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Pensionati medici ultrasessantacinquenni: scompare l’esonero dal contributo

Previdenza Giovanni Vezza | 23/09/2009 13:39

Come molti sapranno, uno dei principi generali della legge 335/95 che ha riformato il sistema previdenziale italiano è che non possono esservi redditi professionali che non siano assoggettati a contribuzione previdenziale.

Ciononostante, nella sua autonomia normativa, l’Enpam, all’art. 4, comma 4 del vigente Regolamento del Fondo di previdenza generale, ha stabilito che i pensionati del Fondo (cioè tutti gli iscritti con più di 65 anni di età, non essendo prevista nel Fondo generale la pensione anticipata di anzianità) sono esonerati dal versamento del contributo, anche se continuano a produrre un reddito da libera professione. Soltanto il pensionato può scegliere liberamente di continuare a contribuire alla gestione, sempre e soltanto se detiene un reddito da lavoro autonomo, ma la maggior parte degli interessati, di solito, non esercita questa facoltà. Nel 2008 i pensionati contribuenti alla cosiddetta “Quota B” dell’Enpam sono stati soltanto 1.

016.

Questo equilibrio è stato spezzato dall’Inps nello scorso mese di luglio. L’Istituto previdenziale, giovandosi dei potenti mezzi messi a disposizione dall’Amministrazione Finanziaria, è infatti venuto in possesso di un elenco di professionisti, i quali risultavano, sulla base degli allegati dei Modelli 770 presentati dalle persone giuridiche nell’anno 2007, aver prodotto nel corso del 2006 un reddito da lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi. I nomi degli interessati (non solo medici, ma anche avvocati, dottori commercialisti, ingegneri, ecc.) sono stati incrociati con i dati relativi ai contributi versati nel 2006 alla gestione Inps dei lavoratori autonomi ed alla gestione separata.

A coloro che non avevano alcun contributo presente su tali gestioni, l’Inps ha inviato una lettera molto garbata, nella quale viene contestata la presunta inadempienza. E’ necessario – dice l’Istituto – verificare se tale tipologia di reddito è riconducibile a forme di lavoro autonomo soggette, quantomeno, all’obbligo contributivo nei confronti della gestione separata ex legge 335/95. Il professionista viene quindi invitato entro 15 giorni a sanare spontaneamente la propria posizione, oppure a telefonare al numero verde 803.164 per chiarire la situazione.

I vari medici ed odontoiatri ultrasessantacinquenni che hanno ricevuto la diffida, i quali credevano di essere perfettamente in regola, si sono invece rivolti all’Enpam, perché intervenisse politicamente per risolvere il problema.

L’attività della Fondazione si è indirizzata su tre fronti: innanzitutto, il Presidente Parodi ha scritto all’Inps chiedendo di sospendere gli accertamenti in corso nei riguardi dei medici, dal momento che, trattandosi di soggetti iscritti agli Albi professionali, la contribuzione in ogni caso deve essere convogliata verso l’Ente di categoria, secondo un principio condiviso e ripreso dallo stesso Istituto nelle sue circolari.

In secondo luogo, con la Delibera n. 46/09 adottata a fine luglio dal Consiglio di Amministrazione dell’Enpam, sono stati riaperti i termini per la denuncia dei redditi libero professionali da parte dei pensionati, con riferimento alle annualità non ancora travolte dalla prescrizione quinquennale (e cioè ai redditi prodotti negli anni dal 2004 in poi).

Tutto questo in attesa di intervenire a settembre con una modifica regolamentare che abolisca l’esonero contributivo per i pensionati, conservando solo la scelta fra contribuzione intera (12,50%) e ridotta (2%).


 

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