IRCCS Humanitas, aggiunto in fase di preparazione dei linfociti
Il comune sale da cucina (NaCl), noto anche come cloruro di sodio, potrebbe potenziare le immunoterapie contro il cancro. Secondo i dati di una nuova ricerca, pubblicati sulla rivista Nature Immunology, l'aggiunta di una quantità specifica di sale potrebbe avere un'utilità inaspettata nella preparazione delle terapie cellulari contro il cancro, come le CAR-T o le TCR, in cui i linfociti di un paziente vengono prelevati, modificati in modo che riconoscano meglio le cellule tumorali e poi infusi nuovamente nel paziente stesso. Condotto presso l'IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, lo studio mostra che, se il sale è somministrato ai linfociti T in coltura prima dell'infusione nel paziente, si può aumentarne l'azione terapeutica.
La scoperta è di un gruppo di ricercatori guidati da Enrico Lugli, responsabile del Laboratorio di Immunologia Traslazionale e del Flow Cytometry Core. La ricerca ha un alto potenziale traslazionale: se futuri studi clinici confermeranno i risultati ottenuti, il sale potrebbe diventare un ingrediente importante, oltre che accessibile ed economico, da aggiungere alla combinazione di citochine e metaboliti già ora in uso nella preparazione delle terapie cellulari contro il cancro.
Il gruppo ha scoperto che una singola aggiunta di sale alle cellule coltivate in laboratorio è in grado di risvegliare le cellule stesse, aumentandone la persistenza e l'azione anti-tumorale. Gli esperimenti si sono concentrati sull'utilizzo di sale nella fase di preparazione delle cellule T, prima della loro infusione. I ricercatori hanno in particolare dimostrato che questo trattamento preparatorio è in grado di prevenire l'esaurimento delle cellule (ovvero evita che le cellule perdano la capacità di svolgere la loro azione e smettano di proliferare) una volta trapiantate. Ulteriori studi hanno rivelato che livelli di sodio più elevati nel sangue sono associati a una migliore risposta all'immunoterapia del cancro, inclusa quella con i cosiddetti inibitori dei checkpoint. Seppur preliminari, i risultati suggeriscono che si possa aumentare l'azione anti-tumorale dei linfociti.
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