Il colesterolo alto e la perdita visiva sono associati da soli al 9% di tutti i casi di demenza
Quasi la metà dei casi di demenza possono essere prevenuti o ritardati fronteggiando 14 fattori di rischio che iniziano già durante l'infanzia, comprese due nuove fonti di rischio, il colesterolo alto e la perdita visiva, associati da soli al 9% di tutti i casi di demenza. È emerso da uno studio su Lancet secondo cui si stima che il 7% dei casi sia attribuibile al "colesterolo cattivo", già intorno ai 40 anni, e il 2% dei casi alla perdita della vista in età avanzata. Poi ci sono i 12 fattori di rischio già identificati dalla Lancet Commission nel 2020: basso livello di istruzione, perdita dell'udito, ipertensione, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, alcol, trauma cranico, inquinamento e isolamento sociale, collegati al 40% di tutti i casi di demenza.
La Commissione, composta da 27 esperti mondiali sulla demenza, ha stilato 13 raccomandazioni per ridurre i fattori di rischio, dal fornire a tutti i bambini un'istruzione di buona qualità a offrire apparecchi acustici per tutti coloro che hanno una perdita dell'udito e ridurre l'esposizione al rumore dannoso; dalla diagnosi e cura del colesterolo Ldl elevato agli screening e le cure per i problemi di vista per tutti. Bisogna inoltre trattare la depressione, organizzare azioni contro la solitudine; la lotta all'inquinamento e al fumo. Cruciale è inoltre ridurre il contenuto di zucchero e sale negli alimenti. Gli esperti ricordano che a causa del rapido invecchiamento della popolazione mondiale, il numero di persone che vivono con la demenza è destinato a quasi triplicare entro il 2050, passando da 57 milioni nel 2019 a 153 milioni. L'aumento dell'aspettativa di vita sta anche guidando un aumento delle persone con demenza nei paesi a basso reddito. I costi globali per la salute e i servizi sociali legati alla demenza sono stimati a oltre 1 trilione di dollari all'anno. "Ora abbiamo prove più solide che i fattori di rischio agiscono più fortemente nelle persone vulnerabili - afferma l'autore principale Gill Livingston della University College London. Bisogna ridurre le disuguaglianze rendendo gli stili di vita sani il più possibile accessibili a tutti", conclude.
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