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Pensioni 2024, come cambiano gli importi e le opzioni per uscire

Previdenza Redazione DottNet | 26/12/2023 13:51

L'aumento delle pensioni per adeguamento al costo della vita è del 5,4%. Tale percentuale verrà applicata in misura piena solo a quegli assegni che a dicembre 2023 non superano i 2.272 euro lordi mensili

Come cambiano le pensioni dal gennaio 2024. Nel prossimo cedolino l'Inps erogherà su ogni trattamento l’aumento previsto dalla rivalutazione, lo strumento con cui gli importi vengono adeguati al costo della vita. Gli importi non subiranno aumenti inaspettati, perché nella rivalutazione sono considerati gli importi lordi e quindi, al netto delle tasse, il netto non sarà alto quanto le cifre indicate. Il pagamento delle pensioni è solito avvenire dal primo giorno del mese. Tuttavia il primo gennaio è un giorno festivo, e per questo motivo si incomincerà ad erogare le cifre a partire dal primo giorno bancabile, ossia mercoledì 3 gennaio 2024. Anche i pagamenti previsti per sabato 6 gennaio sliterranno a lunedì 8 gennaio. Agli uffici postali si segue il consueto calendario dei pagamenti suddiviso per ordine alfabetico in base al cognome del pensionato: mercoledì 3 gennaio dalla A alla B; giovedì 4 gennaio dalla C alla D; venerdì 5 gennaio dalla E a alla K; lunedì 8 gennaio dalla L alla O; martedì 9 gennaio dalla P alla R; mercoledì 10 gennaio dalla S alla Z L’aumento di perequazione automatica, già attribuito dal 1° gennaio 2023 in via provvisoria nella misura dello 7,3 %, è stato determinato in via definitiva nella misura dell’8,1%. Il relativo conguaglio, pari allo 0,8 %, è stato già applicato sulla rata di pensione del mese di dicembre 2023.

Per il 2024, l'aumento delle pensioni per adeguamento al costo della vita è del 5,4%. Tale percentuale verrà applicata in misura piena solo a quegli assegni che a dicembre 2023 non superano i 2.272 euro lordi mensili, ossia quattro volte il trattamento minimo Inps, che è pari a 567,94 euro.

Per le pensioni fino a quattro volte il minimo è l'indicizzazione è piena (5,4%), ciò non vale per tutte le altre. Come riporta nel dettaglio il portale Pmi.it, la percentuale si riduce man mano che l'importo della pensione cresce: 4,6% fra 4 e 5 volte il minimo (2.840 euro); 2,9% tra 5 e 6 volte il minimo (3.308 euro); 2,5% tra 6 e 8 volte il minimo (4.544 euro); 2% fino a 10 volte il minimo (5.679 euro); 1,2% oltre 10 volte il minimo (5.680 euro). L'Inps ha comunicato che sono state effettuate le operazioni di rinnovo delle pensioni per l’anno 2024. L’indice provvisorio di rivalutazione delle pensioni per il 2024 è pari al 5,4%. Le prestazioni di accompagnamento a pensione (assegni straordinari, isopensione, indennità di espansione, APE sociale) non vengono rivalutate poiché non hanno natura di prestazione pensionistica. Le operazioni di rinnovo possono aver generato conguagli a credito o a debito a vario titolo relativi all’importo di pensione erogato nell’anno 2023. Questi importi sono stati riportati nel cedolino di pensione del mese di gennaio 2024 con la descrizione “Conguaglio Pensione da Rinnovo”. È stato effettuato il ricalcolo a consuntivo delle ritenute erariali relative al 2023 (IRPEF e addizionale regionale e comunale a saldo) sulla base dell’ammontare complessivo delle sole prestazioni pensionistiche erogate dall’Inps. Laddove le trattenute siano state effettuate in misura inferiore rispetto a quanto dovuto su base annua, le differenze a debito saranno recuperate, come di consueto, sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2024 anche con azzeramento dell’importo di pensione in pagamento, nel caso in cui le imposte siano risultate pari o superiori all’importo del rateo mensile in pagamento.

Nel solo caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18mila euro, per i quali il ricalcolo dell’IRPEF ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, la rateazione viene estesa fino alla mensilità di novembre (articolo 38, comma 7, legge 122/2010).  Per quanto riguarda le prestazioni fiscalmente imponibili, inoltre, a decorrere dal rateo di pensione di gennaio, oltre all’IRPEF mensile, vengono trattenute le addizionali regionali e comunali relative al 2023. Queste trattenute sono infatti effettuate in undici rate nell’anno successivo a quello cui si riferiscono. Le somme conguagliate verranno certificate nella Certificazione Unica 2024. Le prestazioni di invalidità civile, le pensioni o gli assegni sociali, le prestazioni non assoggettate alla tassazione per particolari motivazioni (detassazione per residenza estera, vittime del terrorismo) non subiscono trattenute fiscali.

Intantyo, come è ben noto, il governo ha deciso di non toccare le pensioni di anzianità di medici, funzionari degli enti locali, maestri e ufficiali giudiziari. Niente tagli anche per coloro che decideranno di andare in pensione entro il 31 dicembre di quest'anno. Le decurtazioni degli assegni scatteranno invece per i prepensionamenti. Per un riordino complessivo del settore bisognerà aspettare i prossimi mesi, il tema resta sul tavolo del governo visto l'invecchiamento progressivo del Paese a fronte di una natalità ai minimi termini, in attesa di una riforma complessiva del sistema previdenziale. I tagli sulle pensioni degli statali ex iscritti agli Istituti di Previdenza del Ministero del Tesoro (e fra questi i medici già iscritti alla CPS, Cassa Pensioni Sanitari, poi confluita nell’Inpdap, infine assorbito dall’Inps) colpiranno dunque solo le pensioni anticipate maturate a partire dal 1° gennaio 2024. Su queste pensioni, poi, oltre al taglio della quota retributiva ante 1996, si abbatterà anche (per recuperare la spesa necessaria a tenere indenni le pensioni di vecchiaia) un allungamento delle cosiddette finestre di uscita, attualmente pari a tre mesi, che si amplieranno gradualmente fino a raggiungere i nove mesi dal 1° gennaio 2028.

Quota 103

Confermata la proroga di un anno di «Quota 103»: si potrà lasciare il lavoro solo con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Ma chi sceglierà la strada della pensione nel 2024 si troverà un assegno decurtato: il calcolo non sarà più effettuato sulla base del sistema misto (retributivo/contributivo) ma solo sulla base degli effettivi contributi versati e l’assegno, fino al compimento dei 67 anni, non potrà avere un valore lordo superiore a 2272 euro al mese. Viene confermato l’incentivo al posticipo al pensionamento. Chi ha maturato i requisiti di «Quota 103» entro il 31 dicembre 2023 mantiene le condizioni più favorevoli esistenti.

Ape Social
L'Ape Sociale viene prorogata sino al 31 dicembre 2024 ma sale il requisito anagrafico: chi ha almeno 63 anni potrà andare in pensione con almeno 63 anni e cinque mesi. Non ci sarà un ampliamento delle categorie di lavoratori cosiddette gravose e in più non sarà possibile cumulare prestazioni con i redditi di lavoro dipendente o autonomo ad eccezione del lavoro occasionale entro un massimo di 5 mila euro l’anno. Assegno calcolato col sistema misto ma con un massimo di 1500 euro lordi fino al compimento dei 67 anni di età quando, cioè, scatta la pensione di vecchiaia.

Le pensioni per i giovani
Capitolo giovani, cioè chi ha iniziato a versare i contributi a partire dal 31 dicembre 1995. Per queste categorie di lavoratori varrà il calcolo del contributivo puro. Viene eliminato il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi ma viene inserito un limite diversificato – spiega il portale “Pensionioggi” – per accedere alla pensione a 64 anni e 20 anni di contributi. «In particolare si sale a 3 volte l’assegno sociale salvo si tratti di donne con figli nel quale caso la soglia resta pari a 2,8 volte se c’è solo un figlio e scende a 2,6 volte in presenza di almeno due figli».

Resta il limite dei 67 anni
Chi andrà prima in pensione dovrà aspettare lo scatto dei 67 anni di età: l’assegno per chi sceglie di lasciare il lavoro, ad esempio, a 64 anni e 20 anni di contributi, non potrà eccedere le 5 volte il minimo Inps (cioè circa 2.840€ lordi al mese). Oggi questo limite non c’è.

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