Il “test del profilo autonomo” (aAP) può essere eseguito in caso di disfunzione autonomica legata a condizione come il Long Covid, la sindrome da stanchezza cronica, la fibromialgia e il diabete di tipo 1 e 2
Migliorare la gestione casalinga del Long Covid grazie a un nuovo test “fai da te”: è questo l’obiettivo che i ricercatori della School of Medicine dell’Università di Leeds hanno cercato di raggiungere tramite lo studio “The self-report version and digital forma of the Covid-19 Yorkshire Rehabilitation Scale (C19-YRS) for Long Covid or Post-Covid syndrome assessment and monitoring”. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Advances in Clinical Neuroscience of Rehabilitation, indicano che il team guidato da Manoj Sivan è riuscito a sviluppare un esame diagnostico eseguibile comodamente da casa, senza dover andare in ospedale o in un’altra struttura specializzata.
Il “test del profilo autonomo” (aAP) può essere eseguito in caso di disfunzione autonomica legata a condizione come il Long Covid la sindrome da stanchezza cronica, la fibromialgia e il diabete di tipo 1 e 2.
Joanna Corrado, una delle autrici dello studi, spiega che il test aAP permette ai pazienti di ottenere una migliore comprensione delle proprie condizioni di salute, rendendo possibile valutare l’esistenza di eventuali correlazioni tra i sintomi sperimentati ed eventuali attività, movimenti, fattori di stress emotivo o alimenti ingeriti. Questa innovazione toglie un peso dalle spalle del servizio sanitario nazionale e rende più semplice lo screening della popolazione. “Nel Regno Unito ci sono due milioni di persone che soffrono di Long Covid" , spiega Sivan. “Le stime indicano che un terzo di questi pazienti possa essere associato a un’alterazione del funzionamento del sistema nervoso autonomo. Questa condizione può determinare vertigini, tachicardia, affaticamento, difficoltà a svolgere l’esercizio fisico, dolori o sintomi intestinali e vescicali. Il nostro test offre una possibilità di diagnosi da casa e potrebbe essere importante per il monitoraggio a lungo termine di pazienti con particolari situazioni cliniche”.
Gli scienziati ne parlano in una lettera pubblicata su Science, primo firmatario Jesse Goodman della Georgetown University
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