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Hiv e Aids, i ragazzi si informano più a scuola che dagli amici

Infettivologia Redazione DottNet | 07/06/2018 12:03

Indagine Anlaids: il 5,5% maschi non ne ha mai sentito parlare

Gli amici non sono più, come accadeva fino ai primi anni Duemila, la fonte principale di informazione, ancora, per i ragazzi che vogliono saperne di più sull'Hiv e sull'Aids. Anzi, si collocano secondo un'indagine di Anlaids, l'Associazione Nazionale per la Lotta contro l'Aids, effettuata in 67 scuole superiori in tutta Italia, all'ultimo posto, mentre al terzo vi è la famiglia, poi Internet, e in cima la scuola, seguita dalla Tv. Sull'Hiv e l'Aids c'è ancora in molti casi una carenza di informazione: persiste infatti, per quanto in calo (nei maschi dall'11 al 5,5% in cinque anni), una significativa percentuale di studenti che dichiarano di non averne mai sentito parlare.

Una probabile conseguenza del ridursi nel tempo degli interventi di prevenzione. L'indagine ha analizzato 12685 questionari anonimi somministrati prima di un intervento formativo in 67 Istituti Scolastici pubblici in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, prevalentemente concentrati su Milano e Roma.

   Attuata negli ultimi cinque anni scolastici su ragazzi di un'età media di 17 anni, la ricerca evidenzia importanti limiti nelle conoscenze sulle modalità di trasmissione del virus e di protezione individuale soprattutto negli istituti tecnici e nelle scuole professionali.  Significativamente più a rischio di non disporre di alcuna informazione sono poi i ragazzi con uno o entrambi i genitori stranieri. La maggioranza delle risposte alle domande per verificare le competenze dei ragazzi sulle modalità di trasmissione dell'Hiv e di protezione individuale risulta corretta, ma una percentuale non trascurabile (il 20% dei maschi e il 17% delle ragazze nel 2013-14, quindi appena quattro anni fa) non ha però idee chiare su come proteggersi e sull'uso del preservativo. Il livello di conoscenze è risultato migliore nelle donne, nei liceali, nei figli di genitori italiani.

"Non deve stupire - spiega Massimo Galli, presidente Simit, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali- che il diradarsi degli interventi di prevenzione negli ultimi anni abbia generato sacche di totale non conoscenza, specie nelle fasce più svantaggiate degli studenti".

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