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Sclerosi multipla: obiettivo trovare un farmaco che sostituisca la mielina

Farmaci Redazione DottNet | 01/11/2022 13:58

Se n'è discusso ad Amsterdam nel 38esimo Congresso dell’European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis

Trovare un farmaco capace di ricostituire la mielina è una delle novità emerse ad Amsterdam dal 38esimo Congresso dell’European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ECTRIMS), il più importante evento al mondo dedicato alla sclerosi multipla, una malattia che, ci tengono a precisare gli esperti, non è più una condanna alla sedia a rotelle come succedeva 25-30 anni fa.

 Gli studi vanno nella direzione di identificare il profilo immunitario dei soggetti malati per trovare biomarcatori (come i neurofilamenti che stanno ormai entrando nella pratica clinica) che identificano la sottopopolazione di cellule che crea il danno e “suggeriscono” la terapia migliore per quel soggetto.  L’esposizione al sole per sviluppare la vitamina D, l’attività fisica, una sana alimentazione e il rispetto del ritmo sonno-veglia sembrano essere associati con un ridotto rischio di sviluppare la sclerosi multipla, mentre l’uso smodato di antibiotici, obesità, fumo e alcol sono tutti fattori potenzialmente coinvolti nello sviluppo delle malattie autoimmuni.

 L’infiammazione tipica della sclerosi multipla è subdola, è sempre presente anche se non compaiono nuove lesioni alla risonanza magnetica. Per questo è fondamentale cominciare il prima possibile con un farmaco mirato e più efficace e immaginare, allo stesso tempo, il possibile cambiamento del protocollo terapeutico con l’avanzare dell’età del paziente che va incontro a immunosenescenza..

Tra le terapie che sembrano promettenti e che, ancora in fase sperimentale, stanno mostrando benefici a lungo termine nei pazienti con la forma recidivante trattati per più di tre anni e mezzo c’è una nuova classe di farmaci, fra cui si annovera evobrutinib, il cui meccanismo d’azione è particolare. «Inibendo l’azione della tirosinchinasi di Bruton (Btk), agisce sia nel modulare le risposte dei linfociti B sia nel modulare l’attivazione delle microglia, le cellule responsabili della funzione immunitaria del tessuto nervoso che hanno l’antigene che scatena la malattia — precisa Francesco Patti al Corriere della Sera, professore associato di Neurologia all’Università di Catania —. Rendere inattive le microglia significherebbe contribuire a spegnere l’infiammazione cronica a livello del sistema nervoso centrale e non solo a livello periferico. Si è visto, inoltre, come questi farmaci riducono il volume delle smoldering lesions, quelle lesioni che, come la brace sotto la cenere, covano nelle strutture del sistema nervoso centrale. Questo determina minori demielinizzazione, danno degli assoni e neurodegenerazione e determina la possibilità di ridurre il fenomeno PIRA, ovvero la progressione indipendente dalle recidive. Vista la peculiarità del modello di azione, questi farmaci potrebbero essere usati in combinazione con altri già in uso, come accade nei trattamenti di polichemioterapia in cui già si sfruttano. È però fondamentale tenere gli occhi aperti sui possibili rischi di epatotossicità, mettere in atto quindi sistemi di sorveglianza ad hoc».

Cure «rigenerative»

Molta attenzione è stata dedicata alle terapie «rigenerative» o remielinizzanti, ossia capaci di ricostituire la mielina, la guaina che riveste le fibre nervose e che viene distrutta dalla malattia. «È la nuova frontiera della ricerca terapeutica nella sclerosi multipla. Sono stati presentati dati preliminari promettenti sulla possibilità di favorire la remielinizzazione con farmaci che hanno la capacità di raggiungere il sistema nervoso centrale e attivare le cellule della microglia — precisa Maria Pia Amato, professore di Neurologia all’Università di Firenze e direttore della divisione di Riabilitazione neurologica presso Ospedale universitario Careggi e IRCCS Fondazione Don Carlo Gnocchi di Firenze e presidente ECTRIMS —. Di recente si è evidenziato un marcatore proteico di oligodendrociti (le cellule che formano la mielina nel sistema nervoso centrale) promettente per individuare le caratteristiche anatomopatologiche del microambiente favorevole alla rigenerazione della mielina e al recupero delle lesioni».

La riabilitazione diventa hi-tech

Infine, annunciata entro il 2024 la revisione, con l’aiuto anche delle persone con sclerosi multipla, delle Linee guida a livello europeo per la riabilitazione che è fondamentale per il percorso di cura assieme ai farmaci. «L’obiettivo è creare indicazioni uniformi per gli operatori sanitari — conclude Giampaolo Brichetto, neo presidente RIMS, Rehabilitation in Multiple Sclerosis, la società europea impegnata nella riabilitazione —. Tra le novità principali ci sarà l’integrazione delle terapie digitali e del monitoraggio del paziente con sensori per capire l’evoluzione della malattia; l’inserimento delle indicazioni su dove fare la riabilitazione tra ambulatorio, domicilio e ospedale in base all’efficacia e al livello di disabilità. In futuro si andrà sempre di più verso un approccio olistico per riabilitare non solo gli aspetti motori, ma anche quelli cognitivi e quelli legati all’occupazione della persona, in modo che possa migliorare o mantenere le abilità lavorative».

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