Si cercano volontari per uno studio di due anni
Da un vecchio farmaco la speranza di una possibile cura per i cavernomi cerebrali, malformazioni dei vasi sanguigni del cervello che possono provocare emorragie a volte associate a deficit neurologici, crisi epilettiche, mal di testa ricorrenti, paralisi o ictus emorragico. Il propranololo, un medicinale già disponibile e di uso comune, si è dimostrato efficace negli animali e ora uno studio clinico lo testerà nell' uomo. La speranza è quella di offrire ai pazienti un' alternativa 'dolce' alla rimozione chirurgica del cavernoma tramite craniotomia.
All' origine ci sono ricerche firmate da un team guidato da Elisabetta Dejana dell' Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) e dell' università Statale di Milano, sostenute dall' Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e dall' European Research Council (Erc).
Ad oggi sono state reclutate 69 persone, ma si punta ad arrivare a 80. Lo studio durerà 2 anni e prevede l' assunzione quotidiana del farmaco accompagnata da diverse indagini, tra cui una risonanza magnetica annuale centralizzata per tutti i pazienti al Policlinico di Milano, e prelievi che consentano l' identificazione e la caratterizzazione di nuovi marcatori diagnostici e terapeutici.I cavernomi cerebrali, malformazioni vascolari di natura congenita o sporadica, hanno una forma a grappolo simile a un lampone e sono composti da 'acini' gonfi di sangue chiamati caverne e rivestiti da una parete endoteliale estremamente sottile. Una volta effettuata la diagnosi tramite risonanza magnetica e analisi genetica delle mutazioni responsabili, l' unico trattamento possibile finora è la rimozione chirurgica attraverso craniotomia: "Una procedura invasiva e particolarmente critica se il paziente è un bambino - spiegano gli esperti - o se il cavernoma è ubicato in un' area cerebrale delicata o nel midollo spinale".
Già nel 2013, in un articolo pubblicato su 'Nature', il gruppo dell' Ifom aveva definito i cavernomi come tumori benigni formati da cellule endoteliali trasformate che diventano più mobili, invasive e vanno incontro a una crescita incontrollata. La causa di questo cambiamento è stata individuata nell' assenza di una delle tre proteine che formano il complesso Ccm (Cerebral Cavernous Malformation) e che sono codificate dai tre geni Ccm1, Ccm2 e Ccm3. Con un nuovo articolo pubblicato di recente su 'Nature Communications', Dejana e colleghi hanno aggiunto un tassello alla caratterizzazione molecolare dei cavernomi: un contributo che, secondo i ricercatori, si può rivelare "molto importante per caratterizzare più precisamente la patologia e individuare un approccio terapeutico alternativo alla neurochirurgia". "Quanto emerge dalle ultime ricerche che abbiamo condotto in laboratorio - afferma Dejana - è che, dal punto di vista molecolare, vi sono similitudini sorprendenti tra il cavernoma e un tumore benigno".
La formazione dei cavernomi partirebbe infatti da una sola cellula, che mantiene nei vasi del cervello delle caratteristiche di immaturità. Questa cellula, se portatrice di una mutazione in uno dei tre geni Ccm, è capace di proliferare vigorosamente e di creare le grosse malformazioni tipiche del cavernoma. "Abbiamo sospettato fin dall' inizio che la responsabilità di queste malformazioni fosse legata alla proliferazione delle cellule staminali endoteliali presenti nel cervello, dove sono in numero più elevato che in altri organi - sottolinea Matteo Malinverno, primo autore dell' articolo - Dopo aver indotto la mutazione di uno dei geni Ccm in topi di laboratorio abbiamo potuto monitorare i tempi di formazione dei cavernomi e, grazie a una tecnica che permette di seguire il destino di ogni singola cellula, abbiamo ottenuto conferma sperimentale che l' iniziale formazione dei cavernomi è effettivamente dovuta a una cellula sola, immatura, che entra in una fase di espansione clonale".
L' aspetto interessante - nota Dejana - è che, una volta identificate, queste cellule potrebbero essere eliminate selettivamente, bloccando così la formazione dei cavernomi. Il tutto senza creare grossi danni ai vasi normali del cervello". Grazie all' uso di topi di laboratorio, infatti, si è riusciti a ricreare il decorso della patologia umana e a verificare l' efficacia di farmaci potenzialmente utili a sostituire la chirurgia nella cura del cavernoma. "Sorprendentemente il propranololo, un classico beta-bloccante già disponibile in commercio, riduce significativamente la formazione di cavernomi nel topo", hanno osservato i ricercatori. "Questa osservazione - conclude Dejana - ci ha permesso di programmare uno studio clinico controllato in collaborazione con Roberto Latini dell' Istituto Mario Negri. Grazie a questo studio dovremmo raccogliere informazioni importanti sugli effetti di questa terapia nei pazienti".
L'azienda è pronta per continuare "a valutare e promuovere programmi promettenti, al fine di offrire ai pazienti nuovi farmaci innovativi"
E' approvato da Aifa e prescrivibile con piano terapeutico, il primo trattamento orale (ritlecitinib) per l'Alopecia Areata severa negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni
L’approvazione Europea è supportata dai risultati dello studio clinico di Fase 3 SELECT GCA che ha dimostrato che i pazienti trattati con upadacitinib hanno raggiunto l’endpoint primario della remissione sostenuta e importanti endpoint secondari
Talquetamab è la prima immunoterapia per il trattamento del mieloma multiplo che abbia come target il GPRC5D (G-protein coupled receptor family C group 5 member D)
Via libera da Aifa, riduce i sintomi intestinali senza l'uso di steroidi
Lo studio sperimentale di fase III è stata la più ampia sperimentazione sulla fibrosi polmonare idiopatica (IPF) ad oggi mai condotta, in corso presso circa 400 centri e in oltre 30 Paesi
Lo rivela la prima analisi globale sull'argomento pubblicata sulla rivista The Lancet e condotta dal Global Research on Antimicrobial Resistance (Gram) Project
La dose giornaliera del farmaco contro il diabete ha preservato la cognizione e ritardato il declino di alcuni tessuti
Commenti