L’osteonecrosi della mandibola indotta dai bifosfonati (BRONJ) consiste in un’area di osso scoperto nella regione maxillo-facciale che non guarisce entro le otto settimane dopo identificazione da parte dei provider dell’assistenza sanitaria, in un paziente che sta ricevendo o che è stato sottoposto alla Terapia con Bifosfonati (BPT ) senza radioterapia alla regione cranio-facciale. Un rischio basso di osteonecrosi della mandibola è collegato alla terapia orale con bifosfonati utilizzata nel trattamento di osteopenia, osteoporosi e malattia di Paget (dallo 0,01% allo 0,04%), mentre un rischio di grado superiore è associato alla somministrazione endovenosa (IV) impiegata nel trattamento del mieloma multiplo e delle metastasi ossee (da 0,8% al 12%). La gestione dell’osteonecrosi della mandibola indotta dai bifosfonati è stata oggetto di una review condotta dal “Director of EMDOLA” (European Master Degree on Oral Laser Applications). Nessun trattamento efficace è stato ancora sviluppato e interrompere la terapia con bifosfonati non sembra essere favorevole. La sospensione temporanea dei bifosfonati offre alcun beneficio a breve termine, mentre la sospensione a lungo termine (se le condizioni sistemiche lo permettono), può essere utile per stabilizzare i siti dell’osteonecrosi della mandibola e ridurre i sintomi clinici. L'esecuzione di risciacqui orali con antibiotici associato alla terapia antibiotica sistemica orale -penicilline, metronidazolo, chinoloni, clindamicina, doxiciclina, eritromicina- è indicata per gli stadi I e II della “classificazione di Ruggiero”.
Il ruolo della terapia con ossigeno iperbarico è ancora poco chiaro, ma alcuni benefici di questo trattamento sono stati recentemente descritti in associazione alla interruzione della terapia con bifosfonati e alla terapia convenzionale (medico e /o chirurgica). Il trattamento chirurgico, in base alla “AAOMS Position Paper”, è riservato a pazienti affetti da osteonecrosi mandibolare allo stadio III connessa ai bifosfonati, anche se nell'ultima versione (che risale al 2009) una rimozione chirurgica del tessuto lesionato superficiale è indicata per alleviare l'irritazione dei tessuti molli anche nella fase II (lesioni insensibili al trattamento antibiotico). Il trattamento chirurgico aggressivo può occasionalmente essere in aree ancora maggiori di osso esposto, infettato e doloroso. Lo sbrigliamento o la resezione chirurgica in combinazione con la terapia antibiotica può offrire un palliativo a lungo termine con una risoluzione dell’infezione acuta e del dolore.
In Italia, si stima che la prevalenza dei soggetti osteoporotici over 50 corrisponda al 23,1% nelle donne e al 7,0% negli uomini (International Osteoporosis Foundation)
Chirurgia mini-invasiva e robotica le armi contro la stenosi del canale lombare
Potrebbe essere sfruttato come base di terapia per l'osteoporosi e per aiutare a guarire le fratture ossee
In uno studio su animali pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine il peptide, Pepitem, ha garantito la formazione di nuovo osso sano in topolini con problemi di osteoporosi
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