L’importo dell’assegno dell’Enpam corrisponde all’80 per cento di 5/12 del reddito professionale prodotto, imponibile presso l’Enpam, che l’iscritta ha denunciato ai fini fiscali nel secondo anno precedente alla nascita del bambino
Sono in continuo aumento le garanzie che l’Enpam offre ai nuovi nati: all’indennità di maternità, che ha comunque un minimo garantito ed un importo supplementare in presenza di particolari requisiti reddituali, si aggiunge il sussidio per le spese di asilo nido e baby-sitter, accessibile a tutti i medici e gli odontoiatri con un reddito al di sotto di circa 55.000 euro annui.
Per l’indennità di maternità vera e propria, però, dal testo unico emerge un principio consolidato: che cioè, in presenza di istituti che garantiscono il mantenimento dello stipendio nei periodi di astensione obbligatoria (come nel caso dei medici dipendenti), essa non può essere richiesta all’Enpam, per non duplicare il beneficio.
L’importo dell’assegno dell’Enpam corrisponde all’80 per cento di 5/12 del reddito professionale prodotto, imponibile presso l’Enpam, che l’iscritta ha denunciato ai fini fiscali nel secondo anno precedente alla nascita del bambino (per cui ad esempio se la data presunta del parto è il 10 novembre 2023, occorre presentare la dichiarazione del 2022 riferita al reddito del 2021). È comunque previsto un assegno minimo, garantito a tutte le dottoresse anche in assenza di redditi, attualmente pari ad € 5.569,72 per l’intero periodo. In sostanza, quindi, se la dottoressa ha uno stipendio di 1.000 euro al mese ed il contratto di dipendenza gliene assicura la conservazione per tutto il periodo di astensione obbligatoria, per un totale di 5.000 euro complessivi, l’Enpam, su richiesta, erogherà i 569,72 euro che mancano per raggiungere il minimo.
Non si può invece scegliere fra il trattamento da dipendente (che prevale comunque) e quello da libero professionista (che può in alcuni casi risultare più elevato dell’altro). Se cioè ad esempio il medico da dipendente ha uno stipendio da 1.500 euro, che gli viene conservato per la maternità, ma due anni prima del parto aveva un reddito libero professionale di 45.000 euro, e quindi un’indennità di maternità virtuale Enpam di 3.000 euro mensili, dovrà comunque accontentarsi dei 1.500 euro del suo contratto.
È così ad esempio per le dottoresse titolari di assegno di ricerca. A tali assegni si applica, ai fini previdenziali, la disposizione di cui all’art. 2, comma 26 della legge 335/95, che impone il versamento dei contributi previdenziali alla gestione separata dell’Inps, a cui l’iscritto deve contribuire, per di più in parte, versando anche una piccola percentuale per garantirsi la copertura previdenziale/assistenziale in caso di maternità e malattia. Le norme a tutela della maternità per i titolari di assegni di ricerca sono dettate dall’art. 5 del Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 12 luglio 2007.
L’INPS, se il medico è in possesso dei requisiti (cioè se risultano accreditate almeno tre mensilità di contribuzione nei dodici mesi precedenti il periodo di maternità), eroga su richiesta dell’interessata l’indennità di maternità. L’indennità sarà integrata dall’Università, fino a concorrenza dell’intero importo dell’assegno di ricerca. L’Enpam potrà integrare ulteriormente l’indennità di maternità, una volta acquisita la documentazione di entrambi i soggetti erogatori (Inps ed Università), ma soltanto fino all’indennità minima delle libere professioniste, cioè fino agli € 5.569,72 complessivi.
Nel 2027-2028 i requisiti per la pensione dovrebbero aumentare di tre mesi: l’età richiesta per la pensione di vecchiaia passerebbe a 67 anni e 3 mesi
Per i periodi lavorati fino al 31 dicembre 1995 si deve calcolare il 2,5 % per anno d’anzianità contributiva anche per chi ha compiuto 65-66 anni
"E' un’opportunità a costo fisso che permette di investire sull’assegno futuro sfruttando le agevolazioni fiscali e, per professionisti che andranno in pensione in cumulo, di anticipare il pensionamento"
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Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
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