"L'elastografia di ultima generazione ha ridotto di oltre il 50% il bisogno di ricorrere alla biopsia, per la valutazione della patologia sia del fegato steatosico (grasso) che della fibrosi che può evolvere in cirrosi"
L'intelligenza artificiale arriva a dimezzare gli esami diagnostici a beneficio della salute, in termini di tempestività della diagnosi e delle casse del paziente o dello Stato. E' quanto sottolinea in un'intervista all'Adnkronos Francesco Pignataro, specialista in medicina interna, direttore del Master di secondo livello in ecografia internistica, pediatrica ed interventistica a Uniroma 5 San Raffaele/consorzio Humanitas.
"L'uso dell'Ia per il miglioramento dell'immagine nel caso fegato ha dimezzato le biopsie - spiega l'esperto - L'elastografia di ultima generazione, infatti, ha ridotto di oltre il 50% il bisogno di ricorrere alla biopsia, per la valutazione della patologia sia del fegato steatosico (grasso) che della fibrosi che può evolvere in cirrosi".
Alcune innovazioni dell'Ia, premette Pignataro, "sono applicate da diversi anni e consentono un'ottimizzazione delle immagini: gli ecografi di alta fascia e pian piano anche quelli di fascia media possono analizzare l'immagine e modificarne i parametri di visualizzazione attraverso gli algoritmi che restituiscono un'immagine a video molto più dettagliata, nitida e rappresentativa, il che si traduce in maggiori informazioni e, dunque, diagnosi precoci più accurate rispetto al passato". In questo senso l'ecografia multiparametrica "va ad analizzare in particolare le strutture dei tessuti con sonde ad alta definizione sempre mediante ultrasuoni, ma anche con l'associazione dello Smi Power Doppler che permette di esaminare i micro flussi di eventuali noduli" e quindi il livello di possibile vascolarizzazione. Accanto a questo, gli algoritmi oggi disponibili permettono di appurare l'elasticità di un tessuto.
Membro della commissione prevenzione dell'Ordine dei medici di Roma (il più grande Ordine dei medici europeo), Pignataro osserva che, nel caso del fegato in particolare, l'elaborazione dell'immagine con l'elastografia epatica di quarta generazione permette, senza ricorrere alla biopsia, di verificare tre parametri quantitativi: la steatosi e cioè il grasso nel parenchima, monitorandone l'evoluzione nel tempo; la presenza di infiammazione nel fegato, e dunque appurare se si tratta di steato-epatite che nelle conseguenze estreme porta alla cirrosi; il grado di fibrosi ossia di indurimento del fegato a seguito di epatite cronica nelle sue varie cause. "Un esame non invasivo - rileva - al quale si è arrivati con implementazione della tecnologia divenendo una delle punte di diamante dell'uso degli ultrasuoni in epatologia".
L'Ia ha prodotto due grandi novità anche per la valutazione dei noduli alla tiroide e del seno. Oltre ad utilizzare sonde a matrice ad alta definizione che permettono di "vedere meglio" queste formazioni grazie all'ecografia multiparametrica, prosegue lo specialista, "abbiamo altre frecce nella nostra faretra": dallo Smi Power Doppler per riscontrare la presenza di flusso nei noduli, al Micropure per rilevare le microcalcificazioni, all'elastografia per ottenere il cosiddetto 'strain ratio' che confronta l'elasticità del nodulo con l'elasticità del tessuto circostante.
Oltre a questo è possibile attivare l'algoritmo Ia (S Detect) che "sull'immagine statica a video realizzata dal medico riconosce il nodulo, lo contorna, dà una descrizione dettagliata delle caratteristiche ed uno score di benignità o malignità", descrive Pignataro, osservando che l'applicazione di questi sistemi permette di ridurre di circa il 30% la necessità di fare l'ago aspirato" a beneficio, last but not least quando si parla di salute, delle tasche del paziente e dello Stato. "E' un po' - conclude - come avere al fianco un esperto che ha visto 1 milione di casi con il quale realizzare un consulto".
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