-per-VRS.pdf). Auspicavano che venisse prontamente riconosciuta la novità anche in termini regolatori di Nirsevimab, considerando la sua classificazione non quale presidio terapeutico (come sempre avvenuto per gli anticorpi monoclonali) ma preventivo, nella prospettiva dell’inserimento nel Calendario Nazionale di Immunizzazione.

È importante sottolineare come, per la prevenzione dell’infezione neonatale da RSV, sia disponibile anche un vaccino basato sull’antigene PreF da somministrare alle donne nell’ultima fase della gravidanza, in modo che gli anticorpi prodotti dalla madre a seguito della stimolazione immunitaria siano trasferiti al neonato attraverso la placenta. Le due misure devono essere considerate non semplicemente ed unicamente competitive, ma come strumenti utili ed integrabili per il raggiungimento dell’obiettivo di prevenzione delle patologie da RSV. 

"Il Board del Calendario Vaccinale per la Vita (alleanza che comprende Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica - SItI, Società Italiana di Pediatria - SIP, Federazione Italiana Medici Pediatri - FIMP, Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale – FIMMG, Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – SIMG) - si legge in una nota - ringrazia il Ministro della Salute Prof. Schillaci e il Direttore del Dipartimento della prevenzione, ricerca e emergenze sanitarie Dr.ssa Campitiello per il grande impegno profuso nel garantire l’equità di offerta sul territorio nazionale e raccomanda quindi che le Regioni si attivino per l’offerta dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab già in questa stagione autunnale/invernale per la coorte di tutti i nuovi nati, creando i presupposti organizzativi necessari negli ospedali e nella sanità territoriale". "Parallelamente, auspica - continua il documento - venga attivato un sistema di registrazione adeguato e di facile accesso per le misure preventive contro RSV da parte di tutto il personale sanitario coinvolto. Il pronto inserimento della effettuazione delle misure preventive risulta cruciale per il monitoraggio della loro efficacia, e consentirà di poter integrare la vaccinazione materna con la somministrazione dell’anticorpo monoclonale nel neonato. Chiede che sia attivata a livello nazionale e locale una capillare campagna comunicativa, per far comprendere come la prevenzione delle infezioni da RSV nel neonato rappresenti una fondamentale offerta cui aderire, visto che si tratta per la prima volta della risposta ad un importante bisogno medico finora insoddisfatto".

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