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Corruzione e truffa, arrestato un luminare di ematologia

Professione Redazione DottNet | 03/10/2018 18:41

Operazione del Nas in sette regioni, 11 misure cautelari

Sponsorizzazioni per congressi o simposi chiesti alle aziende farmaceutiche con la promessa di utilizzare questo o quel farmaco, concorsi pilotati per assumere candidati già preventivamente individuati e, infine, attività professionale non autorizzata. È quanto scoperto dai Nas di Parma nell'operazione 'Conquibus', indagine che ha portato all'arresto di due persone, tra cui un luminare dell'ematologia, a nove misure interdittive e complessivamente a 36 indagati. Duecento carabinieri impegnati in sette regioni italiane.

Cuore della vicenda Parma e l'azienda ospedaliero-universitaria.

Ai domiciliari sono finiti il professor Franco Aversa, direttore della struttura complessa di ematologia e trapianto midollo osseo del Maggiore di Parma e Paola Gagliardini, amministratrice delegata della Csc srl, centro servizi congressuali, di Perugia. Erano loro i vertici di una organizzazione che assicurava, secondo l'accusa, favori alle aziende farmaceutiche - report positivi o negativi per questo o quel medicinale - in cambio di sponsorizzazioni per convegni e simposi medici e anche contributi economici che finivano direttamente nelle tasche degli indagati.

"Più che le modalità a noi interessa il conquibus... quando il conquibus arriva per noi va bene... tanto per essere pragmatici", diceva esplicitamente in un'intercettazione Franco Aversa che sottolineava anche come il report sui medicinali era strettamente legato ai favori delle aziende farmaceutiche. "Ci sono delle aziende che hanno contribuito in maniera sostanziale e altre che non hanno nemmeno risposto - diceva ancora il medico parmigiano - quindi è chiaro che devo fare la lista dei 'buoni' e dei 'cattivi'". Poi anche la minaccia diretta: "C'era un atteggiamento di non apertura, per cui lo dico francamente... questi nuovi prodotti che voi dovete lanciare, qui praticamente non entreranno mai!".

Gli indagati insomma erano in grado di prescrivere costosi farmaci per terapie 'salvavita' secondo le esigenze e il profitto delle aziende farmaceutiche, aziende che, una volta sponsorizzati i congressi, fornivano direttamente argomenti e report per i medici partecipanti. Per gli indagati le accuse vanno dalla corruzione alla truffa aggravata passando per l'induzione indebita a dare o promettere utilità, violazioni del testo unico delle leggi sanitarie, abuso d'ufficio e falso ideologico. Fra gli indagati undici sono professori o dirigenti dell'Università di Parma.

La struttura ospedaliera di Parma invece non avrebbe propri dipendenti coinvolti anche se il professor Aversa ovviamente era dirigente di una unità operativa interna al Maggiore. Il rettore dell'Università di Parma, Paolo Andrei, si dichiara "profondamente colpito e attonito" dalla vicenda; assicura collaborazione alla magistratura e ribadisce l'impegno dell'Ateneo "verso la cultura della legalità e il rispetto dell'integrità".

Fonte: ansa

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