L'organizzazione faceva capo ad un calabrese titolare di una farmacia-deposito farmaceutico nel centro di Milano
Venivano rivenduti in Africa o nel Sud-Est asiatico, ovviamente a prezzi molto maggiori di quelli d'acquisto, i farmaci oggetto della truffa scoperta dai Nas con 13 arresti tra la Brianza, il Lazio, la Toscana e la Campania. Avviate nel gennaio 2017, le immagini hanno consentito ai Nas di Milano di individuare un'organizzazione facente capo ad un soggetto di origine calabrese, titolare di una farmacia-deposito farmaceutico nel centro di Milano. Con i suoi complici, tutti operatori del circuito ufficiale di distribuzione del farmaco, avrebbero acquistato presso le aziende farmaceutiche ingenti quantitativi di "farmaci molto costosi", in particolare medicinali per cure oncologiche, virali, a un prezzo scontato "ex factory" (cioè al costo di vendita del farmaco prima dell'immissione in commercio), attestando falsamente la loro destinazione a strutture ospedaliere private.
E' di 19 milioni e mezzo di euro il guadagno illecito scoperto dai carabinieri in un solo anno di attività dell'organizzazione. "E' la prima volta che scopriamo questo tipo di meccanismo di truffa - hanno spiegato gli investigatori del Nas - Hanno approfittato di una piega nel sistema di approvvigionamento dei farmaci, una zona d'ombra. Ipotizziamo che sia molto diffuso, ci saranno importanti approfondimenti". La farmacia Caiazzo (nella piazza omonima di Milano) aveva il deposito farmaci accanto all'ingresso per il pubblico, lì stoccava i medicinali che comprava dalle aziende farmaceutiche in attesa di inviarle all'estero per rivenderle al mercato nero. La farmacia si era accreditata all'Apiop, l'Associazione italiana ospedalità privata (risultata estranea alla truffa), e anche grazie a questa garanzia di serietà comprava dalle ditte produttrici farmaci molto costosi - tra cui salvavita e Contramal, da cui il nome dell'indagine - spiegando che sarebbero stati venduti a ospedali e cliniche private. In questo modo pagava il prezzo di fabbrica. Non doveva dimostrare la rivendita alla struttura sanitaria e così, una volta arrivato il farmaco al proprio deposito, era poi rispedito con container e camion all'estero. I militari hanno individuato due egiziani e un cinese che si occupavano della commercializzazione sul mercato parallelo. Non si conosce la destinazione finale né se venissero rispettati i protocolli di conservazione sanitaria. Di sicuro, a detta degli investigatori, in Iran e Iraq arrivava il Contramal, un oppiode anche chiamato "la droga del combattente" per la capacità di annullare il dolore.
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