Le complicanze sono prevalentemente di natura biologica in presenza di fratture intracapsulari, e biomeccaniche in caso di fratture extracapsulari
Il fallimento dell' osteosintesi, cioè la fissazione dei segmenti ossei di una frattura, è ancora una delle complicanze più temibili in traumatologia ortopedica. Secondo i dati diffusi dall' Oms circa 45 milioni di persone nel mondo, e oltre 400 mila in Italia, sono affette da disabilità permanente secondaria a un trauma e, in una percentuale molto elevata, questi esiti sono riferibili a traumi a carico dell' apparato muscolo-scheletrico. E' quanto è emerso nel corso del 12° Trauma Meeting promosso dagli Ortopedici e traumatologi ospedalieri d' italia (Otodi), al quale prendono parte oltre 1.300 esperti italiani e stranieri.
Secondo gli ortopedici, considerando le fratture di femore prossimale, che rappresentano uno dei carichi maggiori di lavoro negli ospedali italiani, si comprende come le complicanze siano prevalentemente di natura biologica in presenza di fratture intracapsulari, e biomeccaniche in caso di fratture extracapsulari.
Le percentuali di complicanze presentano valori estremamente variabili, oscillando anche del 50-60%, in primis a causa di una mancata omogeneità dei casi considerati e dunque di una serie di complicanze legate a morbidità coesistenti o pre-esistenti: si pensi a problematiche sistemiche quali il diabete, patologie vascolari, che inficiano inevitabilmente il decorso post-operatorio. Gli esiti in traumatologia rappresentano dunque una problematica estremamente attuale e meritevole di scambio di informazioni e di esperienze tra professionisti ortopedici - sottolineano gli esperti - al fine di definire dei percorsi diagnostico terapeutici che possano effettivamente contenere l' incidenza di complicanze e garantire un recupero funzionale ottimale. Uniformare i trattamenti - concludono gli esperti - rappresenta il punto di partenza per poter studiare in maniera significativa i risultati.
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