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Protesi d'anca 'salva-ossa' nuova frontiera in ortopedia: studio su tecnica conservativa

Ortopedia Adelaide Terracciano | 02/02/2010 09:54

Ortopedia lombarda all'avanguardia, protagonista di uno studio su nuove protesi d'anca 'salva-ossa' pubblicato sul 'Giornale italiano di ortopedia e traumatologia' (Giot, organo ufficiale della Società italiana di ortopedia e traumatologia-Siot).

La ricerca promuove un tipo di protesi di rivestimento conservativa, chiamata protesi emicefalica, attraverso l'analisi di 25 impianti con follow-up a 16 mesi. La pubblicazione è firmata da Flavio Ravasi per l'Azienda ospedaliera di Melegnano, insieme a colleghi di Pavia (università e Fondazione Irccs Policlinico San Matteo) e Milano (università degli Studi-Istituto ortopedico Gaetano Pini), e specialisti dell'azienda friulana Lima Lto San Daniele.
Con 250 interventi l'anno tra primi impianti e revisioni - si legge in una nota dell'Ao Ospedale di Circolo di Melegnano - il Presidio di Melzo si è

dottnet.it/5503/a-varese-nuovi-primari-di-ortopedia-a-busto-arsizio-e-saronno.aspx">specializzato in ambito ortopedico nella protesica di anca e ginocchio, e grazie a questa esperienza ha recentemente sperimentato i benefici della protesi emicefalica d'anca che rappresenta un'evoluzione delle protesi di rivestimento utilizzate finora.
Uno strumento in titanio che, secondo gli esperti, permette di superare i problemi delle protesi di rivestimento tradizionali (tasso di fallimento pari al 4,6% entro i primi 7 anni dall'intervento, per frattura del collo del femore o necrosi della testa del femore operato o metallosi).
"Una caratteristica importante per una protesi d'anca di primo impianto è consentire il risparmio del patrimonio osseo, tanto più importante quanto minore è l'età del paziente - sottolinea Ravasi, primario dell'Unità operativa di ortopedia e traumatologia dell'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo - A questo proposito, la protesi emicefalica risparmia tutto il collo del femore e metà della testa; dovrebbe inoltre consentire di superare i problemi della necrosi e della frattura del collo del femore, sia a livello anatomico e biologico che a livello meccanico".
 

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