Lamg e MMGS a Meloni, "accordo va cambiato, sennò è catastrofe"
E' stata inviata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro della Salute, Orazio Schillaci la petizione con in calce quasi 2200 firme con cui Libera Associazione di Medicina Generale e l'Associazione MMG - Sardegna "manifestano la loro assoluta contrarietà nei confronti" della bozza dell'Accordo Collettivo Nazionale in via di approvazione, e chiedono "soluzioni alternative (...) per scongiurare la prevedibile catastrofe che, altrimenti, si abbatterebbe sulla Medicina Generale".
La petizione, indirizzata anche ai senatori e deputati componenti delle commissioni Sanità e alla quale è allegata una lettera, riguarda l'accordo sottoscritto solo dalle principali sigle sindacali e che per Lamg e MMGS si inserisce in un quadro di "progressivo imbruttimento" della loro professione.
Cosa che, ritengono, coinvolgerebbe, "per il momento, i soli nuovi medici che si inseriranno a partire dal 2025, caricando tutto su di loro questo nuovo gravoso onere" e "andando a rendere ancora meno appetibile questa professione". "Se non si invertirà immediatamente la rotta, - si legge nella petizione che è circolata in tutta Italia - è facilmente prevedibile come quel burnout che già ha colpito troppi di noi, diventerà il burnout di un'intera categoria". Per tanto si chiede a Palazzo Chigi e al titolare del dicastero Sanità "la revisione di un Accordo che potrebbe segnare la fine della medicina generale" che, già in crisi da un decennio con "la perdita del 25% dei professionisti in servizio attivo, non farà che aggravarsi. Tutto ciò inevitabilmente si ripercuoterà sulla qualità dell'assistenza ai nostri pazienti".
"Tra i medici convenzionati, il 62% desidera mantenere il proprio contratto. Al Sud emerge una tendenza opposta: il 59% preferirebbe un contratto di dipendenza, una percentuale più alta rispetto al Nord e al Centro (33%)"
Di Silverio: "Un provvedimento offensivo destinato a pochi eletti che blocca le carriere e allontana i medici dagli ospedali"
Paola Pedrini, “chi sostiene la dipendenza dei medici di famiglia, non ha compreso, o non vuole comprendere, che dietro slogan ad effetto si nasconde il rischio di distruggere un pilastro fondamentale della sanità nazionale”
"I medici in servizio sono più stressati e vulnerabili al burnout per le condizioni di lavoro su cui, al momento, non si vedono investimenti adeguati per un concreto miglioramento"
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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