Si nascondevano nel timo, un piccolo organo dietro lo sterno. Un gruppo di ricercatori italiani li ha stanati: ci sono tracce di virus nei pazienti malati di Miastenia gravis (Mg) e potrebbero essere proprio loro a contribuire all'origine o al peggioramento della malattia che indebolisce i muscoli. La scoperta è di un gruppo di ricerca dell'istituto neurologico Carlo Besta di Milano, coordinato da Pia Bernasconi, dell'unità operativa Neurologia IV. Gli scienziati hanno appena pubblicato, sulle riviste Neurology e Annals of Neurology, i risultati di due studi, condotti in parallelo, in cui si dimostra per la prima volta la presenza di agentiinfettivi nel timo di pazienti affetti da Miastenia gravis (Mg). I risvolti? Aggiungendo un importante tassello alla conoscenza delle basi 'patogenetiche' della malattia, i risultati delle due ricerche possono contribuire all'individuazione di nuove strategie di cura e, soprattutto, di prevenzione
L'ipotesi che ci sia un virus dietro la comparsa o la progressione della Miastenia gravis rafforza la logica dei trattamenti clinici oggi utilizzati, come l'uso di farmaci anti-infiammatori e la rimozione chirurgica del timo (come sito di infezione e autoreattività). Ma apre anche a nuove prospettive terapeutiche "nelle quali il virus, da una parte, e le proteine coinvolte nella risposta antivirale, dall'altra, costituiscono nuovi e più mirati bersagli farmacologici", spiegano in una nota gli autori degli studi. Gli eventi immunologici che scatenano la Miastenia gravis - malattia neurologica di tipo autoimmune che si manifesta con sintomi come visione doppia, perdita della forza degli arti, difficoltà ad articolare le parole, a deglutire e respirare - sono ancora sconosciuti. Gli scienziati sono convinti che concorrano più fattori, sia genetici che ambientali. Tra i secondi, i virus costituiscono i principali sospettati, anche se il loro ruolo nello sviluppo della malattia non è mai stato direttamente provato. Quello che è certo è che circa l'80% dei pazienti mostra anomalie nel timo e la rimozione dell'organo è in grado di migliorarne il decorso clinico in moltissimi casi. Nel primo studio, pubblicato sulla rivista Neurology, gli scienziati hanno osservato nei pazienti un'infezione 'intra-timica' da polio virus, enterovirus noto per essere responsabile della poliomielite. La scoperta affonda le sue origini in un precedente lavoro del gruppo di Bernasconi che aveva osservato un'aumentata espressione dei principali sensori di patogeni e mediatori di meccanismi di difesa immediati contro le infezioni. Una condizione che faceva ipotizzare la presenza di agenti virali nel timo dei malati. L'analisi di frammenti di tessuto timico di 27 pazienti, sottoposti a timectomia, lo ha confermato: i ricercatori hanno trovato diversi microrganismi, tra cui il citomegalovirus, il virus varicella-zoster, l'herpes simplex virus di tipo 1 e 2, il virus respiratorio sinciziale e gli enterovirus, e hanno identificato nel 14,8% dei timi esaminati la presenza del genoma del poliovirus e l'espressione della proteina del capside virale VP1 in cellule diffuse all'interno del tessuto, evidenziando un'infezione persistente o cronica.
Per commentare e approfondire l'argomento: Gruppo Nuove Frontiere della Genetica
In Italia, si stima che la prevalenza dei soggetti osteoporotici over 50 corrisponda al 23,1% nelle donne e al 7,0% negli uomini (International Osteoporosis Foundation)
Chirurgia mini-invasiva e robotica le armi contro la stenosi del canale lombare
Potrebbe essere sfruttato come base di terapia per l'osteoporosi e per aiutare a guarire le fratture ossee
In uno studio su animali pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine il peptide, Pepitem, ha garantito la formazione di nuovo osso sano in topolini con problemi di osteoporosi
In Italia, si stima che la prevalenza dei soggetti osteoporotici over 50 corrisponda al 23,1% nelle donne e al 7,0% negli uomini (International Osteoporosis Foundation)
Chirurgia mini-invasiva e robotica le armi contro la stenosi del canale lombare
Potrebbe essere sfruttato come base di terapia per l'osteoporosi e per aiutare a guarire le fratture ossee
In uno studio su animali pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine il peptide, Pepitem, ha garantito la formazione di nuovo osso sano in topolini con problemi di osteoporosi
Commenti