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Inchiesta Altroconsumo: così gli italiani vedono la farmacia

Farmacia Redazione DottNet | 19/10/2021 18:48

I consumatori sono per lo più soddisfatti dal servizio offerto, e chiedono l’implementazione di nuovi servizi come, ad esempio, il delivery, e un ruolo più attivo del farmacista

In questi tempi di pandemia, le farmacie restano un punto di riferimento importante per i cittadini, anche grazie alla loro presenza capillare sul territorio e a una politica che le vede sempre più coinvolte nella lotta al Covid: dai tamponi antigenici rapidi a prezzo calmierato disponibili in molte farmacie, fino al vaccino in un numero sempre più ampio di Regioni. Fare il vaccino dal farmacista di fiducia sotto casa può dare un nuovo impulso alla campagna vaccinale, soprattutto per gli anziani. Anche la possibilità di stampare gratuitamente il Green pass in farmacia va incontro alla fascia di popolazione che ha poca dimestichezza con gli strumenti informatici.

Gli italiani chiedono ancora più servizi in farmacia

Un ruolo importante emerso anche dalla nostra inchiesta, in cui abbiamo interpellato più di 1.500 italiani sul loro rapporto con la farmacia, nel periodo marzo-aprile 2021, quindi durante la terza ondata epidemica. Gli intervistati sono per lo più soddisfatti del servizio offerto e vorrebbero sempre più servizi da affiancare a quelli esistenti (controllo della pressione, prenotazione di visite e esami del Ssn...): ad esempio la consegna a domicilio dei farmaci in caso di emergenza e un ruolo più attivo del farmacista nel monitoraggio della salute dei pazienti, tra cui poter avere accesso alla loro storia clinica attraverso il fascicolo sanitario e in alcuni casi poter fornire farmaci che richiedono prescrizioni anche in assenza di ricetta. Infine, in caso di non disponibilità del farmaco richiesto, il farmacista dovrebbe indicare in quali altre farmacie trovarlo. A questo ruolo più attivo del farmacista si lega la richiesta degli intervistati di uno spazio nelle farmacie in cui la privacy sia garantita.

Il nodo dei farmaci generici

Se nella lotta al coronavirus le farmacie sono sempre più in prima linea, restano altri ambiti in cui c’è ancora molto da fare. A partire dalla non nuova questione dei farmaci generici generici (medicinali che hanno lo stesso principio attivo e la stessa composizione di farmaci di marca, ma costano meno): nonostante per legge il farmacista deve comunicare al cliente che esiste un farmaco equivalente a quello di marca richiesto, un intervistato su cinque ha dichiarato che il farmaco generico non gli è stato proposto. Emerge anche una scarsa disponibilità di generici: ben il 39% degli interpellati ha dovuto comprare il farmaco di marca perché il generico non c’era. Infine, il 35% degli intervistati lamenta l’eccessiva presenza nelle farmacie di prodotti come integratori e cosmetici a cui sono spesso dedicati spazi e allestimenti importanti. Sui generici il presidente di Federfarma chiarisce: “I cittadini devono chiedere il generico e denunciare chi fa resistenza a consegnarlo. Bisogna dire, però, che il farmacista guadagna di più sul generico rispetto al farmaco di marca, perché la marginalità è maggiore proprio per incentivarne il ricorso. Penso ci sia un problema culturale per cui gli italiani siano più affezionati al marchio come sinonimo di qualità. Ed è qui che deve intervenire il farmacista spiegando che non ci sono differenze”.

Farmaci venduti online

Tra coloro che hanno comprato prodotti online nell’ultimo anno (uno su tre), ben il 29% dichiara di aver acquistato farmaci con ricetta. Il che fa pensare, visto che la legge ne vieta la vendita online. Un fenomeno ben presente, se all’inizio di agosto i Nas hanno oscurato 95 siti per la vendita di farmaci online. Per quelli da banco, che si possono vendere online, meglio verificare sempre sul sito della farmacia la presenza del logo identificativo nazionale.

Non solo dispensatori di farmaci

Come ci ha raccontato Marco Cossolo, presidente di Federfarma: “Il nostro ruolo è cambiato perché il cittadino chiede servizi professionali e prestazioni sanitarie che vanno al di là della sola dispensazione del farmaco. C’è una valorizzazione del ruolo del farmacista anche per la presa in carico dei pazienti nel seguire l’aderenza terapeutica. Basti pensare che la media nazionale di aderenza alla terapia per le patologie croniche è al 40%, vuol dire che il 60% non si cura adeguatamente. Con tutti i costi per la sanità che questo comporta. Per ovviare a questo problema una volta ricevuta una diagnosi e una prescrizione bisogna accertarsi che il farmaco sia giusto e che il paziente lo prenda nel modo corretto. Come? Con un meccanismo di “dispensazione attiva” che è già stato finanziato nel Pnrr sulle farmacie rurali e che chiediamo sia esteso su tutto il sistema delle farmacie”. Ecco come funziona: attraverso gli strumenti informatici vengono messe in circuito le farmacie e anche i medici di base per monitorare l’aderenza alla terapia. Ad esempio, se risulta dispensata una scatola da 30 pastiglie e dopo 35 giorni il paziente non viene a prendere la seconda scatola, vuol dire che non sta seguendo correttamente la terapia. A quel punto si segnala al medico di base”.

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