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Fimmg: no alla dipendenza, pronti alla lotta. Scotti, la carenza di medici di famiglia aumenta il carico di assistiti: Mmg più vulnerabili

Medicina Generale Redazione DottNet | 27/01/2025 19:41

"I medici in servizio sono più stressati e vulnerabili al burnout per le condizioni di lavoro su cui, al momento, non si vedono investimenti adeguati per un concreto miglioramento"

“Il Consiglio nazionale Fimmg si dichiara contrario a una soluzione legislativa che modifichi il ruolo giuridico degli attuali e dei futuri medici di medicina generale in quanto tale provvedimento, non solo non risolverebbe i reali problemi del sistema sanitario territoriale, ma sottrarrebbe ai cittadini nel loro ambiente di vita l’unica figura di riferimento fiduciaria esistente nell''assetto socio-sanitario attuale, rappresentato dal medico di famiglia”. È quanto viene sottolineato in una mozione approvata all’unanimità dal sindacato (clicca qui per scaricare il testo completo). Viene dato mandato al segretario nazionale di convocare il Consiglio nazionale “entro 10 giorni, viste le relazioni attualmente in corso con gli organi istituzionali necessarie a chiarire nel diritto di rappresentanza il livello di discussione con Regioni e Ministero tramite atti ufficiali, allo scopo di individuare ulteriori opportune modalità di lotta sindacale anche non convenzionale”.

Intanto è allarme per la medicina del territorio, a preoccupare non è solo la grave carenza di Medici di medicina generale, ma anche il potenziale abbassamento della qualità delle cure primarie.

Alla penuria di camici bianchi corrisponde infatti un forte aumento del carico di assistiti per i medici in servizio che sono “più stressati e vulnerabili al burnout per le condizioni di lavoro su cui, al momento, non si vedono investimenti adeguati per un concreto miglioramento”. A tracciare il quadro, all’Adnkronos Salute, Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg a margine dell’incontro unitario, dei sindacati medici che hanno avviato una mobilitazione nazionale. “Abbiamo calcolato che in Italia ci sono 14.000 medici di famiglia in età non ancora da pensione ma potenzialmente pensionabili. Questo significherebbe che - se la qualità del lavoro e l’attenzione alla medicina generale non cambiano - questi medici potrebbero, come già hanno fatto tanti, lasciare la professione diventata estremamente stressante. E 20 milioni di italiani perderebbero il loro medico di fiducia”, evidenzia Scotti ricordando che oggi “abbiamo già una carenza evidente. Siamo passati da 45.000 a 37.000-38.000. Numeri che vengono ancora compensati con massimale degli assistiti”.

A complicare le cose c’è non solo il carico elevato di pazienti, ma anche l’aumento delle fragilità e delle cronicità. E questo, denuncia ancora Scotti “può farli apparire anche inefficienti, se non viene considerato il contesto, in molti casi. E l’inefficienza è quella che fa notizia, non fa notizia il senso di sacrificio di questi medici che ormai lavorano praticamente giornate intere a inseguire i diversi impegni senza riuscirci per il carico di lavoro così aumentato”.

L'ultima fotografia dell'assistenza territoriale in Italia arriva dalla relazione annuale del Cnel sui servizi della PA: la dotazione di base, rileva l'ente, è di 68,1 per 100.000 abitanti, rispetto ai 72,8 della Germania, ai 94,4 della Spagna e ai 96,6 della Francia. Anche la presenza di infermieri è bassa: 621,3 ogni 100.000 abitanti, a fronte di 633,9 in Spagna, 858,1 in Francia e 1.203,2 in Germania. Negli ultimi 10 anni, inoltre, il numero di medici generici è diminuito di oltre 6mila unità, scendendo sotto i 40mila nel 2022. La loro carenza riguarda soprattutto il Nord, con 59,9 per 100.000 abitanti, a fronte di 63,9 al Centro e 72 nel Mezzogiorno. Il numero di assistiti, di conseguenza, è fortemente aumentato: da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. La percentuale di medici con più di 1.500 assistiti, il limite massimo, è passato dal 27,3% al 47,7%, con una forbice amplissima, tra il 71% della Lombardia e il 22,4% della Sicilia. Al momento è difficile che le cose possano migliorare perché nell'ultima Finanziaria è stato previsto un aumento dell'importo per le borse di specializzazione; nulla è stato però previsto rispetto alle borse del corso di formazione in Medicina generale. Un medico che si specializza in Medicina generale riceve circa 800 euro al mese, rispetto alla borsa di 1200-1600 euro delle altre specializzazioni. Un importo che non consente di andare avanti in modo dignitoso.

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