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Vendita farmaci contraffatti con falso bollino, 11 arresti. Due farmacisti

Farmaci Redazione DottNet | 24/01/2019 21:23

Operazione del Nas di Milano: business da 5 milioni l'anno

Farmaci rubati, comprati sottocosto, con etichette contraffatte, farmaci vietati rivenduti con tutte le documentazioni in regola. L'indagine dei carabinieri del Nas di Milano, che ha portato all'arresto di 11 persone in 10 province italiane, ha svelato un business da milioni di euro gestito da due gruppi distinti per modalità e provenienza. Da una parte il gruppo del sud capeggiato da padre e figlio di Napoli, entrambi farmacisti iscritti all'albo, che acquistavano farmaci antitumorali (e non solo) dalle aziende farmaceutiche a prezzi stracciati per rivenderli nelle loro quattro farmacie dopo aver contraffatto le etichette di accompagnamento in una stamperia clandestina.

Dall'altra c'era il gruppo del nord, che rubava i medicinali servendosi di due dipendenti infedeli di una ditta farmaceutica e poi li rimetteva sul mercato di Lombardia ed Emilia attraverso complici nel campo della distribuzione.

In mezzo c'era un imprenditore bresciano che aveva contatti con entrambi e con la famigerata "Caiazzo", la farmacia nella piazza omonima di Milano che nel marzo 2016 era finita in un'indagine della Dda perché risultata acquistata da Giuseppe Strangio nel 2006 grazie ai proventi del traffico di stupefacenti delle famiglie di 'ndrangheta dei Marando e dei Romeo. "Nel corso dell'ultima indagine ci siamo imbattuti nell'imprenditore attivo nel campo farmaceutico - ha spiegato il comandante del Nas di Milano, Salvatore Pignatelli - E' lui l'anello di congiunzione delle bande che comunque non hanno mai lavorato assieme".

Le accuse, a vario titolo, sono associazione per delinquere finalizzata al furto di farmaci, alla truffa ai danni di privati ed enti pubblici, ricettazione, falsificazione, riciclaggio di specialità medicinali e autoriciclaggio. L'inchiesta è stata chiamata "Partenopea" proprio perché a capo del gruppo del sud c'erano padre e figlio di Napoli, avevano organizzato una macchina perfetta per far soldi: compravano dalle aziende farmaceutiche utilizzando lo sconto riservato ai medicinali destinati agli ospedali (l'Agenzia del farmaco offre la possibilità di acquistarli anche con l'80 per cento di riduzione del costo), applicavano etichette realizzate nella propria stamperia e le vendevano nelle loro farmacie, due in Campania e due a Firenze. In un solo anno avrebbero guadagnato 5 milioni di euro. Avevano allestito una vera stamperia in grado di riprodurre quasi fedelmente le etichette prodotte dalla Zecca di Stato.

La qualità era così alta da ingannare molte aziende farmaceutiche a cui sono state sottoposte le confezioni col nuovo bollino. L'altro gruppo rubava i farmaci grazie a una dirigente e al magazziniere di una ditta e poi li rimetteva sul mercato tramite complici nel campo della distribuzione che creavano documenti validi.

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