Con la cura del plasma la mortalità ridotta dell'11%
"Oltre 300 sacche di plasma di pazienti convalescenti sono disponibili e verranno conservate per "essere utilizzate in caso di nuove pandemie". A spiegarlo è stato Giuseppe De Donno, direttore della Pneumologia e dell'Unità di Terapia intensiva respiratoria dell'Ospedale Carlo Poma di Mantova, in audizione in commissione Affari sociali della Camera, illustrando i risultati della sperimentazione con il plasma iperimmune in pazienti con forme gravi di Covid-19. "Abbiamo fatto un incontro con il Centro regionale sangue - ha spiegato - per decidere cosa fare del plasma che abbiamo accumulato tra Mantova e Pavia, ovvero oltre 300 sacche di plasma. Abbiamo deciso di tenercelo e non avviarlo all'industria farmaceutica per essere pronti affinché possa essere utilizzato in caso di nuove pandemie".
Perché "se avremo una seconda ondata a ottobre o novembre dobbiamo essere pronti e averlo a disposizione". Inoltre, con il protocollo Mantova-Pavia si è cercato di "dare l'opportunità ai centri che hanno bisogno di attingere plasma dalla nostra riserva". "In queste ultime settimane - ha precisato De Donno - abbiamo ceduto volentieri decine di sacche di plasma ai colleghi di Milano e di alcune zone dell'Emilia Romagna". Quanto alla sperimentazione in corso, è un protocollo "nato in tempi di guerra": arruola solo 50 pazienti ed è difficile da estendere a livello nazionale ora che i casi gravi di Covid sono sempre meno. "Ma è il primo di questo tipo nel mondo occidentale e ha dato il là ad altri studi sul plasma".
Nel 90% dei pazienti Covid gravi arruolati nella sperimentazione sull'uso del plasma "si è ottenuta la negativizzazione del tampone, e in questi pazienti si è ottenuta una riduzione del tempo ricovero di 5 giorni e una precoce sospensione della ventilazione meccanica. C'è stata inoltre una significativa riduzione della mortalità di circa l'11%", rivela Giuseppe De Donno. I revisori stanno completando l'editoriale di presentazione del lavoro. Inoltre, ha detto del Donno, "il plasma dei convalescenti è sicuro" e "non abbiamo mai osservato eventi avversi e effetti collaterali, tranne in un caso una lieve orticaria. Merito di chi governa il mondo della donazione del sangue e la produzione di emoderivati, che, in Italia, è quanto di più sicuro ci possa essere".
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