Recentemente si sono resi disponibili nuovi trattamenti farmacologici e non, dimostratisi nei trial in grado di migliorare le prognosi dei pazienti
Oltre 1 milione di persone in Italia è colpito da scompenso cardiaco: è la principale causa di ospedalizzazione negli over65 e la mortalità ospedaliera è stimata intorno al 3-5%, salendo al 25% a un anno fino al 50% a tre anni. Recentemente si sono resi disponibili nuovi trattamenti farmacologici e non, dimostratisi nei trial in grado di migliorare le prognosi dei pazienti ma ancora di difficile implementazione o con dati non consolidati. Innovazioni al centro della Convention nazionale centri scompenso cardiaco Anmco 2024, che si terrà a Milano oggi e domani: "è stato più volte rilevato come l'efficacia del loro trattamento sia molto precoce modificando entro due settimane gli outcome di sopravvivenza e di ospedalizzazione", spiega Fabrizio Oliva, presidente Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) e direttore Cardiologia 1 al Niguarda di Milano.
La cardiopatia ischemica rappresenta la principale causa di scompenso cardiaco, seguita dalle malattie del muscolo cardiaco. Si riconoscono principalmente due forme, una a funzione ridotta e una a funzione preservata, fino a pochi anni fa orfana di trattamenti efficaci nel ridurre la sua alta mortalità e il numero di ospedalizzazioni. "Il rischio di sviluppare uno scompenso cardiaco negli ultimi decenni è aumentato in maniera esponenziale, anche a causa dell'allungamento della vita", continua Oliva. "Nella popolazione anziana si stima che una persona su quattro manifesterà segni e sintomi di questa insidiosa sindrome", che è una patologia cronica" su cui intervenire anche attraverso "l'ottimizzazione organizzativa per l'inserimento dei pazienti in percorsi assistenziali innovativi attraverso una gestione integrata territoriale e ospedaliera". L'attuale condizione permette di "garantire ai pazienti affetti da scompenso cardiaco un'assistenza in termini di terapia farmacologica e non farmacologica che può cambiare la traiettoria di malattia", conclude Oliva. "Tutto questo deve essere supportato da modelli di cura innovativi in cui il paziente possa essere preso in carico in modo multidisciplinare e personalizzato".
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