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Integrazioni al minimo, quest'anno pochi spiccioli in più

Previdenza Redazione DottNet | 20/12/2024 12:54

Sarà del + 5,4% la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni a partire dal 1° gennaio 2024, alla luce dell’inflazione registrata dall’Istat fra l’anno 2022 e l’anno 2023

Il Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali 15 novembre 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 278 del 27 novembre 2024, ha confermato nel + 5,4% la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni a partire dal 1° gennaio 2024, alla luce dell’inflazione registrata dall’Istat fra l’anno 2022 e l’anno 2023. Per questo motivo l’importo definitivo per l’anno 2024 della pensione minima INPS è stato anch’esso confermato in € 598,61= per tredici mensilità. A differenza dello scorso anno, quindi, gli aventi diritto non beneficeranno di alcun conguaglio per l’annualità in corso.

Il medesimo decreto fa presente che la variazione percentuale verificatasi negli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, senza tabacchi, tra il periodo gennaio-dicembre 2023 ed il periodo gennaio-dicembre 2024 è risultata pari a + 0,8%, considerando valori ipotetici per gli ultimi tre mesi dell’anno.

Quindi, per l’anno 2025, l’importo della pensione minima INPS è stato provvisoriamente determinato in € 603,40= per 13 mensilità, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo. Il raffreddamento della dinamica inflattiva risulta pertanto evidente, visto che l’aumento dell’importo di base della pensione minima (utilizzato come parametro per la concessione di trattamenti assistenziali da vari enti pubblici e privati) è risultato pari a meno di 5 euro mensili.

All’Enpam, che non corrisponde da regolamento la tredicesima mensilità, questi importi vanno riproporzionati su base 12. Quindi, la pensione erogata dal Fondo di previdenza generale sarà integrata per il 2024 sino all’importo di € 7.781,93= annui, pari a € 648,50= mensili, mentre per il 2025 sarà integrata sino all’importo di € 7.844,20= annui, pari a € 653,68= mensili. Ai fini del riconoscimento del diritto all’integrazione al minimo della pensione, allo stato, è necessario che:

per l’anno 2024 (importi definitivi), gli eventuali altri redditi del pensionato siano inferiori ad € 15.563,86= e, cumulati con quelli del coniuge, se esistente e non separato o divorziato, non superino l’importo di € 31.127,72=;

per l’anno 2025 (importi provvisori), gli eventuali altri redditi del pensionato siano inferiori ad € 15.688,40= e, cumulati con quelli del coniuge, se esistente e non separato o divorziato, non superino l’importo di € 31.376,80=.

Proprio a causa della minore inflazione registrata nel 2024, il Governo, nella bozza della legge di Bilancio che vedrà la luce prima della fine dell’anno, ha eliminato i pesanti tagli sulle modalità di rivalutazione delle pensioni, che lo scorso anno avevano colpito molti dei trattamenti in erogazione, specialmente quelli di importo più consistente. Nel 2025 si dovrebbe quindi tornare alla normativa preesistente, con un meccanismo di rivalutazione a scaglioni (invece di quello per fasce). L’indicizzazione dovrebbe quindi essere:

  • del 100% per le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo (2394.44 euro mensili lordi). In questi casi quindi l’aumento sarà integrale, e pari allo 0,8%.

  • del 90% per le quote di pensione di importo tra 4 e 5 volte il trattamento minimo (tra 2394.45 e 2933,06 euro mensili lordi), con un aumento di 0,72 punti percentuali.

  • del 75% per le quote di pensione di importo oltre 5 volte il trattamento minimo, con un aumento dello 0,6% effettivo degli importi.

Sempre se non ci saranno variazioni in sede di approvazione delle norme, le pensioni Inps (quelle dell’Enpam sono escluse) non superiori al trattamento minimo, godranno nel 2025 di una rivalutazione straordinaria del 2,2%. Inoltre ai pensionati esteri non verrà riconosciuta nessuna rivalutazione se titolari di pensioni di importo complessivo superiore al minimo Inps.

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