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Medici di famiglia e pediatri. negli studi le mascherine vanno mantenute. La situazione negli ospedali italiani

Infettivologia Redazione DottNet | 02/05/2023 18:45

Negli ospedali italiani prevale comunque la precauzione: bocche coperte nei reparti, nei corridoi, tra i medici e i pazienti in attesa

Le mascherine negli studi dei medici di famiglia "per il momento vanno mantenute, in attesa di indicazioni operative per i medici che verranno emanate a breve". E' questa la linea indicata dal segretario generale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, dopo la nuova ordinanza del ministro della Salute Orazio Schillaci che, a partire dall'1 maggio, rimuove l'obbligo generalizzato delle mascherine negli ospedali e demanda a medici e pediatri la decisione in merito all'utilizzo del dispositivo di protezione negli ambulatori medici.   "Stiamo lavorando - spiega Scotti all'ANSA - alla messa a punto di indicazioni operative per i medici di base, una sorta di linee guida che saranno pronte a breve e invieremo al ministero della Salute".

L'obiettivo, chiarisce, "è dare un'indicazione scientifica ai medici affinchè non si crei una discrezionalità eccessiva negli studi e la scelta se utilizzare o no le mascherine sia basata su considerazioni scientifiche ed epidemiologiche". Ad esempio, afferma, "sarà importante prendere in considerazione la tipologia di studio medico, se cioè è dotato di una stanza apposita per accogliere i pazienti più fragili o se ha un numero congruo di finestre per il ricambio dell'aria.

Sulla base di questi elementi si potrà decidere se mantenere l'obbligo di mascherina oppure no. Ma la decisione dovrà considerare anche il periodo epidemiologico e durante la stagione influenzale sarebbe dunque preferibile l'utilizzo dei dispositivi di protezione". Per ora, sottolinea Scotti, "la nostra indicazione è comunque di continuare a prevedere l'obbligo di mascherina negli studi, in attesa delle indicazioni operative. Questo perchè siamo ancora in presenza di una coda dell'influenza stagionale e continuiamo a registrare casi di infezioni respiratorie e casi di Covid-19. Si tratta, per le malattie respiratorie, di un trend anomalo rispetto allo scorso anno, anche a causa dell'andamento climatico". Dunque, conclude il segretario della Fimmg, "è bene non abbassare la guardia e riteniamo importante contribuire con l'utilizzo delle mascherine alla protezione dei pazienti più fragili, che resta una priorità".

Secondo la Fimmg i medici di famiglia dovrebbero tenere conto della presenza di soggetti sintomatici, coloro che hanno una malattia respiratoria in corso, con mal di gola, raffreddore o tosse, e a loro chiedere di indossare le mascherine, per scongiurare il rischio di infettare i fragili. Ma dovrebbero anche stabilire nei loro studi l‘obbligo di mascherina per tutti in alcuni periodi dell'anno più ‘caldi', da ottobre a marzo, quando normalmente si raggiunge il picco dell'influenza stagionale, perché in questo caso si tiene conto della possibile esistenza di pazienti asintomatici. E questo naturalmente prescinde dalla caratteristiche logistiche dei singoli studi medici. In ogni caso il singolo medico potrà sempre decidere di consigliare l’utilizzo del dispositivo di protezione ai pazienti fragili, oncologici o immunodepressi, indipendentemente dalla stagionalità e dall’andamento epidemiologico delle malattie infettive trasmissibili. Anche negli studi medici naturalmente, così come è stato fino ad ora, saranno sempre esclusi dall'obbligo i bambini sotto i 6 anni.  Oltre a questo agli ambulatori si prescrive di continuare con l'igienizzazione delle mani con gel disinfettante: "Non è pensabile che i medici tornino a lavorare senza mascherine e senza guanti – ha aggiunto Scotti a Fanpage.it – Ci sono studi che dicono che le mascherine non servono più di tanto, ma francamente, le norme di comportamento utilizzate durante questi ultimi anni hanno dimostrato che abbiamo avuto il Covid-19, ma l'influenza stagionale è drasticamente diminuita in quella fase. Quindi manteniamo un atteggiamento che tuteli i nostri assistiti".

La Federazione raccomanda inoltre ai suoi iscritti di differenziare i percorsi di accesso agli studi per i pazienti che presentano sintomi respiratori e di fa indossare i dispositivi di protezione anche al personale di studio. Raccomanda inoltre di sottoporre o far sottoporre a tampone diagnostico rapido chiunque presenti sintomatologia respiratoria con obbligo di utilizzo della mascherina in caso di visita in studio, prediligendo modalità di accesso su appuntamento. "Noi abbiamo sempre visitato senza avere l'obbligo del tampone, se no avremmo dovuto chiudere gli studi. Ma chiaramente la possibilità per i medici di famiglia di effettuate i tamponi sarebbe un valore aggiunto, anche per la prevenzione del contagio. Ma ovviamente non c'è la possibilità di fare tamponi a tappeto", ha concluso Scotti.

"Esprimiamo un sentito apprezzamento per la sensibilità mostrata dal Ministro Schillaci nell’aver inserito gli ambulatori dei Pediatri di Famiglia e dei Medici di Medicina Generale all’interno dell’ordinanza che disciplina l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale nelle strutture sanitarie, sottolineando, ancora una volta, l’attenzione dell’Esecutivo nei confronti dei professionisti delle Cure Primarie e la centralità dei presidi dell’assistenza territoriale". Ha dichiarato Antonio D’Avino, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), in merito alle nuove regole sull’uso delle mascherine, in vigore da ieri, che rimettono la decisione sull'utilizzo di dispositivi di protezione individuale negli ambulatori medici alla discrezionalità dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta. "Discrezionalità non vuol dire assenza di regole ma auto-governarsi in modo responsabile – ha precisato D’Avino. La FIMP è già al lavoro per elaborare dei criteri operativi omogenei ai quali i Pediatri di Famiglia dovranno attenersi scrupolosamente su tutto il territorio nazionale." 

"In tal senso" - ha aggiunto Martino Barretta, coordinatore nazionale FIMP dell’’Area Vaccinazioni e Immunizzazioni – "abbiamo avviato, insieme alla Federazione dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), un tavolo tecnico che valuterà le migliori soluzioni da implementare negli studi medici, che tengano conto sia di criteri scientifici oggettivi, a partire dall’andamento della curva dei contagi Covid attestata dalle autorità sanirarie nazionali, sia delle caratteristiche strutturali e organizzative degli studi professionali. Il nostro obiettivo resta quello di garantire le condizioni di massima sicurezza negli studi medici, a tutela della salute di pazienti e operatori".

Vige, dunque, l'ordinanza ma vince la prudenza. Nel primo giorno non festivo senza l'obbligo diffuso di mascherine, così come indicato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, negli ospedali romani prevale comunque la precauzione: bocche coperte nei reparti, nei corridoi, tra i medici e i pazienti in attesa. E' così al San Camillo, grande ospedale pubblico della Capitale, che ha recepito l'ordinanza del ministro ma dove si continua, in ogni caso, a non togliere la mascherina: tra la piastra, i reparti e l'affollata sala del Cup (dove ben tre cartelli ribadiscono che si entra 'con') è difficile trovare un volto scoperto. "Noi la continuiamo a mettere" afferma una infermiera nel corridoio principale. Le regole restano ferree nei reparti più delicati, come Rianimazione e Terapia Intensiva: sulle porte, cartelli non più vecchi di una settimana indicano l'obbligo di indossare la ffp2, se non proprio il camice e i guanti. Unica eccezione sembra la sala d'attesa del Pronto soccorso, dove di volti coperti se ne vedono pochi.  Al Gemelli, invece, anche nella sala d'attesa del Pronto soccorso si rispettano le regole di sicurezza: nessuno attende il suo turno senza la mascherina addosso. E la prudenza sembra la linea dell'intero 'popolo' del grande policlinico universitario scelto anche dal Papa per i suoi ricoveri. Anche in Sicilia via libera alle misure di precauzione previste dalla ordinanza del ministro per la Salute, Orazio Schillaci, con l'obbligo di indossare la mascherina negli ospedali che resterà valido soltanto all'interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura e nelle Rsa. Anche negli ospedali bolognesi prevale la prudenza: in attesa di definire con precisione le regole sul tema, la scelta che va per la maggiore è di non abbandonare ancora uno dei comportamenti che ha fatto da costante nelle strutture sanitarie negli ultimi tre anni. Intanto è in corso l'organizzazione per mettere a punto i codici di comportamento complessivi, visto che il Ministero lascia ampia discrezionalità alle singole aziende. L'obiettivo è quello di arrivare a un coordinamento a livello regionale per dare indicazioni univoche a tutti gli ospedali dell'Emilia-Romagna.     Al momento l'atteggiamento è quello di privilegiare la prudenza, favorendo e incoraggiando l'uso della mascherina anche dove non sarebbe espressamente previsto, a tutela soprattutto dei pazienti più fragili, oltre che del personale sanitario. E anche la stragrande maggioranza degli utenti ha sostanzialmente deciso di uniformarsi a questo comportamento, comprendendo l'importanza della mascherina in luoghi delicati come gli ospedali.

La direttiva emanata da Massimo Annicchiarico, direttore generale della Sanità veneta, integra le regole ministeriali con ulteriori diktat: "Fino a nuova comunicazione si raccomanda ai responsabili delle strutture di mantenere l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie in tutti gli ambienti al chiuso delle realtà sanitarie, per esempio reparti di degenza, ambulatori e sale d’attesa; negli spazi comuni con accesso al pubblico anche se non adibiti espressamente all’attività sanitaria e assistenziale, come corridoi, ascensori, sportelli dedicati all’utenza; nelle strutture socioassistenziali anche non residenziali, cioè centri diurni, comunità alloggio e per la salute mentale, limitatamente agli operatori".

All'ospedale Cardarelli di Napoli resta obbligatorio indossare la mascherina in tutti i reparti e per l'accesso al pronto soccorso dove viene effettuato anche il tampone. La direzione sanitaria del più grande ospedale del Mezzogiorno ha deciso di rendere più stringente l'uso dei dispositivi di sicurezza personale all'indomani dell'entrata in vigore dell'ordinanza del ministero che lascia alle direzioni sanitarie la discrezionalità rispetto all'uso delle mascherine in reparti non indicati nel provvedimento. Una scelta quella del Cardarelli - fanno sapere dalla direzione sanitaria - maturata in virtù "della complessità dei pazienti che si affidano alle nostre cure e anche in ragione di dati epidemiologici". Nelle aree comuni invece si potrà stare senza mascherina.

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