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Vaccino Pfizer, la risposta immunitaria persiste dopo 6 mesi

Infettivologia Redazione DottNet | 29/09/2021 21:10

I risultati del lavoro dimostrano che il vaccino Pfizer stimola una persistente risposta di cellule B di memoria

La risposta immunitaria contro il Covid persiste dopo 6 mesi dalla somministrazione del vaccino a mRna di Pfizer. Lo rileva uno studio dell'Università di Siena e dell'Azienda ospedaliero-universitaria senese sui vaccini a mRna che dimostra la persistenza della risposta immunitaria di cellule B di memoria specifiche per la proteina Spike del coronavirus 6 mesi dopo la vaccinazione. I dati sono stati pubblicati su 'Frontiers in Immunology'. "Si tratta di uno studio innovativo che va oltre i dati attualmente disponibili sulla risposta immunitaria ai vaccini contro Covid-19, per lo più correlati alle risposte anticorpali", sottolineano dall'ateneo senese.

"I vaccini a mRna contro il Sars-CoV-2 - spiega Donata Medaglini, promotrice della ricerca - hanno dimostrato elevata efficacia ed immunogenicità, ma rimane ancora da stabilire quanto a lungo persista la risposta immunitaria. Buone notizie arrivano dai nostri studi, tra i primi a dimostrare la persistenza a lungo termine di cellule B di memoria, che contribuiscono a fornire una risposta alla domanda aperta sulla durata della memoria immunologica al vaccino Pfizer e sulla possibile necessità e tempistica di ripetute dosi di richiamo di un vaccino Covid-19 in soggetti sani".

I risultati del nuovo lavoro "dimostrano che il vaccino Pfizer stimola una persistente risposta di cellule B di memoria, nonostante un progressivo e fisiologico declino dei titoli anticorpali - evidenzia Medaglini - Queste cellule sono cruciali per una rapida risposta a un eventuale incontro con il virus, quando saranno infatti riattivate e capaci di produrre una nuova ondata di anticorpi anti-Spike".

Le analisi sono state condotte in 145 soggetti sani vaccinati nell'ambito dello studio Immunovac promosso da Medaglini, del Dipartimento di Biotecnologie mediche (Dbm) dell'Università di Siena e dell'Uoc Microbiologia e Virologia dell'Aou Senese, diretta da Maria Grazia Cusi. Il centro sperimentale è quello della Uoc Malattie infettive e tropicali dell'Aou Senese, diretta da Mario Tumbarello, con Francesca Montagnani, medico dello stesso reparto e ricercatore universitario sempre del Dbm. Lo studio delle cellule B di memoria è stato condotto presso il Laboratorio di Microbiologia molecolare e biotecnologia del Dbm.

"Utilizzando la tecnica di citofluorimetria a flusso multiparametrica e analisi computazionali dei dati - riferisce Annalisa Ciabattini, responsabile della facility di citofluorimetria del Dbm - siamo riusciti a identificare e quantificare le singole cellule B di memoria specifiche per la proteina Spike di Sars-CoV-2 presenti nel sangue dei soggetti vaccinati. Queste cellule costituiscono un biomarker determinante per valutare la persistenza a lungo termine di risposte immunitarie efficaci". Ora, conclude l'ateneo senese, "le analisi sono in corso anche nei soggetti fragili che, a causa della compromissione immunitaria associata alla loro malattia primaria, all'età o al trattamento farmacologico, sono particolarmente ad alto rischio di malattia Covid-19".

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